-" Carlos, che ci fai qui ? E che hai fatto all'occhio ? "- Ariana, davanti alla figura del suo ragazzo con un labbro gonfio e l'occhio sinistro tumefatto, quasi non si sentì male.
Lo aveva lasciato a scuola quella mattina tutto intero, bello e tranquillo, cosa poteva essere accaduto in meno di quattro o cinque ore, di talmente tanto grave da farlo finire conciato in quel modo ? Ipotizzò che potesse aver preso una pallonata, in palestra o giocando a calcio con qualche loro compagno durante la lezione di educazione fisica, ma realizzò immediatamente che ciò non poteva essere vero in quanto la loro classe aveva avuto educazione fisica il giorno prima e quella mattina era mercoledì.
Gli chiuse la porta alle spalle lasciandolo entrare in casa; il ragazzo, oltre che un occhio nero, sul volto portava anche un'espressione corrugata, accigliata ed arrabbiata, non tipica da parte sua.
Ariana abbassò lo sguardo verso le sue mani, strette a pugno e semicoperte dalla giacca di pelle nera che indossava sopra una felpa bianca, le nocche erano spaccate in alcuni punti e violacee in altri. Quello non aveva giocato a calcio, piuttosto era stato il pallone di qualcuno.-" Con chi hai fatto a pugni ? "- gli domandò rimproverandolo. Non le piaceva che Carlos usasse la violenza, che fosse per aggredire o per difendersi; già di per sé, per quanto in realtà potesse essere un ragazzo buono, veniva sempre scambiato per uno di quelli che vive a pane e pugni a causa dei suoi muscoli abbastanza evidenti ed il fisico massoso, sommiamoci gli svariati tatuaggi, il fatto che andasse in moto e che fosse di origine sudamericana, doveva veramente far pensare alla gente di essere un Narcos ?
-" Te lo spiego dopo "- le rispose lui, si guardava intorno nel frattempo cercando qualcosa o magari qualcuno -" Giorgia è qui ? "- domandò non vedendola. Era lei che cercava, doveva parlare e doveva farlo nell'immediatezza di subito.
Ariana annuì, ma non capiva cosa c'entrasse sua sorella.
-" È di sopra, ma credo che stia per uscire, deve lavorare "- disse indicando la rampa di scale che conduceva al secondo piano della casa. Sua sorella era chiusa in camera da quando avevano fatto ritorno a casa ed ancora non era uscita nemmeno una volta di lì; Ariana aveva bussato e le aveva chiesto di parlare ma la più piccola le aveva esplicitamente detto di non avere niente da dire.
-" No, non deve lavorare, deve risolvere i casini che fa prima "- esordi il ragazzo. Rapidamente percorse quella rampa di scale ed Ariana gli corse dietro, si fermò davanti alla porta della stanza di Giorgia e con insistenza bussò.
-" Ma si può sapere che hai ? Che casino ha fatto ? "- Ariana, sempre più confusa, essendo ignara di quella che era stata la vita di sua sorella nelle ultime 48 ore e la vita del suo ragazzo nelle precedenti 5, non capiva come mai Carlos fosse così tanto nervoso e come mai, sembrasse esserlo proprio con Giorgia. Erano sempre andati d'amore e d'accordo, si erano sempre spalleggiati e l'uno aveva sempre coperto i casini degli altri come un buon amico, non vi erano mai stati litigi o incomprensioni fra loro.
Lui ignorò la sua domanda, continuando però a sbattere la mano con forza sulla porta della più piccola.
-" Giorgia apri cazzo ! "- urlò, una prima, una seconda ed una terza volta...solo quando la minacciò di stare per buttarle la porta a terra con un calcio, la ragazza si degnò di aprire.
-" cosa volete ? "- chiese con indifferenza ed uscì solo la testa, non voleva ospiti.
-" Giorgia fammi entrare, dai ..."- provò a dirle Ariana con le buone. Non voleva innervosire lei e nemmeno fare innervosire ancora di più lui, si trovava nel mezzo e non era una bella posizione la sua.
-" Perché dovrei ? "- continuò. Teneva una mano poggiata sullo stipite proprio per fare in modo che la porta non si aprisse del tutto, ed anche lì, Ariana non poté fare a meno di notare dei segni rossi e degli spacchi sulle dita. Aveva persino un'unghia rotta...se Carlos aveva col fatto a botte con una persona, indubbiamente lei li aveva fatti con il muro.
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IF YOU LET ME
FanfictionLauren aveva smesso di vivere da tanto tempo, la sua esistenza si era ridotta ad essere pura ed estrema sopravvivenza; non aveva più idea di cosa significasse essere qualcuno, lui le aveva tolto ogni cosa e lei credeva che ormai persino di amare no...