68. LIX Chapter

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Sento solo silenzio. Il mio respiro si fa sempre più pesante, più agitato, riesco a sentire solo quello.
«Pronto?» ripeto, mi prometto di attaccare se non risponde dopo qualche secondo. Non capisco che gusto ci sia nel fare scherzi telefonici a quest'ora, non è divertente, per niente. Aspetto secondi che sembrano interminabili, il silenzio regna nell'intera stanza. «Harry» la mano che appoggia il telefono all'orecchio ha incominciato a tremare, ha una voce profonda, una voce che non senti spesso, una voce che sa cosa vuole.
Sento successivamente il bip-bip del telefono e la mia mente si rincuora, mi convinco dell'idea di uno scherzo, chi sa il mio nome oltre alla gente che conosco? Sarà sicuramente stato Jake, pensa di spaventarmi solo perché sembro un ragazzo sensibile a queste cose, è un idiota.

Chiudo gli occhi e immagino una figura dagli occhi blu mare che mi stringe a sé promettendo di proteggermi per sempre.

La sveglia suona ininterrottamente, è già ora di alzarsi, ho l'impressione di non aver riposato abbastanza ma devo andare a scuola, non posso continuare a fare tutte queste assenze, è l'ultimo anno, dopodiché sarò libero.

Alle otto sono già davanti al cancello, indosso un paio di jeans e una felpa nera, aspetto di vedere qualcuno, per non entrare da sola.
In lontananza noto John, lo saluto con la mano e viene verso di me sorridendo. La ragazza in parte a lui lo segue.
«Ciao Harry!» ricambio il saluto e poso lo sguardo su di lei, è carina, bionda e occhi azzurri, che ci fa con uno come John?
«Oh, lei è Theresa, frequenta uno dei miei corsi» dal suo sguardo deve piacerle parecchio.
«Piacere» le sorrido e lei ricambia stringendomi la mano.
«Stai aspettando qualcuno?» mi chiede John.
«No in verità no» rispondo.
«Harry!» riesco a riconoscerlo dalla voce, è Jake, faccio un sospiro pregando che non rimanga qui a lungo, la sua presenza mi intimorisce e non mi piace. Lo vedo venire verso di noi e mi rigiro verso di loro. Dio spero cambi strada, cambia strada, cambia strada.
«Pensavo ti saresti ritirato, ormai non ti si vede più qui in giro» esclama, mi nascondo tra i miei pensieri ma ormai mi sta con il fiato sul collo.
«Noi andiamo, non vorremmo far tardi» John inventa una scusa per andarsene, a quanto pare non piace neanche a lui.
«Stasera andiamo ad una festa e tu devi assolutamente venire, ci sarà da divertirsi!» se non la smette di urlare lo lascio parlare da solo e me ne vado. Il mio timpano chiede aiuto.
«Okay, vengo, ma potresti abbassare il tono di voce, per favore?» alza le mani in segno di resa, perché deve essere così difficile parlare con lui?

L'intera giornata passa in fretta e le cinque ore finiscono prima di quanto avessi immaginato. Christian mi saluta e mi da qualche dritta per stasera, niente di elegante. Mi dice che mi chiama per l'orario ed io annuisco deviando la conversazione. Mi incammino verso casa e quando finalmente entro mi butto nel divano e mangio del cibo avanzato. Sfrutto le ultime quattro ore per studiare in vista degli esami.

Sono le 16.20 quando sento il campanello suonare, vado ad aprire ed è mio padre. Ha una scatola in mano e sfoggia uno dei suoi falsi sorrisi.
«Pensavo di passare un po' di tempo insieme a te, se non ti dispiace»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora