Il sole osava a farsi vedere, le nuvole sopprimevano la sua presenza e lui continuava a dormire, probabilmente la sveglia delle 6 non era davvero riuscita a buttarlo giu dal letto. Il vento, il freddo e la pioggia, non erano soliti a Miami, non era usuale passare le giornate chiusi in casa, sotto le coperte, con più maglioni possibili addosso ma a Seattle si, a Seattle i giorni di bufera durante l'anno non erano pochi, ed i cittadini erano abituati a quel tipo di clima, tant'è che già da adesso, già da settembre, avevano sostituito gran parte dei capi nell'armadio.
L'estate era finita e bisognava riabituarsi all'inverno.Quando il vento tirava, era come se qualcuno dal cielo urlasse, e quando la pioggia cadeva era come se invece piangesse, non vi era giornata dove il sole non fosse accompagnato dalle urla o dal pianto di qualcuno, forse, solo in estate.
Lauren amava l'estate, l'aveva sempre amata, sin da quando era una bambina attendeva la fine della scuola e l'inizio delle vacanze con molta più ansia di quanta ne avesse quando invece aspettava Babbo Natale; non erano per lei importanti i regali tanto quanto lo poteva essere stare stesa in spiaggia a prendere il sole abbronzandosi. Amava la baldoria estiva, adorava passare le notti a far casino fino alle prime luci del mattino, ed amava passare le giornate al mare immersa tra le onde dell'oceano atlantico, eppure, se ora, alla data di oggi, le fosse stato chiesto cosa avesse fatto durante l'estate lei avrebbe alzato le spalle non sapendo cosa dire perché niente, lei non aveva fatto niente.
Era rimasta chiusa in casa dal primo giorno di vacanza fino all'ultimo e le uniche volte in cui era andata in spiaggia era stato solo per far felice Chris e per non far lamentare sua madre, fosse stato per lei avrebbe passato quelle ore a guardare film e serie tv fumando una sigaretta dietro l'altra e bevendo caffè freddo fino al vomito. E così andava da due anni, da quel fantomatico giorno di fine Aprile.
Non era stata contenta di tornare a Seattle però, l'idea di lasciare casa sua, di imballare e riempire scatoloni, di affrontare un lungo viaggio in auto e di dover ricominciare tutto da capo, non le piaceva nemmeno, meno di quanto le piacesse non far nulla dalla mattina alla sera. Ma Clara l'aveva costretta, il suo lavoro l'aveva portata fino a lì e sua figlia non aveva potuto dir di no, oltretutto doveva diplomarsi e sua madre non avrebbe accettato la terza bocciatura. Era già la terza volta che ripeteva il quinto liceo, aveva solo vent'anni eppure aveva sentito parlare della prima guerra mondiale talmente tante di quelle volte che se solo, oltre ad ascoltarla, l'avesse anche studiata, sarebbe stata più edotta di uno storico.
Seattle era una città a lei non sconosciuta, ci abitava sua nonna ed era da lei che sarebbero andati a vivere, ma non conosceva nessuno, non aveva un'amica li, e di conseguenza si sarebbe dovuta ricostruire tutto dal principio. Non conosceva nessuno, ma sopratutto nessuno conosceva lei e questo per la corvina non poteva che essere un vantaggio.
Non le importava però, non le importava andare alla ricerca di nuovi amici perché tanto sapeva già che non li avrebbe frequentati, li avrebbe visti a scuola e si sarebbe limitata ad i convenevoli tra le mura dell'edificio scolastico, niente di più. Dunque meglio che rimanesse sola prima di andare a fare del male ancora a qualcuno che magari non lo meritava nemmeno.
-" Lauren, la colazione è pronta, ti aspetto giù "- Clara entrò ed uscì dalla stanza alla velocità della luce, sua figlia era riuscita a vedere di lei a malapena i capelli che scomparivano dietro la porta ed era tornata da dove era venuta, nonché dalla sua stanza.
Lauren guardò sullo schermo del cellulare l'ora, erano le 7 del mattino e fortunatamente non era in ritardo; si era svegliata alle 5 e da quel momento in poi non era più riuscita a chiudere occhio per le successive ore. Aveva passato il suo tempo davanti alla finestra a guardare la città svegliarsi a poco a poco, osservando le persone lasciare le proprie abitazioni, magari per dirigersi a lavoro o magari per tornare dalle mogli dopo aver passato la notte con l'amante; amava osservare le cose, le persone, perdersi nelle vite altrui chiedendosi se fossero migliori della sua che ormai si era frantumata in mille pezzi, e si chiedeva spesso quali fossero i problemi degli altri, giusto per capire come loro li affrontavano e se loro, come lei, si facessero condizionare talmente tanto da essi. Lauren sentiva ormai di essere morta, aveva smesso di vivere per cominciare a sopravvivere, ma per quanto ancora sarebbe durata ?
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IF YOU LET ME
FanfictionLauren aveva smesso di vivere da tanto tempo, la sua esistenza si era ridotta ad essere pura ed estrema sopravvivenza; non aveva più idea di cosa significasse essere qualcuno, lui le aveva tolto ogni cosa e lei credeva che ormai persino di amare no...