41. XXXIII Chapter

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La tachicardia mi avvolse all'improvviso.
Sa dove sono.
Sa con chi sono.
E adesso? Cosa avrebbe fatto? Come avrebbe reagito? Sarebbe venuto a cercarmi? Mi avrebbe fatto del male?
Inutile dire che avevo una tremenda paura, Louis sembrava piuttosto calmo, come se non stesse succedendo niente. Io invece no, era come una brutta sensazione, come se il male si stesse avvicinando giorno per giorno, pronto per colpire, ancora.

«Ehi, pensi che tra noi cambierà qualcosa?» chiese mettendomi le mani intorno al mio viso.
«Finirà tutto, fidati di me»

Fidarsi di lui. Facile parlare. D'altronde era l'unico modo per andare avanti, sperare che lui avrebbe cambiato le cose, che avrebbe posto fine a tutta questa angoscia.
Può sembrare strano, stupido e superficiale il fatto che mi stia preoccupando così per una cosa magari da 'lasciar correre' ma non sapevo il perché ero tremendamente impaurito.

«Va bene, ti credo» dissi guardando in basso.

«Oggi andiamo da mia madre, ricordi della cerimonia che vuole fare? Beh vuole che ci sia anche tu per i preparativi e vuole scegliere con te tutti i dettagli»

Finalmente qualcosa di utile da fare.

«Andiamo subito, voglio mettermi al lavoro» dissi entusiasto.

«Ma amore, volevo stare un po' con te questo pomeriggio» disse cercando di convincermi.

«No. Andiamo» ordinai.

Arrivammo a casa di sua madre con tanto di Louis che sbuffò per tutto il viaggio.

«Facciamo presto per favore, odio questo tipo di cose» a quanto pare scegliere sul colore delle tovaglie, dei fiori, delle posate, dei piatti non era uno dei suoi lavori preferiti. Oggi facciamo come voglio io caro Louis.

«Harry! Che bello rivederti! Vi aspettavo qui più tardi ma entrate, avete fame?» la calorosa voce di sua madre era difficile da dimenticare e ci accolse calorosamente.

«Ed ecco che cominciamo..» disse a bassa voce Louis sbuffando.
Diedi un occhiataccia a Louis che lo fece smettere di lamentarsi.

Ci fece sedere intorno al tavolo con al centro dei biscottini al cioccolato.

«Allora vogliamo incominciare? Vado a prendere i cataloghi» finalmente una distrazione, incominciamo. Accennai un sì con la testa.

Ritornò con un pacco di cataloghi, ci avremo impiegato molto tempo a decidere, me lo sentivo.

«Pensavo di incominciare dai tavoli da pranzo, mi piacerebbero celesti o forse azzurri. Tu che ne pensi?» incominciò a sfogliare infinite pagine con altrettante sfumature di colori.

Mi sarebbe piaciuto tenere tutto sul blu-azzurro con magari dei dettagli argentati.

«Questo azzurro mi piace molto, penso starebbe benissimo» indicai un color azzurro mare, non era ne troppo acceso ne troppo scuro.

«Questo è perfetto, bene ora i tovaglioli» aveva l'aria di una che sapeva il fatto suo ma anche di una che cercava di assecondare gli altri.

«Io starei sulle tonalità dell'azzurro-blu, almeno per quanto riguarda la tavola. I tovaglioli penso starebbero bene di un blu acceso» dissi continuando a girare tutti quei tipi di colori.

«Ma fate sul serio? Voglio dire, non finiremo più se dovete scegliere tutte quelle cose» Si mise una mano nei capelli in segno di sconfitta. Povero Louis. Non riuscii a non accennare un sorriso compiaciuto.

«Si mi sembra ottimo, bravo Harry, hai dei bei gusti» si complimentò sua madre.

Scegliemmo i tipi di fiori che sarebbero andati al centro della tavola, il tipo di posate, le decorazioni delle sedie, le luci, le tende e i piatti di portata. Fu stancante ma da una parte divertente.

«Perfetto, non so se te lo ha già detto Louis ma vorrei prenotare un po' di stanze per rimanere a dormire in paese in quanto la cerimonia finirà tardi, ti manderò l'indirizzo via mail e mi saprai dire la tua opinione. Per quanto riguarda invece gli antipasti, primi, secondi e dolce deve ancora arrivarmi il menù previsto. Ti chiamerò per maggiori dettagli comunque» sorrise a Louis in segno di scuse per tutte quelle ore passate.

«Fate i bravi e godetevi questi giorni. Louis mi ha detto tutto riguardo la casa e penso che anche tua madre ne sia estasiata» ammise mantenendo lo stesso sorriso.

«La ringrazio molto signora, ci vedremo presto» la salutai.

«E tieni d'occhio mio figlio, mi farà diventare matta un giorno di questi» mi sussurrò all'orecchio con voce divertita.

Ci dirigemmo alla porta e salimmo in macchina, l'intero viaggio verso casa fu silenzioso e speravo non fosse stato così per l'intera serata. Parcheggiammo a casa e scendemmo dalla macchina.

«Stasera ordino due pizze, come la vuoi?» chiese con aria lunatica.

«Margherita grazie» risposi con voce arrogante come per prenderlo in giro.

Mi diede un'occhiataccia che metà bastò a farmi diventare serio.

«Chiamo subito Signore, la vostra pizza arriverà tra un'ora, spero vada bene» ah questo gioco incominciava a piacermi. Stiamo al gioco caro Louis.

«Mmh, non lo so, e se io la volessi subito?» chiesi scherzando ma con voce estremamente seria.

«La vuole subito?» si avvicinò a mani conserte.

«Esattamente» si avvicinò sempre di più.

Chinò la testa verso il lato destro come per vedermi meglio.

«E la avrà, glielo prometto Signore» ora i nostri visi sono a pochi millimetri di distanza.

Mi prese per i fianchi e mi spinse addosso il muro con fare provocatorio, ero sorpreso ma non così tanto. Corrugai la fronte come per chiedergli che scopo avesse in mente.

«Ah Signore, cosa devo fare con lei?»

Il suo viso si avvicinò sempre di più fino ad avere le mie labbra attaccate alle sue, si scostò un attimo per vedere la mia reazione, allungai la testa per appoggiare di nuovo le sue labbra con le mie. Ora la tensione prende il sopravvento, le lingue incominciano a giocare teneramente, a sovrapporsi l'un l'altra delicatamente. Prese le mie gambe e se le appoggiò nei fianchi, ora ero io in braccio a lui, senza staccarci l'un l'altro salì le scale e si appoggiò ad ogni parete senza smettere di baciarmi. I suoi baci erano così freschi e sapevano da menta, mi buttò violentemente sul letto, prese la maglietta dal basso e me la tirò via, slaccio i pantaloni e me li tolse mantenendo la stessa velocità. Ora era il mio turno, lo feci girare e ci trovammo io sopra di lui, tolsi tutto, perfino i boxer. Incominciai ad accarezzargli gli addominali, poi mi incurvai verso un fianco e scesi li, lo presi e lo strinsi senza smettere di guardarlo, incominciò ad agitarsi, gli piaceva, era evidente. Mi prese con entrambe le mani e mi portò su, a livello del suo viso, pochi secondi e mi riportò al punto di partenza. "Oh" entrò così delicatamente dentro di me che ci misi un po' prima di rendermene conto. Era un continuo scendere e salire, scendere e salire. Ero esausto ma così divertito. Non avevo più la tremenda paura che uno dei nostri genitori entrasse perché eravamo qui, solo io e lui.
Finalmente il nostro noi poteva incominciare ed ero curioso di scoprire cosa il futuro avesse in serbo per noi.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora