113. Fine

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Il profumo della salsedine che le invadeva le narici, i tiepidi raggi del sole che le accarezzavano la pelle ed il vento che le scompigliava i capelli nella piena e pura libertà, erano un qualcosa che le era mancato e che mai avrebbe dimenticato.

Davanti a lei il mare, calmo e tranquillo la invitava a tuffarsi, ma la ragazza non lo faceva, sapeva di non essere lì per fare quello.
Sapeva il reale motivo per il quale si era risvegliata lì, sulla spiaggia; quella non era la realtà, quello era il suo limbo, il suo ponte tra la vita e la morte, stava solo aspettando il suo momento finale. Aspettava che tutto svanisse.

Si guardava intorno, non c'era nessuno, nessun'anima ancora viva ronzava così come stava facendo lei, c'era solo la ragazza dai capelli neri su quella spiaggia hawaiana che, senza nulla togliere alla bellezza di Seattle, ricordava essere l'unica come casa propria.
Era nata lì, e non poteva negare a se stessa che, un giorno o l'altro, era in quel posto che voleva tornare, ed anche se ora era davanti al suo mare che si trovava, sapeva che anche stavolta, il tutto non fosse davvero reale, ma che anzi, essere sulla sua spiaggia significava proprio che la realtà, la sua realtà, stava finendo.

Fissava l'acqua, guardava dritto dinnanzi a sé scrutando l'orizzonte ed aspettando il suo Caronte che andasse a prenderla per portarla con sé, per portarla là dove, da quel momento in poi, tutto ciò che di lei sarebbe rimasto sulla terra era un corpo privo di anima.
Non sapeva se questo posto si chiamasse Inferno o Paradiso, non aveva idea di dove sarebbe effettivamente andata a finire ma, indubbiamente, non sarebbe tornata sulla terra come persona, si era arresa...

Ma stava bene, nonostante tutto, sentiva di essere finalmente giunta ad un momento di pace, privo di tormento e privo di paura.
Non avvertiva più il respiro venirle a mancare per il terrore di essere lei a mancare da un momento all altro, ogni cosa brutta adesso, aveva cessato di esistere e lei, con lui.

-" Libera ! "-

-" Dottoressa la stiamo perdendo ! Il battito non c'è più ..."-

-" Non le ho messo un cuore nuovo per non farlo funzionare, quindi ora funzionerà cazzo... "-

Aveva assistito a tutto e sentito tutto, ogni parola, ogni rumore...persino il fastidioso ticchettio di quella macchina che dettava i suoi parametri vitali, persino il seghetto che le aveva diviso in due lo sterno...lei lo aveva sentito.
Non aveva avvertito alcun dolore fisico, il suo corpo le pareva essere integro, ma lo stava essendo in una realtà che non era la sua, in un mondo che non esisteva nemmeno e dal quale lei non sarebbe più tornata.

Quattro lunghe ore di attesa, quattro lunghe ore al termine delle quali aveva compreso di essere la sua vita in procinto di terminare, ed adesso, non aveva neanche più paura di farlo...

-" Basta Clara, lasciami andare ..."- già lo aveva sussurrato svariate volte nell'arco di quel tempo, ma ovviamente Clara non poteva sentirla nello stesso modo in cui lo stava facendo lei, e per questo, da medico, da madre e da donna, ancora una volta stava lottando per la sua vita.

Era stata una grande, le aveva aperto lo sterno, staccato il suo cuore malato e messo il cuore nuovo con una maestria degna di un premio Nobel per la medicina, non aveva trascurato nulla, alcun minimo dettaglio...ma il corpo della sua paziente aveva retto fin troppi mesi per continuare a farlo ancora, era stanco, esausto.
Non vi era nessun ultimo sforzo che potesse fare affinché si salvasse.

Stavolta davvero era finita.
Giorgia aveva capito questo nel momento in cui si era risvegliata sulla spiaggia, e con attorno a se il niente se non il mare e se non quei rumori e quei suoni lontani che provenivano dalla sala operatoria nella quale si era addormentata.
Credeva che determinate cose potesse vederle solo nei film, potesse trovarle scritte solo nei libri e raccontate solo da dei pazzi psicopatici; non credeva all'esistenza delle realtà mistiche ed ultraterrene che anticipano la morte o ospitano i malati terminali.

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