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Non aveva mai temuto una donna, non aveva mai avuto paura di quegli esseri da lui generalmente sottomessi, non si era mai sentito piccolo o inferiore davanti a loro, non aveva mai creduto una donna capace di fargli letteralmente sentire il terreno mancare da sotto i piedi e l'aria da dentro i polmoni.

Aveva conosciuto Lauren all'età di 23 anni, quando lei ne aveva da poco compiuti 17; aveva fatto della ragazza con gli occhi belli, la sua bambola, usandola e giocandoci come meglio aveva ritenuto senza mai pensare se ciò che facesse fosse il meglio anche per lei. Gli era bastato offrirle da bere, mostrarsi gentile ed alla mano per meno di mezza serata e l'aveva avuta in pugno per i due anni successivi.

Lei era stata capace di fare la qualsiasi per lui, partendo, molto banalmente, dal marinare la scuola, dal fumare più erba del dovuto, a sniffare di tanto in tanto, ed al concedersi in tutto e per tutto senza alcun tipo di regola, senza dargli alcun tipo di limine fino al punto da rimanere incinta. Ty si era convinto che Lauren potesse essere quella adatta a lui, non tanto per il fatto che gli facesse provare emozioni o per il fatto che lo facesse stare bene e sentire amato, quanto più perché sapeva che con lei aveva la sicurezza di non rimanere deluso almeno dal punto di vista sessuale e poiché, appunto, di lui la ragazza era follemente innamorata, per cui si sarebbe potuto concedere il lusso di fare e farle ciò che voleva.

La voleva fare abortire per non dover star lì a prendersi la responsabilità di un figlio che non desiderava ma al contempo desiderava avere Lauren sempre presente e sempre disponibile per qualsiasi cosa lui desiderasse. In parole spicce voleva avere la corvina, come compagna stabile, e nel mentre andare a fare ed a farsi cosa e chi voleva poiché convinto che Lauren sarebbe rimasta a lui fedele e che da lui non se ne sarebbe andata. Per questo era andato a Seattle, per tornare a prendersi la gallinella dalla fighetta d'oro che  non gli desse uova, ma che gli permettesse di spennarla anche quando lui andava a spennare tutto l'intero pollaio.

Ma non si sarebbe mai aspetto che, arrivato a Seattle avrebbe dovuto fare i conti con una nuova Lauren e non più con quella ragazzina, con una Lauren che di lui non aveva più paura, con una Lauren che da lui non si sarebbe più fatta domare né sottomettere, con una Lauren che, senza timore né vergogna, adesso gli stava puntando una pistola dritta sulla tempia.

-" Lauren che cazzo fai ?! Toglila e ne parliamo !"- era già la terza volta che, nel giro di pochi minuti, le chiedeva perdono e pietà. Stava con le spalle bloccate al muro, le mani in alto come se stesse per venir arrestato e la merda al culo, pronta ad uscire per la tanta paura che provava.

Lauren non stava scherzando più, non stava più fingendo di fare qualcosa minacciandolo, stava facendo punto e basta. Aveva preso la vecchia Glock di suo nonno Archie che la nonna Grace teneva custodita nella cassaforte del salotto nascosta dietro la foto del suo matrimonio con la buon'anima di suo marito.

Lauren non l'aveva presa per giocarci o per fare finta, l'aveva presa per farla finita una volta per tutte.

Vedere, anche solo pensare, a quelle ecografie, a quelle foto che possedeva del suo bambino, le faceva aprire una voragine nel petto, le faceva provare un dolore talmente tanto grande che niente e nessuno, forse neanche Giorgia, poteva placare, calmare e chiudere. Si era obbligata a non andare a cercarle per mesi, si era obbligata a tenerle chiuse a chiave nel cassetto per un arco di tempo talmente tanto lungo che era arrivata alla convinzione che il dolore era passato e che quella perdita lei l'aveva superata. Ma le era bastato guardare negli occhi l'assassino di suo figlio due volte consecutive per comprendere che il suo dolore non era assolutamente andato via, che continuava ad essere latente ma ad ogni modo presente, e che quella perdita, per quanto potesse non essere concreta dato che il bambino non era ancora nato, le faceva ancora male.

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