55. XLVI Chapter

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Non ci mettiamo molto ad arrivare in quel locale, l'insegna è grande e sfodera colori accesi. Entriamo e siamo nel bel mezzo di un festa, c'é gente ovunque, che beve, che parla, che fuma.
Jenna mi prende per il braccetto e ci dirigiamo verso un tavolo vuoto, c'è una band che canta e ci fermiamo ad ascoltare per un po', sono bravi ma ne ho sentito di migliori.
Ordiamo due drink leggermente alcolici, nulla di troppo forte, al gusto di pesca, Aperol e menta, è buono, diverso da quelli che ho provato in precedenza.

«Andiamo a ballare!» urla aspettando che mi alza, non ho voglia. «Forza, divertiamoci!» mi tira la mano e, infastidito, mi alzo in piedi e la seguo. Arriva nel bel mezzo della pista e incomincia a ballare strusciandosi addosso a me, non sono il tipo per queste cose e non è neanche il momento giusto. Si gira verso di me e mi sorride compiaciuta, voglio tornare a casa, non ce la faccio più. La musica rimbomba nelle mie orecchie, è un ottimo risultato, a quest'ora pensavo di esser già diventato sordo. Cerco di togliermela di dosso ma ad un certo punto parte una musica lenta, sensuale e le sue braccia avvolgono il mio collo.
«Avanti, lasciati andare!» questo è troppo, non voglio più saperne niente di lei, una volta la consideravo mia amica, la mia migliore amica, ma da quando ho traslocato non si è mai degnata di chiamarmi e di dirmi che tutto andrà per il meglio. L'ho lasciata con la paura di non vederla mai più ma adesso è proprio questo che voglio, ormai nessuno fa al caso mio, nessuno a parte lui.
Mi blocco e mi giro di scatto, di sottocchio noto la sua espressione, sembra sconcertata e sconvolta, sento che mi chiama ma non mi giro, continuo ad avanzare verso l'uscita. Questo posto mi ha stufato.
Mi rincorre ma io sono già arrivato fuori, lontano da tutto e da tutti.

«Harry!» esclama «Harry aspetta!» mi fermo e aspetto mi raggiunga, anche se sono arrabbiato non voglio darlo troppo a vedere, è pur sempre mia amica.
«Che ti è preso?» fa un respiro profondo «Pensavo ti piacesse» si confida.
«Hai pensato male» sbotto. Mi giro e cammino verso casa.

«Sei cambiato, non sei più quello di una volta» urla rincorrendomi ancora una volta. «Cosa ti è successo?»
«Niente, sono solo stanco Jenna. Voglio andare a casa» ribadisco.
«No invece!» grida «Guardami Harry, sono qui, parlami!»
Sbuffo e mi giro andandole in contro.
«Sono stanco Jenna, sono stanco di tutta questa merda» cerco di respingere le lacrime.
«Perché?!»
«Perché di si, ora smettila, voglio tornare a casa»
Mi volto ancora una volta e cammino velocemente, sono stufo di tutte queste domande. Sento i suoi passi dietro di me ma non parla più, forse ha capito.

Apro la porta d'entrata, loro non sono ancora arrivati, accendo la luce e salgo su per le scale lasciando lei da sola in salotto, mi dispiace sia venuta qui per niente ma non so veramente come comportarmi, sta succedendo tutto così in fretta. Prendo il diario dal letto e lo metto sopra alla scrivania, dietro a tutti i libro.
«Harry» entra, sembra confusa. Ha una lettera in mano. «Cos'è questa? Perché c'è il tuo nome sopra?» gliela strappo dalle mani e la apro, è il contratto della casa che ha comprato Louis. Perché l'ha letta?
«Niente, non è niente» sbotto.
«Tu hai una casa? Insieme al tuo amico?»
"Amico" , se solo tu sapessi.. accenno un si con la testa per darle ragione, non ho intenzione di spiegarle tutto.
«E perché abiti ancora qua?» quella domanda mi ha spiazzato. Non so bene perché viva ancora qua, quella è una casa grande, troppo grande per me.
«Se n'è andato» rispondo.
La sua espressione è come un libro aperto, sembra abbia appena fatto 2+2, come se avesse scoperto tutto. I suoi occhi si spostano sulle foto, poi sul contratto e dopo di nuovo sulle foto.
«In paese c'erano delle voci che tu...» il suo sguardo sembra disorientato.
«Che io cosa?» so cosa intende.
«Che stavi con qualcuno» risponde. «pensavo fossero cose infondate, inventate da gente che ti odiava»
«E invece avevano ragione».
Mi guarda allucinata, scombussolata dall'intera faccenda. È così difficile da capire?

«Perché se n'è andato?» ora il tono della sua voce è diventato curioso, interrogatorio.
«Non lo so» sbuffo. Esco dalla porta lasciando ancora la domanda in sospeso, ho bisogno di andare in bagno, di starmene da solo.
Mi guardo allo specchio e apro il rubinetto verso il freddo, mi risciacquo il viso e mi asciugo. Mi svesto e indosso il pigiama, ho sonno e voglio dormire. Mi lavo i denti di fretta e furia e ritorno in camera.
Mi butto a letto, lei è scomparsa, sarà andata al piano di sotto ad aspettare i miei.
Mi copro nonostante ci sia caldo e prendo sonno immediatamente.

La mattina seguente mi sveglio sentendo il motore di una macchina. Scendo giù, non voglio che Jenna se ne vada senza un saluto, molto probabilmente se ne andrà e non la rivedrò più.
«Ciao Harry, sono contenta ti sia svegliato, stavo giusto per partire» sembra felice.
«Mi dispiace per l'altra sera, non volevo essere cattivo, è solo che..» mi abbraccia prima ancora che finisca la frase.
«Non preoccuparti Harry» si stacca «Ehi guardami» la guardo cercando di non distogliere lo sguardo «sono sicura che tornerà da te» è bello sentirselo dire, nessuno, nemmeno mia madre, mi aveva mai rassicurato così. La ringrazio e la abbraccio di nuovo.

La guardo dalla finestra partire e sfrecciare verso l'autostrada, da una parte sono contento mi sia venuta a trovare, è stato carino rivederla dopo tanti mesi.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora