Il sole caldo, l'aria tiepida, l'odore della salsedine, della frutta esotica esposta nelle bancarelle e musica con toni Hawaiiani e caraibici ad ogni angolo della strada, erano qualcosa che ad Ariana e a Giorgia era mancato terribilmente; non tornavano a Maui dall'estate e seppur fossero passati solo cinque mesi dal loro rientro a casa, per le due sorelle era come se ne fossero passati almeno dieci.
Entrambe adoravano Seattle, ovviamente, ma Maui era Maui, li vi erano le loro origini, la loro gente, le loro tradizioni ed il loro ambiente, li c'erano i genitori di Daniel ed il ricordo della loro madre, non potevano fare a meno di stare meglio rispetto a quando si trovavano a Seattle una volta tornate sull'isola. Il mare tutto l'anno, la spiaggia sempre piena di gente e l'allegria delle persone erano tutte caratteristiche che, per quanto fosse bella, Seattle non possedeva.
Le Hawaii erano caotiche si, ma un altro tipo di caos, un caos allegro e sopratutto tradizionale;
si faceva caos ballando e cantando per strada, inseguendo un pallone o correndo dietro ad un cane. A Seattle il caos era formato da clacson, smog, luci psichedeliche e urla provenienti da autisti arrabbiati o agenti del traffico scortesi.
A Maui di auto se ne vedevano veramente poche, e la maggior parte delle persone era solita muoversi a piedi, con delle bici o al massimo con qualche scooter, niente di ingombrante o di troppo rumoroso; ad ogni vicolo vi era un bambino che si nascondeva dall'amichetto che lo cercava, in ogni strada, almeno una decina di bancarelle con donne e uomini che con un sorriso ti offrivano un po' di frutta di stagione da assaggiare e successivamente comprare.C'era calore li, non solo a livello climatico ma anche a livello emotivo; 8 persone su 10 ti sorridevano senza nemmeno conoscerti, e nessun bambino residente li, poteva considerarsi infelice poiché la gioia, l'allegria e i sorrisi della gente riempivano i cuori anche dei turisti che, spesso e volentieri, una volta arrivati non volevano andarsene più.
-" Abbiamo un modo per arrivare a casa o dobbiamo farcela a piedi ? Io non ho intenzione di camminare, sappiatelo "- sentenziò Ariana incrociando le braccia sotto al seno. Appoggiata a terra la sua valigia ed adagiataci sopra la sua borsa, la ragazza si era seduta sul muretto disposto fuori dall'ingresso dell'aeroporto.
Era stanca, ancora abbastanza rincoglionita dai ritmi tenuti la sera prima, dall'alcol ingerito per festeggiare sua sorella e da quei due orgasmi che il suo ragazzo le aveva dato prima di ritornare a casa. Si erano divertiti loro due, avevano passato un after party degno di una corona d'oro; gli eventi di quella sera, le discussioni con Kendall, James e Logan, insieme ai chiarimenti avuti con la sua ragazza, avevano fatto comprendere a Carlos quanto davvero Ariana valesse rispetto a quanto fino ad allora aveva creduto.
Era sempre stato dell'idea che la bruna non fosse una stupida gatta morta, così come in molti pensavano, ma era stata quella la sera in cui aveva compreso che, a prescindere dal fatto che si fosse già fatto tatuare la sua iniziale sul cuore, Ariana era la donna che voleva al suo fianco per il resto della sua vita. La donna con cui avrebbe costruito un futuro, una famiglia, la donna che avrebbe aspettato all'altare, quella che gli avrebbe stritolato una mano in preda ad un travaglio in sala parto, la donna che gli avrebbe fatto prendere lo sciroppo quando sarebbe stato malato, e la donna a cui voleva dire il suo ultimo 'ti amò' una volta giunto al termine della sua esistenza.
E per quanto sono del parere che fare l'amore non significhi solo fare sesso, quella sera era accaduto comunque che facessero l'amore donandosi del piacere fisico. Piacere fisico che però era il mezzo tramite il quale l'uno diceva all'altra 'sei tu la mia metà, tu per il resto della mia vita'.
-" No Ari, sta venendo lo zio Amenadiel a prenderci, stai tranquilla "- la rassicurò Daniel ponendole una mano sulla spalla lasciandosi sfuggire una leggera risata. Le sue figlie erano la pigrizia fatta a persone ed il che si domandava da chi lo avessero ereditato visto e considerato che alla loro età lui era un grande sportivo e la loro madre anche. Alicia giocava a pallavolo nella squadra del liceo ed era la migliore, non vi era punto segnato del quale non era stata lei l'artefice; Daniel aveva sempre pensato che di quella sua prestazione fisica poteva farne un dono al mondo, che continuare a giocare le avrebbe fatto guadagnare un posto in una qualche squadra importante negli states ma quella dannata bestia, l'alcol, le aveva portato via persino la sua grande passione ed il suo grande dono.
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IF YOU LET ME
FanfictionLauren aveva smesso di vivere da tanto tempo, la sua esistenza si era ridotta ad essere pura ed estrema sopravvivenza; non aveva più idea di cosa significasse essere qualcuno, lui le aveva tolto ogni cosa e lei credeva che ormai persino di amare no...