Era strano.
Troppo strano.
Girovagare per casa completamente nudi non era una cosa da tutti i giorni e un po mi imbarazzava.
«Cosa ti andrebbe di mangiare, amore?» chiese con le pentole in mano.
Sinceramente non avevo tanta fame ma per farlo contento dovevo per forza proporre qualcosa.
«Penso che un po di pasta andrebbe più che bene» dissi guardandolo dalla testa ai piedi. Com'era possibile che fosse così tremendamente perfetto? Il fatto che potessi guardarlo così gratuitamente mi faceva sentire quasi importante, di solito le cose più belle bisogna pagarle per avere l'onore di vederle. La mia mente era assorta così profondamente dai pensieri e dai terribili e sconcertanti sogni erotici che non feci nemmeno caso al mio stato: ero in piedi, davanti alla cucina e lo stavo guardando così intensamente che si preoccupò.
«Cos'hai? Non vorrai mica portarmi a letto e farmi passare per passivo» le sue labbra segnavano un sorriso smagliante e così intrigante che non riuscii a staccarmi dal suo sguardo.«Non ci riusciresti, lo sai» finì la frase e si girò per mescolare la pasta.
La fame cominciava a farsi sentire.
E anche il freddo a dire la verità.
«Vado a mettermi qualcosa addosso» dissi salendo le scale continuando a fissare i suoi splendidi fianchi. Portai una maglietta e un paio di mutande anche per lui così se fosse arrivato qualcuno avremo evitato di farlo morire all'istante.
«Grazie ma penso che metterò solo le mutande, voglio farti sognare un altro po, sai, mi diverte vederti così su di giri»Sempre così simpatico.
Il pomeriggio, tra un film, delle coccole e quant'altro passò velocemente e presto mia madre fece ritorno a casa con le borse della spesa in mano.
«Signora non si preoccupi, le prendo io» che leccaculo che era davanti a lei, faceva quasi ridere dalla pietà.
Emisi un sorriso e lui mi diede un'occhiataccia che metà bastò per capire quanto in quel momento mi odiasse e amasse contemporaneamente.
«Oh caro, grazie mille»La serata andò per il meglio e mia madre e Louis si conobbero così bene che quasi si scambiarono il numero di telefono.
«Dammi il tuo numero, così se ho bisogno di sapere dov'è Harry ti chiamerò»
Forse anche senza il 'quasi'.
Anche la serata finì e Louis dovette ritornare a casa per prepararsi alla lunga giornata del giorno dopo.
«È stato bello aver passato questa giornata con voi, adesso devo andare, domani c'è scuola»
Lo accompagnai fuori, davanti alla sua macchina. «Dobbiamo trovare il modo di dirglielo, staremo meglio noi e loro almeno sapranno la verità» aveva ragione, come dargli torto.
Non potevo negare di non aver paura ad affrontare i miei genitori, sono il loro unico figlio e oltretutto gay. Non sapevo quale fosse la cosa più giusta da fare ma in quel momento non volli pensarci, avevo sonno e volevo andare a letto all'istante.
«Comunque sia ora vado, si è fatto tardi» mi salutò dandomi un bacio a tradimento.LOUIS POV
Mi sentivo bene finalmente.
Ora io ed Harry stavamo ufficialmente insieme e quando dico insieme intendevo in tutti i sensi.
Avevamo perso la verginità ed ora ero contento, ora sapevo di poter esser pronto ad affrontare tutte le sfide, e di questo ne ero fiero.
Spensierato tra i miei pensieri, come ero solito fare, non feci caso ad una macchina che era proprio in mezzo alla strada e mi ostruiva il passaggio.
Suonai il clacson, prima o poi sarebbe dovuta andare via.
Risuonai una seconda volta.
Niente, non si muoveva.
Decisi di scendere, forse qualcuno si era sentito male, forse era successo qualcosa.
Quella macchina.
Era nera.
Audi.
No, non era possibile.
Dentro non c'era nessuno, avevo una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse guardando.
Indietreggiai e camminai a passi veloci verso la macchina, me ne dovevo andare.
«Cosa devo fare con te?» la sua voce mi mise i brividi. Era tornato.
«Pensavo di esser stato abbastanza comprensibile quel giorno»
Deglutii e mi girai in cerca del suo viso.
Non lo vidi, era in mezzo a quegli oscuri alberi.
«Louis. Louis Tomlinson» ed ecco la sua faccia fuoriuscire dal quel tenebroso bosco, piano piano fuoriuscii anche il suo corpo e dopo un paio di secondi riuscii a vederlo tutto, dalla testa ai piedi. Avevo paura. Ma in quel momento non serviva avere paura.
Lo guardai negli occhi cercando di non distogliere lo sguardo, non volevo sembrare inferiore a lui anche se ero consapevole che lo fossi. «Ho fatto qualche ricerca su di te, sulla tua vita e devo dire che è proprio noiosa. Mi hai deluso Louis, parecchio» nonostante il buio, riaffiorava il suo sorriso, cercava di mettermi con le spalle al muro e in un certo senso ci riuscì. «Il motivo per cui non mi hai ascoltato è che forse non mi conosci, non sai di cosa sarei in grado di fare» non riuscii a descrivermi in quel momento, avevo le gambe tremolanti dalla paura eppure tanta rabbia, che purtroppo, non riuscii a far buttare fuori. «Tua madre si chiama Johannah, tuo padre Troy. Abitate alla Street 39 da ormai molti anni» avevo l'impressione che la sua voce si avvicinasse, sempre di più, verso di me. «Non ti piacerebbe cambiare casa? Magari più a Sud, immagino ti sarai stancato di vivere sempre nella stessa casa, deve essere noioso» non sapevo più che pensare, lui non poteva trasferire tutta la mia famiglia, non aveva nessun diritto di farlo, lui non era nessuno.
Nessuno.
Mi girai e, a passi rapidi mi dirigi verso la macchina che sembrava sempre più lontana, come se fosse un incubo senza fine.
«Stai lontano da Harry, questo è l'ultimo avvertimento» la pelle d'oca mi pervase la schiena ed io mi bloccai di colpo, mi girai verso di lui, era già in macchina e se ne andò in un batter d'occhio lasciando la sua scia di malvagità, se così si poteva chiamare.
E ora cosa avrei dovuto fare?
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Obsession || Larry Stylinson
FanfictionSiamo in una società dove il giudizio degli altri conta più di quello nostro. Siamo in una società dove l'omosessualità è considerata un reato. Siamo in una società di tradizionalisti contrari ai cambiamenti. Sono convinta che il vero amore esista i...