35. XXVII Chapter

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Le luci incombevano su di noi, eravamo appena entrati e l'aria di una cena formale già ci sovrastava.
"Quello non era il mio posto".

Mi guardai intorno, erano tutti in abiti formali, in piedi nel salone con un bicchiere di champagne tra le mani, parlavano di affari, di investimenti, finanziamenti. "No, quello non era il mio posto". Strattonai la spalla di Louis tra le mie mani, volevo sentirmi protetto da quel mondo 'non mio'.
Continuavo a muovere gli occhi a destra e manca, in cerca di qualcosa da bere per digerire quel posto così diverso da come ero abituato. C'erano grandi tavoli postati ai contorni della sala, decorati con meravigliose rose e candele color argento, c'erano un infinità di camerieri che giravano con dei grandi vassoi, tutti pieni di flûte con vino.
Sua madre ci raggiunse appena si accorse del nostro arrivo.

«Siete arrivati giusto in tempo, la cena sta per incominciare» sussurrò qualcosa all'orecchio di Louis e si congedò sparendo dalla nostra vista.

«Vieni, andiamo a cercare il nostro posto» mormorò. «Hanno messo i nomi, sai, per creare meno confusione»

Annuii sbattendo interrottamente gli occhi, mi tirò la mano e lo seguii in cerca del tavolo.
Nel frattempo notai una specie di palco, probabilmente qualcuno verrà a suonare o cantare qualche brano.
Trovammo la nostra postazione e ci sedemmo in attesa di incominciare a cenare.

«Ogni quanto vengono organizzate queste feste?» chiesi in modo curioso, cercando di alleggerire il mio stupore.

«Due volte all'anno, dipende dalle esigenze»

"Esigenze?"

«Tutti coloro che sono venuti qui sono proprietari di almeno una azienda. Ce ne sono anche di importanti ma lo scopo principale è aiutarsi a vicenda»

«In che modo?»

«Con finanziamenti o roba varia, non me ne intendo molto. Queste cene sono state organizzate per riuscire ad aiutare più persone possibili a portare avanti la propria società»

«E tu cosa centri con tutto questo?»

«Mio nonno, Rob Tomlinson, è stato il fondatore di un importantissima azienda, ora portata avanti da mio padre e da altri collaboratori. Mia madre spera che questa cena mi possa far aprire nel mondo del lavoro dato che sto per finire l'ultimo anno»

"Ah".

Il mio sguardo si spostò su due persone, in quel momento sedute nel nostro tavolo, davanti a noi. Presumibilmente marito e moglie. Accennarono un saluto con il capo e incominciarono un intensa conversazione di cui non capii assolutamente niente.
Louis mi guardò con aria nervosa per un momento e poi si rigirò a guardare il salone, ormai vuoto.
Con la mano fece cenno di avvicinarmi a lui senza farmi notare.

«Lo vedi quello?» indicò l'uomo davanti a noi.

Accennai un si.

«È la vostra prima volta qui?» l'uomo si rivolse a noi con un sorriso innocente, cercando di scappare dalla conversazione con sua moglie.
Ci girammo entrambi, stupiti della domanda.

«Si Signore» rispose Louis sistemandosi lo smoking.

«Il suo cognome?» chiese con aria curiosa mantenendo lo stesso sorriso precedente.

«Tomlinson, Louis Tomlinson» rispose fermo e diretto.

«Nipote di Robbie William Tomlinson?» corrugò le sopracciglia, il suo sorriso era scomparso.

«Esattamente signore»

«È stato un grande uomo, devi esserne fiero»

«Lo sono. Lo sono sempre stato» nel viso di Louis comparve un mezzo sorriso. La conversazione tra quei due si prosperava lunga ed io decisi di assaggiare un vino appena portato dalla cameriera.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora