È stato difficile passare l'ultimo giorno di scuola, tutti mi chiedevano se fosse vero, se mollassi per davvero quel paese, persone con cui neppure avevo mai parlato. John durante l'ultima lezione aveva gli occhi lucidi, nell'ultimo periodo non abbiamo parlato tanto ma sentirò per certo la sua mancanza. Jake non l'ho più visto da ieri sera, deve aver trovato qualcosa di più interessante da fare piuttosto di salutarmi. Christian mi ha abbracciato e mi ha promesso che verrà a farmi visita un giorno, ha detto che vorrà accertarsi che io stia bene in quella cittadina così grande.
Louis è ancora un po' arrabbiato per ieri, dice che potevano investirmi se continuavo a camminare al buio in parte alla strada.
Ho preparato la valigia e quei pochi scatoloni di roba importante per me, il viaggio durerà sei ore in auto, ha già programmato dove e quando fermarsi. Ma per me non è importante, io sono agitato per altro, non so cosa aspettarmi, non so praticamente niente di lui e della sua vita a Londra, so che c'è una domestica, l'autista, l'investigatore che assunse per me e quella donna. Ho paura e sono terrorizzato da tutto, sarò in un ambiente diverso, conoscerò soltanto una persona e dovrò convivere con altra gente.
«Sto incominciando a portare le valigie in macchina, fai in fretta se devi finire» mi avvisa Louis con tono autoritario, so che il vero problema non era tanto il fatto che stessi andando per una strada buia ma per il fatto che li c'era Jake. Non so perché ma non gli sta tanto simpatico, sembra che la sua presenza lo infastidisca ogni volta e non ne capisco il motivo.
Infilo il giubbotto e prendo uno scatolone sopra l'altro, mi dirigo in baule e ce li infilo dentro, partiremo tra qualche minuto. Mentre Louis si affretta a portare fuori le valigie penso alla casa, a quell'immensa dimora che lui stesso comprò per noi, voleva un futuro insieme, un futuro dove nessuno, nemmeno i nostri genitori potevano obbiettare. Questa casa mi ha regalato momenti belli e brutti, insieme abbiamo passato la notte, la mattina, il giorno, la sera, ne abbiamo passate così tante insieme che è difficile dire addio a tutti questi ricordi, è difficile allontanarsi da quella che chiamavamo routine.
«Harry!» sono troppo preso con i miei pensieri da non sentire arrivare nessuno. Quando mi giro ci rimango di sasso.
«J-Jake, che ci fai qui?» con la coda dell'occhio vedo Louis uscire dalla porta principale, cerca di fare l'indifferente, cerca di fare l'indifferente.
«Sono venuto a salutarti! Oggi non ho potuto..» viene interrotto da Louis.
«Stiamo per partire. Se non ti dispiace..» mi prende per il braccio e mi trascina nella portiera della macchina, i miei occhi seguono i lineamenti di Jake.
«Puoi darci un minuto? Per lui è importante» sussurro cercando di non farmi sentire da Jake. Annuisce a forza e mi lascia andare. «Ti aspetto in auto»«Spero di rivederti presto Jake» mi avvicino e lo abbraccio amichevolmente, so che per lui questo significherà molto di più ma ora come ora non ha importanza, avrà occasione di dimenticarmi, più avanti.
«Se succede qualcosa, qualunque cosa, non esitare a chiamarmi» affondo il naso nel suo giubbotto, puzza di fumo ma non ci faccio caso.
«Va bene» rispondo accennando un sorriso, vorrei che non si preoccupasse così tanto per me, ho già Louis che pensa di controllarmi l'intera esistenza.
«Promettimi che sarai felice» dice, non voglio incrociare il suo sguardo, mi farebbe male e anche a lui. Con lui ho passato momenti che mai avrei immaginato di passare, in così poco tempo è diventato un ottimo amico e dovrò abituarmi a non averlo intorno.
«Te lo prometto Jake» faccio un respiro profondo e mi stacco da lui, gli sorrido e mi allontano, gli sto facendo male, ne sono consapevole, ma sono certo che incontrerà la persona adatta a lui, prima o poi.
«Ciao Jake» lo saluto con la mano e salgo in auto più in fretta che posso, non voglio far arrabbiare Louis ancora di più. Spero in un viaggio tranquillo e sereno, fuori da ogni discussione e litigio.
«Hai finito?» mi chiede tenendo lo sguardo fisso sulla strada e mettendo in moto la macchina.
«È un mio amico, lo sai Louis» sbuffo.
«Non per lui Harry, non per lui»
«Ma per me si e che a te piaccia o no sentivo il bisogno di salutarlo almeno per l'ultima volta.»
«Arriveremo a Londra per le otto di sera, ci fermeremo tre volte al massimo e spero di non incontrare ingorghi» cambia argomento cercando di mantenere la calma.
Ci avviamo in superstrada, fuori il tempo è nuvoloso con una leggera nebbia d'inverno.
«La metterai in vendita?»
«Cosa?»
«La casa» La nostra casa.
«No» sembra incerto «Cioè non lo so»
«In che senso?» non ha motivo di lasciarla inabitata, se ritorneremo per le vacanze di Natale staremo a dormire da mia madre o dalla sua e anche se mi dispiace sarebbe bene che la vendesse.
«Mia madre» non capisco dove vuole arrivare «Forse divorzia da mio padre, ha detto che non è sicura, ma nel caso dovesse prendere quella decisione le darò la nostra casa» dal filo di voce noto la sua tristezza, non deve essere facile nonostante suo padre non ci sia mai, non sarà una cosa leggera per nessuno.
«Mi dispiace così tanto» gli prendo la mano e gliela stringo forte, se non fossimo in macchina lo prenderei tra le mie braccia, lo coccolerei e proverei a fargli passare questo brutto momento.
«Saremo felici Harry, farò di tutto per noi»
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Obsession || Larry Stylinson
FanfictionSiamo in una società dove il giudizio degli altri conta più di quello nostro. Siamo in una società dove l'omosessualità è considerata un reato. Siamo in una società di tradizionalisti contrari ai cambiamenti. Sono convinta che il vero amore esista i...