63. LIV Chapter

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«Vado a vivere nella casa che Louis aveva comprato per noi» mentre lo dico un brivido lungo la schiena mi scorre come una macchina ad alta velocità, i ricordi non se ne vanno, i sentimenti non spariscono, qui non si dissolve niente se non la mia pazienza nel sopportare tutto ciò. Deglutisco a fatica e dall'espressione di mia madre capisco che non è d'accordo.
«Non voglio più vivere qui, insomma non ci riesco» continuo «non voglio farti stare male ancora, non voglio che tu soffra per me, che te ne stai ore ad aspettare il mio arrivo perché non sono più il bambino di anni fa, so badare a me stesso e poi io..» la guardo negli occhi «io non sto bene qui mamma».
È successo tutto così in fretta che quasi mi spaventa pensare a cosa potrebbe accadere nei prossimi mesi. Il trasloco è stata la causa di tutto, mi ha fatto vedere prospettive diverse, prospettive che se adesso potessi eviterei di guardare. Louis mi ha spiazzato, Louis mi ha fatto capire cosa vuol dire 'amare' per davvero una persona e adesso il dolore si rivolta contro, il vuoto continua ad esserci costantemente ed io non so più cosa fare, cosa pensare, non so più quale sia la cosa giusta e quella sbagliata. Sono uscito dal coma fisicamente ma mentalmente, psicologicamente, ci sono ancora dentro, totalmente dentro.
Voglio andare a vivere in quella casa per poter passare tutti i momenti che voglio da solo, non voglio più avere quella 'voglia' di prendere il primo volo e andare a Londra perché no, mi farebbe male, più male di adesso.
Voglio aprire un nuovo capitolo della mia vita, andare a scuola, diplomarmi, divertirmi con i miei amici. Non devo più stare male, non penso di meritarmelo e sto male, tanto male.
«Come vuoi Harry, se tu sei felice lo sono anche io. Trasferisciti quando vuoi, mi arrangerò io con tuo padre»
Accenno un si e vado in camera. È ancora molto spoglia, molte cose dopo il trasloco le ho buttate via e ora è praticamente vuota. Non dovrei metterci molto a liberare tutto.
Decido di riposarmi, domani salterò scuola, voglio dedicarmi interamente alla mia nuova casa, alla mia nuova vita.
Sogno un mare, un mare blu, quasi nero, così intenso, così scuro. C'è un dirupo, la vista è sfiancante, non riesco a vedere bene, non capisco più niente, il buio mi avvolge.

Mi sveglio sudato fradicio, il suono della sveglia segna le sei, devo essermi dimenticato di disattivarla. Mi tiro a sedere e osservo con cura la stanza, la scrivania devo svuotarla da cima e fondo, i libri occuperanno uno scatolone intero. Una delle tante cose negative della mia vita è il fatto di non avere un auto, sarebbe molto comoda, sopratutto in questo periodo. La mia mente mi riporta nell'adorabile Johannah, la donna più calorosa e svampita che abbia mai conosciuto, chissà se è felice, chissà se è d'accordo riguardo la mia decisione.

Sono le dieci quando finisco di preparare gli scatoloni, non posso credere che ci sia stato tutto in soli cinque. I vestiti li ho ripiegati uno sopra all'altro e sono riusciti a starci tutti. I libri hanno occupato più dello spazio previsto ma ce l'ho fatta, c'è stato tutto.
Esco e mi incammino a piedi verso la casa della madre di Louis, questa volta sono più spigliato, non ho più il nervoso dell'ultima volta, quell'angoscia che non sapevo far tacere. Busso e mi apre dopo qualche minuto, non è cambiata di un capello, il solito sorriso, gli splendidi occhi, i lunghi capelli mori. Mi saluta con un abbraccio e mi fa accomodare.
«Stai bene Harry?» chiede con un tono di preoccupante.
«Si, ti devo annunciare una cosa» i suoi occhi presentano un espressione curiosa così continuo a parlare «mi trasferisco nella casa che Louis ha comprato per noi» il sorriso va da un capo all'altro e sembra così felice che mi aspetto una lacrima da un momento all'altro, è strano poter ridere e parlare con lei così apertamente, nonostante tutto quello che è successo.
«Mi servirebbe un favore, ho già preparato qualunque cosa, avrei bisogno di un passaggio per portare il tutto»
«Certo Harry, conta pure su di me, sono così felice» mi stampa un affettuoso bacio sulla guancia, ricambio sorridendo.
Il telefono suona dalla tasca dei pantaloni, odio ricevere chiamate, odio avere un telefono. È un numero sconosciuto, il numero non è visibile.

«Pronto?»

Obsession || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora