16. VIII Chapter

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Non fu facile quella notte dormire.

Mi svegliai la mattina dopo credendo di essermi sognato tutto. Che niente fosse reale.
Mi vestii e scesi a fare colazione.
"Stamattina non fai colazione" disse mia madre subito dopo avermi dato il buongiorno "ti è venuto a prendere Louis, ha detto che andrete a mangiare insieme".
I denti cazzo. Mi dovevo lavare i denti.
Feci finta di essermi dimenticato qualcosa e corsi in bagno.
Erano le sette e mezza quando una macchina grigia si fermò davanti al vialetto di casa. Era quella di Louis, ovviamente.
"Oggi non andiamo a scuola. Ti porto a fare il giro della città". Disse Louis subito dopo avermi salutato, "scommetto che non sei mai andato a fare un giro in paese".
Accettai e salii in macchina.
"Dobbiamo proprio andare?" Chiesi annoiato. Non avevo voglia di camminare e il sonno continuava a perseguitarmi.
"Certo Harry. Se vuoi vivere qui per tutta la vita è bene che tu conosca ogni singolo punto della città. Non fare tante storie, sono io il grande qui". Accennò un sorriso presuntuoso.
Arrivammo in centro, davanti ad una piazza enorme, parcheggiammo la macchina e ci avviammo verso una stradina corta e lunga che conduceva ad un enorme parco.
"Questa è la mia via preferita". Mi confidò.
"Perché?" Chiesi curioso.
"In questa strada non c'è quasi mai nessuno. Puoi fare quello che vuoi senza pensare al pensiero della gente che ti circonda. Venivo qui per giocare con i miei amici, fare le cavolate che in una grande città non puoi fare".
Era grande quel parco, forse il più grande che io abbia mai visto. C'erano alberi di tutti i tipi, giostre e giochi per bambini, un campetto da golf e una fontanella al centro.
"È bellissimo Louis". Ammisi.
"Lo so, vieni, ti faccio vedere una cosa che ho scoperto tempo fa, quando ero piccolo".
Mi portò sopra una collinetta vicino ad un grande albero.
"Io non vedo niente".
Mi prese di colpo la mano e mi portò giu dalla collinetta. C'era una grotta nascosta, poteva forse contenere tre o quattro persone.
Mi strinse il polso e mi fece imbucare dentro essa. "Bella, no?" Annuii senza dire niente, non c'era aria la dentro.
"Dovremmo inaugurare questo posto". Mi disse. Non feci neanche tempo a rispondere che mi spinse addosso alle pareti della grotta e restò a guardarmi con quei occhi che mi ricordavano il cielo sereno di quel giorno. Restò a fissarmi con la testa inclinata per qualche minuto e, senza dirci niente, ci sorridevamo a vicenda come se per noi non esistesse nient'altro, come se non ci fosse un mondo al di fuori di quella piccola grotta. Sorridevamo come solo due innamorati sapevano fare.
Quel bacio fu più intimo dell'altro. Qui sapevamo che non ci sarebbe stato nessuno a disturbarci. Sapevamo che in quel posto potevamo essere quello che eravamo, potevamo essere liberi senza il pregiudizio della gente.
Quando incominciammo a non sentire più aria uscimmo da quella grotta e ci dirigemmo in un ponte non tanto lontano con un fiume al di sotto di esso.
"È uno dei posti più romantici di tutta la città. Spesso ci sono coppie che vengono qui per il semplice scopo di stare da soli, baciarsi e abbracciarsi al chiaro di luna".
"Coppie normali. Noi non siamo normali" dissi scocciato.
"Noi siamo normali quanto loro, il problema sono gli altri, il loro pensiero, che potrebbe influenzare la vita di coppia stessa. È una cosa che odio ed è per questo che sarebbe meglio aspettare prima di dirlo ai nostri amici, ai nostri parenti e di renderlo pubblico a tutti".

Mi prese la mano e le nostre dita si incrociarono tra loro. Le guardammo sorridendo perché sapevamo che quello sarebbe stato l'inizio di una lunga storia. La nostra storia.

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora