Passiamo gran parte della giornata con Helen, mi ha insegnato a fare un buon piatto italiano che sono sicuro piacerà molto a Louis, nel pomeriggio mi sono preparato tutto il necessario per andare a scuola domani mattina, per quanto riguarda i libri Louis mi ha detto che riuscirà a procurarmeli entro un paio di giorni.
«Dovresti chiamare tua madre, non l'hai più sentita da quando siamo partiti» finiamo di cenare e ci sediamo nel divano, Beth è in camera sua e sta facendo una confusione colossale, vorrei andare di sopra e dirgliene quattro. Helen sta lavando i piatti e penso andrò a darle una mano.
«La chiamo domani finito scuola, ora starà andando a letto» mi alzo dal divano e faccio cenno a Louis di andare di la.
«Vai io rimango qua al caldo» sorride in tono di sfida, stringe il plaid a sé e chiude gli occhi. Rimango a guardarlo per qualche secondo poi, quando mi accorgo di essere in piedi ed immobile davanti a lui mi dirigo in cucina dove trovo Helen a pulire il bancone.
«Hai bisogno di una mano?» chiedo entrando nella stanza.
«No tesoro, ho finito» spolvera il torcione e lo posa sistemato sopra al lavello «che progetti hai per stasera?»
«Niente di che, penso di andare a letto presto visto che domani mi aspetta una giornata lunga a scuola» maledico tutti i mesi che mi rimangono per l'esame, vorrei tanto aver già finito tutto.
«Oh, buona fortuna allora» ride «Dovresti convincere quel fannullone a portarti a fare una visita in città, scommetto che non hai ancora visto il London Bridge» rimango in silenzio e lei risponde con un espressione di disgusto «Ah che pigro» e insieme ridiamo.
* * *
La mattina seguente la sveglia suona interrottamente, non ero più abituato a questo tipo di giornate, il cielo fuori è nuvoloso ma sembra non piova per adesso. Mi alzo e vado in bagno a darmi una sistemata, apro la valigia e tiro fuori un paio di maglioni che, oltretutto, devo ancora sistemare nell'armadio, ne indosso uno nero e metto dei jeans scuri abbastanza aderenti. Mi lavo il viso e ritorno in camera dove Louis dorme ancora.
«Tesoro» gli sussurro nell'orecchio «Vuoi accompagnarmi oppure vado a piedi?» l'altra sera si era offerto di portarmi a scuola dal momento che deve passare per di li prima di andare a lavoro. Ha detto che vuole accertarsi che non mi accada nulla di male e che non vuole cammina da solo in un città così grande.
«Che ore sono?» adoro la sua voce ancora assonnata, la ascolterei per ore e ore.
«Sono le sette e un quarto, faccio tardi, se vuoi vado a piedi» non voglio disturbarlo di prima mattina, penso riuscirò a trovare la strada, non sarà poi così difficile.
«Ora mi alzo» dice in tono lamentoso.
«Okay» ne approfitto del tempo rimasto per disfare la valigia ancora colma di vestiti e biancheria intima.Quando finisco di riporre tutto nei cassettoni Louis esce e insieme andiamo a fare colazione in cucina.
«Buongiorno» Helen ci saluta con la sua solita grazia e noi ricambiamo.
Beth è seduta nell'angolo del tavolo e quando mi accorgo della sua presenza faccio un sussulto «Ciao Beth» non mi va di essere maleducato proprio oggi, vorrei che la settimana incominciasse con il piede giusto.
È troppo assorta dal suo telefono di ultima generazione per ascoltarmi così decido di sedermi e di assaggiare uno dei biscotti sopra al tavolo.
«Sono squisiti, complimenti per la cuoca» ne prendo un altro, sono veramente buoni.
«Oh sei così gentile, li ho fatti apposta per te» ammette «puoi portartene a scuola un po' così se ti viene fame puoi mangiare quelli» accetto volentieri e le sorrido con gratitudine.* * *
«Se ti perdi ci sono le cartine affisse ai muri» parcheggia a pochi metri dal cancello principale «Stai attento con chi parli e non perdere il foglio con gli orari delle lezioni» si accerta «Non fare brutte conoscenze e...»
«Ho capito amore, devo prestare attenzione» durante il tragitto ha ripetuto tutto minimo quaranta volte, ne ho la testa piena e lui sembra più agitato di me.
«Passa una bella giornata, ti amo» mi bacia affettuosamente, le sue labbra sono calde nonostante ci sia il gelo fuori. Scendo dalla lussuosa macchina e gia sento gli occhi della gente addosso, mi affretto ad entrare nell'ampio cortile che fa da confini all'immensa scuola davanti a me. Questo posto è così grande, non avrei mai immaginato una cosa del genere, è surreale.
Quando spingo in avanti la porta d'entrata una vampata di calore mi avvolge e mi costringe a tirarmi via la sciarpa e cappello.
«Tu sei Harry Styles, giusto?»
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Obsession || Larry Stylinson
FanfictionSiamo in una società dove il giudizio degli altri conta più di quello nostro. Siamo in una società dove l'omosessualità è considerata un reato. Siamo in una società di tradizionalisti contrari ai cambiamenti. Sono convinta che il vero amore esista i...