Aveva chiesto a sua madre di buttarle, di bruciarle, di farle sparire dalla sua vista o di andarle a mettere la dove sarebbe stata certa che lei non le avrebbe più trovate, ma Clara non lo aveva fatto, Clara per l'ennesima volta aveva preso sottogamba il malessere di sua figlia e l'aveva portata a farsi ancora del male.
Una bottiglia era vuota sul letto, l'altra sulla scrivania, la terza sul davanzale della finestra, e lei, con una sigaretta in bocca, il trucco colato e le lacrime che non facevano che sommergerle gli occhi, appoggiata al muro della sua stanza senza la forza fisica nemmeno per tirarsi su.
Sua madre non capiva, sua madre non si rendeva conto di quanto male le facesse vedere ancora quelle foto, di quanti ricordi facevano riemergere in lei e di quante cattive emozioni si susseguivano a questi. Clara non l'aveva mai provata ad aiutare, non aveva mai nemmeno tentato di capire cosa sua figlia avesse, cosa quell'uomo le avesse davvero fatto e cosa invece le avesse davvero portato via; si era convinta che trasferendosi a Seattle le cose sarebbero cambiate, che Lauren sarebbe cambiata e che avrebbe ricominciato a comportarsi come una normale 20enne, a riprendere in mano la sua vita, a proseguire gli studi, ma si sbagliava di grosso. Per quanto lei potesse cambiare vita, per quanto lei potesse cambiare città, così come un famoso cantante diceva... sarebbe sempre stata fuori luogo.
Aveva trovato quelle fotografie proprio dentro uno dei suoi vecchi quaderni di scuola che stava andando a sistemare nello scaffale, erano scivolate dal centro e le erano arrivate dritte sui piedi. Lauren le aveva date a Clara, ne era sicura di questo poiché, ripeto, le aveva anche chiesto di farle sparire, ma sua madre era andata a rimetterle li.
In quel momento Lauren se le ritrovava davanti, una accanto all'altra come delle polaroid distese su di un tavolo durante un qualche rituale, di quelli tipici dei film horror; ma quello non era un rituale e quelle non erano polaroid, quello era il ricordo del periodo più difficile, più tormentato e più confuso della sua vita.
-" Ti avrei dovuto proteggere, scusami ..."- passò un dito, sopra la prima foto, subito dopo sulla seconda ed infine sulla terza.
Il senso di colpa se la mangiava viva, la tormentava giorno e notte ricordandole quanto fosse stata stupida a credergli ancora, a credere che lui fosse cambiato ed a tornare dritta tra le sue braccia. Le aveva già fatto del male una volta, ed era andata bene poiché da quel male stava per venir fuori il significato del bene, ma alla seconda persino quel bene era andato a finire male, e lei con lui...
-" Mi dispiace amore mio "- sibillò con voce spezzata. Spense la sigaretta nel posacenere che aveva accanto a se, prese una delle tre foto e la strinse al petto lasciandosi nuovamente andare ad un pianto disperato.
Era chiusa in stanza e da fuori nessuno poteva sentirla, teneva la musica alta come sottofondo ma anche per camuffare appunto i suoi singhiozzi ed i suoi sfoghi; sua madre non c'era, come sempre era a lavoro e suo fratello stava facendo i compiti con la nonna. Grace era una donna di 70 anni ma nonostante l'età non fosse avanzata lei soffriva già di problemi al cuore ed anche il suo udito era precario, per cui anche quando la musica di Lauren fosse stata meno alta, lei non avrebbe sentito nulla.
La corvina provò ad alzarsi, a barcollare verso il letto ma non riuscì, cadde nuovamente a terra arrivando per poco a non sbattere contro lo spigolo del suo comodino, vedeva tutto offuscato e la testa le girava molto, sapeva il perché e sapeva che prima di molto tempo quel malessere non sarebbe passato. Rimase dunque a terra, capendo che rimanere lì fosse la scelta migliore per evitare di andare a vomitare tutto sul tappeto, aveva bevuto molto e per quanto rimettere l'avrebbe aiutata a liberarsi, lei non voleva farlo.
Quell'ecografia, aveva promesso di non andare mai più a cercarla, di non andare mai più a guardarla perché il male che le faceva vederla era indescrivibile, e fino a quel giorno ci era riuscita e se solo Clara non l'avesse riposta proprio in un quaderno della figlia, a quest'ora Lauren avrebbe continuato a non cercarla...ma forse quel male adesso le serviva perché doveva iniziare ad esorcizzarlo.
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IF YOU LET ME
FanfictionLauren aveva smesso di vivere da tanto tempo, la sua esistenza si era ridotta ad essere pura ed estrema sopravvivenza; non aveva più idea di cosa significasse essere qualcuno, lui le aveva tolto ogni cosa e lei credeva che ormai persino di amare no...