Quante volte nelle vita ci ritroviamo a prendere delle decisioni, a scegliere qualcosa piuttosto che un'altra poiché avvolti e sopraffatti dalla paura e dal timore ? Probabilmente il 98 % delle cose che facciamo o che non facciamo, che diciamo o che non diciamo durante il corso della nostra giornata e magari anche della nostra vita, sono mascheratamente guidati dalla paura verso esse che abbiamo.
Si può trattare di elementi banali, come scegliere una maglia nera piuttosto di una rossa poiché siamo convinti che quella del colore più chiaro possa mettere in evidenza la pancia gonfia che abbiamo, oppure prendere una strada invece che un'altra poiché temiamo di trovare traffico, e talvolta si può trattare di elementi più importanti e più seri, come evitare di dire una verità a qualcuno per paura che questa non venga accettata, oppure per esempio, evitiamo di tingerci i capelli di viola poiché temiamo il giudizio delle altre persone etc...
In tanti, io per prima, sopprimiamo le nostre volontà ed il nostro reale modo di essere per timore di come potremmo apparire e di come porremmo venir giudicati da chi vive attorno a noi. La verità però, ve lo dico onestamente, è che a nessuno frega davvero di come voi appariate, di cosa facciate o di cosa diciate, possono venirvi a commentare qualcosa, possono giudicarvi o disprezzarvi è vero, ma poi la loro vita continua e sicuramente non si vanno a rovinare la giornata solo perché vi hanno visti con un colore di capelli differente o con addosso dei capi un po' più particolari, ed il turbamento, la rabbia e tutto il resto delle emozioni negative resta a voi, solo a voi...
Per cui vivete, fate e dite ciò che volete senza preoccuparvi di cosa può pensare il tizio random che vi passa accanto poiché tanto rimarrà a lui il pensiero negativo, non a voi, perché voi vi piacete. E finché vi piacete ed andate bene voi, chiessene frega degli altri ? E con noi stessi che dovremo convivere fino alla fine dei giorni ed è con noi stessi che, prima di chiunque altro dobbiamo andare d'accordo.In fin dei conti, ciò che con questo monologo vorrei dirvi è che Ariana aveva paura. Era passata esattamente una settimana da quando aveva scoperto di aspettare un bambino, una settimana da quando si era resa conto di quanto la sua vita stesse per cambiare e di quanto il suo corpo stesse per cambiare; non aveva ancora detto niente a nessuno, né a Carlos né a suo padre, nemmeno Miriam o Camila lo sapevano, solo Lauren e Giorgia erano a conoscenza della cosa ed ovviamente, per rispetto della bruna non avevano nemmeno loro aperto bocca con nessuno.
Ariana era da sempre stata una ragazza abbastanza attenta al proprio corpo, ossessivamente fissata sulla cura di quest'ultimo, specialmente dal punto di vista estetico e seppur ancora la sua pancia non era cresciuta, presa consapevolezza del fatto che ovviamente sarebbe diventata più grande e che lei, ovviamente, avrebbe preso qualche chilo, iniziava già a vedersi ed a sentirsi più grossa e questa cosa la metteva a disagio, la preoccupava e la terrorizzava. Sentiva il bisogno di mangiare di più, ovviamente adesso la bocca da sfamare non era più solo la sua, ed il suo più grande timore era quello di ingrassare talmente tanto da divenire irrecuperabile al termine dei mesi di gravidanza.
Immaginava già le occhiatacce ed il giudizio dei suoi compagni di classe nel momento in cui sarebbe stato evidente il suo stato, e di loro ne temeva le critiche, le prese in giro e tutte quelle frasi dette con cattiveria solo per farle notare di essere più grossa. Come vi ho già spiegato all'inizio, la bruna non aveva chissà quanta confidenza con i suoi compagni di classe e questo poiché sin dal primo giorno di scuola cinque anni prima, si era resa conto di quanto le persone con cui era capitata, non fossero esattamente delle brave persone; alla Seattle Central academy gran parte degli studenti erano ripetenti o scarti di galera e riformatori, e questo comportava che pochi di loro fossero realmente dei ragazzi a modo, carini, educati e gentili poiché la maggior parte, sia di femmine che di maschi, erano rozzi, scortesi e maleducati senza il minimo pudore o senso civico. Aveva assistito a parecchi atti di bullismo incentrati sulla critica e la presa in giro di soggetti con una qualche particolarità fisica come magari un leggero sovrappeso e non voleva ritrovarsi con le dita puntate addosso da persone che la circondavano quasi come fosse un mutante alieno sceso in terra per distruggere l'umanità.

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IF YOU LET ME
FanfictionLauren aveva smesso di vivere da tanto tempo, la sua esistenza si era ridotta ad essere pura ed estrema sopravvivenza; non aveva più idea di cosa significasse essere qualcuno, lui le aveva tolto ogni cosa e lei credeva che ormai persino di amare no...