Mi giro nel letto da circa venti minuti, mi sono imposta di restare a letto ancora un po', perché non ho voglia di mettere in moto il caos dei miei pensieri contorti così presto. Allungo la mano sul mio comodino e afferro il telecomando del mio stereo, non sopporto la pesantezza di questo silenzio, non sopporto le voci che vengono ad intrufolarsi nella mia mente, mentre il rumore della città che vive al di fuori della mia finestra, si fa sentire in tutto il suo splendore. Saverio sarà già in ufficio, ci tiene molto a fare una buona impressione ai suoi nuovi colleghi, lui è tutto l'opposto di me...attento, meticoloso, puntuale...preciso...io invece sono il caos fatto persona, infatti ancora non mi spiego come facciamo a rimanere insieme nonostante la sostanziale differenza caratteriale che ci divide. A volte, vorrei che mi guardasse e capisse di cosa ho realmente bisogno, che sentisse la necessità di abbracciarmi, di baciarmi...di stringermi, senza che sia io per forza a compiere la prima mossa...si, vorrei che mi facesse sentire più donna, che svegliasse quella passione che vive dentro di me e che esce fuori nei momenti più inopportuni. No, per cortesia non rammentiamo tutti i momenti inopportuni della mia vita, mi basta pensare all'ultimo. Ho pensato al momento in cui l'avrei rivisto e a come sarebbe stata la mia reazione nel trovarmi così vicina a lui, probabilmente dal momento in cui ci siamo lasciati...senza smettere mai. Mi ero immaginata tantissime volte le reazioni che avrei dovuto avere con lui, cosa avrei dovuto dirgli, cosa avrei dovuto fare...eppure erano bastati cinque secondi in cui avevo incrociato i suoi occhi, per mandare tutto a quel paese e farmi perdere in quel turbine di emozioni che nemmeno il tornado Katrina.
In quella frazione di secondi non avevo avuto il tempo di razionalizzare ciò che stavo facendo, non mi resi conto immediatamente del fatto che lo stavo baciando, senza remore, senza esitazione, senza scrupoli...l'ho baciato, e probabilmente se non fossi stata così tanto male per lui, se non fossi così tanto preoccupata per mio figlio, sarei andata oltre...no forse no, o si...insomma non lo so. So soltanto che nella vita esistono delle persone che ti fanno provare delle emozioni, quel brivido inarrestabile che brucia dentro...quella voglia di ucciderle per poi baciarle e non riuscire più a staccarti da loro, emozioni che non rivivrai più con nessun altro, e con lui era proprio così. Lui riusciva tirare fuori il meglio e il peggio di me insieme e forse era proprio per questo se ancora oggi, ogni volta che me lo ritrovo vicino, non riesco ad utilizzare l'esercito dei miei neuroni.
Mi sollevo da questo letto che per me è diventato insopportabile e vado in cucina, non metto le pantofole nonostante so che a Saverio urta che io vada in giro scalza, oggi lui non c'è...io non voglio cercarle, voglio un caffè e quindi sticazzi. Attraverso la stanza di mio figlio e mi soffermo guardando verso l'interno, invece del solito casino che la mattina mi spinge a mettermi le mani nei capelli quando vi entro dentro per mettere a posto, noto che c'è un ordine impeccabile...Letto fatto, panni piegati sulla sedia...quaderni riposti sul mobile...nessun foglietto volante pieno di barre fantastiche sul tappeto, nessuno strumento appoggiato in modo instabile sulle pareti colorate in modo bizzarro. Rido pensando che questa non è la stanza di mio figlio...o almeno è la stanza di mio figlio, che cerca a modo suo di chiedermi scusa per quello che mi detto in questi giorni, in cui gli ho vietato in qualsiasi modo di entrare in contatto con un'etichetta come l'HLabel. Durante la nostra discussione è arrivato a dirmi che probabilmente suo padre al mio posto avrebbe avuto più considerazione per il suo talento di me, che non gli avrebbe tarpato le ali come invece stavo facendo io a causa del mio pregiudizio. Quella frase mi aveva distrutto dentro come mai prima d'ora, non riuscivo ad accettare che mio figlio mi stesse mettendo allo stesso piano di quell'uomo che aveva distrutto il mio cuore in mille pezzi. Non potevo accettare che l'HLabel tornasse a rovinarmi la vita come aveva già fatto in passato, sfruttando tutto quello che poteva da un ragazzo come Mattia, che aveva l'argento addosso...l'argento del talento, nel periodo più lucente della sua carriera.
Nel momento in cui lessi il contratto che mio figlio aveva firmato al mio posto, giurai a me stessa che piuttosto che rivedere quel film, fatto d'insuccessi, sofferenza e delusioni, dove il protagonista stavolta era mio figlio, avrei distrutto quel posto con le mie stesse mani. Era per quello che mi ero recata nel suo ufficio quella mattina, volevo che quel contratto venisse annullato, strappato...distrutto...bruciato...come se non fosse mai esistito, e invece il destino si stava prendendo di nuovo gioco di me, mettendoci per l'ennesima volta sulla stessa strada. Mi guardava come se fossi una pazza giunta nel suo ufficio solamente per creargli problemi, infatti da quando avevo messo piede lì dentro la mia voce continuava a rimbombare nelle pareti dell'edificio nonostante lui cercasse in qualche modo di spiegarmi che mi stavo sbagliando, che lui non c'entrava niente...e certo lui non c'entrava mai niente, però chissà perché quando si trattava di creare casini a me, lui era sempre il primo della fila. Mentre continuavo a ribattere le mie ragioni, la vidi di nuovo nei suoi occhi quella luce...la luce di quando mi guardava prima di farmi sua, prima di portarmi in un'altra dimensione...non ero preparata a tutto questo, non avevo messo in conto di poter sentire di nuovo dentro quel desiderio di baciarlo e di toccarlo, però lo feci...senza rendermene conto, lo tirai a me per quella maglietta aderente che rivelava il suo fisico più atletico rispetto a quando stavamo insieme. Infatti mi ricordo tutte le volte in cui gli avevo detto che fare palestra lo avrebbe reso più bello, e che lui pieno del suo ego mi rispondeva che tanto per me era bello comunque. Lo baciai, con la stessa foga che provavo allora, con la stessa voglia che avevo di ammazzarlo nel momento in cui avevo scoperto che era stato lui a far firmare a mio figlio il contratto con la sua "Azienda"...non riuscii a capire subito cosa stessi facendo, ero spinta dal mio istinto, dal ricordo di tutti i momenti più belli che mi aveva fatto vivere, ero completamente guidata da quella sensazione di pace che sentii non appena posai le mie labbra sulle sue, ma bastò un attimo...Mi bastò vedere quel suo sorriso per rendermi conto...che quegli occhi mi avevano già insegnato a morire una volta...non potevo permettere che accadesse di nuovo. Mi ero sentita tradita da me stessa, fragile, incapace di far prevalere la ragione in un momento come quello, così reagii nel modo più arcaico del mondo gli tirai uno schiaffo e scappai via da quella stanza senza riuscire a dire altro, maledicendomi per quel bacio e per avere su di me ancora quel effetto devastante.
Mi avvicino alla finestra, tenendo stretta tra le mani una tazzina di caffè...guardo fuori e vedo una mamma che tiene per mano il suo bambino, vista l'ora probabilmente lo starà accompagnando a scuola, ed è inevitabile che io pensi a tutte quelle volte che accompagnavo il mio bambino...mi sembra assurdo che il tempo sia passato così in fretta, che siamo già al punto in cui lui non ha più bisogno di me...in cui mi urla che non ho rispetto per i suoi sogni, per il suo talento...e che antepongo a tutto questo degli stupidi pregiudizi. Se solo sapesse ogni singolo attimo in cui ho sofferto a causa di quell'azienda, credo che mi capirebbe e forse lui stesso non vorrebbe farne parte. Ma è troppo giovane per capire, per lui conta solamente il fatto che lo abbia messo in punizione, limitando al massimo la libertà che finora gli avevo concesso ampiamente.
Lo accompagnavo e lo andavo a prendere da scuola sapendo che odiava passare per un ragazzino che ha ancora bisogno della madre davanti ai suoi amici, controllavo personalmente il suo rendimento scolastico nonostante sapessi che andava benissimo a scuola, gli vietavo qualsiasi uscita serale o extra scolastica...e l'utilizzo totale degli strumenti musicali in suo possesso.
So che mi odia per questo, me l'ha detto...e mi ha detto anche molto altro...però non ho intenzione di passare sopra una bugia di mio figlio, la sua prima bugia a me...che sono sua madre per un contratto con l'HLabel. No anche no! Aveva tentato anche di giustificarsi, di spiegarmi che l'aveva fatto perché aveva paura che gli dicessi di no, che impedissi la realizzazione del suo sogno, che non capissi quanto ci teneva a tutto questo... Però di chiedere scusa a me, per avermi mentito in questo modo e per avermi fatto finire un'altra volta in un incubo neanche l'ombra.
<<Ma di cosa hai paura eh?>> mi chiese urlando in cucina, mentre io avrei voluto raccontargli tutto...Avrei voluto rivelargli ogni motivo per il quale ora avevo paura che lui lavorasse con quell'etichetta, raccontargli ogni cosa pur di fargli capire il perché di quella mia ostinazione, ma mi bastò guardare i suoi occhi per accorgermi che non sarebbe bastato, che per lui quella era l'etichetta che stava permettendo la realizzazione del suo sogno mentre io ero la cattiva che glielo distruggendo, solamente perché secondo lui odiavo l'HLabel. A nulla erano valse le mie giustificazioni, in cui cercavo di fargli capire che volevo proteggerlo, che conoscevo l'azienda con cui voleva lavorare e non mi piaceva per via di alcune cose accadute in passato e che ci sarebbero state altre occasioni in cui sicuramente il suo talento sarebbe stato valutato da gente competente in modo giusto, per lui ero la persona che gli stava rovinando la vita nonostante sapessi quanto contasse per lui la musica.
<<Sai che ti dico...che mi padre sarà stato pure no stronzo co te, ma sono sicuro che non m'avrebbe tarpato le ali così come stai facendo tu...>> mi disse andandosene nella sua camera e lasciandomi in cucina con la voglia di spaccare qualsiasi cosa. Com'era possibile che mio figlio fosse arrivato al punto di dirmi quella frase? Come poteva non capire che se stavo facendo tutto questo era solo per lui?
Come se non bastasse Tina era d'accordo con lui, per lei stavo sbagliando a impedire a Bes di lavorare con l'etichetta che Mattia aveva rilevato, si era informata in giro e aveva saputo che da quando c'era lui al suo comando, tutto avveniva diversamente...ogni ragazzo veniva seguito indipendentemente secondo la sua musica, il suo stile, i suoi desideri...Ma soprattutto ogni ragazzo veniva tutelato legalmente affinché potesse mantenere la sua libertà artistica e personale. Insomma a quanto pare l'unica stronza, che non era d'accordo a questo idillio continuavo ad essere soltanto io...
In questi giorni avevo anche deciso di voler riprendere a lavorare, ero stufa di stare a casa...volevo cantare, provare...scervellarmi fino ad avere mal di testa per rendere le mie canzoni perfette, ma smettere di fare la casalinga disperata o la madre perfetta, ormai mio figlio è grande non ha più bisogno di me e visto che per lui sono soltanto il motivo per il quale non può realizzare i suoi obiettivi, "non ha senso che io stia sempre qui" penso...mentre so che in realtà questo pensiero rimarrà vivo in me per nemmeno un minuto. Basterà un messaggio, una parola o uno sguardo di mio figlio per farmi correre da lui, per dirgli si a tutto quello che mi chiederà, perché in fondo so che mi vuole bene e che sono la sua vita, e perché in fondo lui lo sa che è tutta la mia.
Mi vesto in fretta, voglio uscire...avrei dovuto incontrare Francesca ma purtroppo oggi non può perché le gemelle hanno la febbre così ne approfitto per fare la spesa, visto che in casa non c'è già quasi più niente. L'avevo chiamata ieri sera perché voglio che mi aiuti con il nuovo cd, si...avete capito bene, voglio tornare in radio... voglio salire sui palchi...fare i miei tour folli e spaventosamente fantastici...insomma voglio tornare a cantare, anche perché sono due anni che i miei fan non hanno notizie di me artisticamente parlando, e quindi è giusto che torni anche per loro...
Esco da casa mia e mi dirigo verso il supermercato più vicino, non voglio allontanarmi tantissimo perché oggi Bes rimane a scuola anche a pomeriggio e se dovesse succedere qualcosa non voglio essere troppo lontano. Si, lo so che sono ansiosa e apprensiva...ma non ci posso fare niente quando si tratta di mio figlio non riesco a farne a meno. Quando era piccolino mi ricordo che ebbe la varicella, e si rifiutò di prendere qualsiasi medicina senza la mia presenza, ed io mi trovavo fuori casa per via di un firma copie. Beh, non potete capire come io mi sia sentita in quel momento...firmavo cd come se fossi un robot mente il mio unico pensiero era quello di tornare da lui, per assicurarmi che stesse bene...Per dirgli di stare tranquillo perché c'ero io accanto a lui, e che quelle terribili bollicine sarebbero andate via. Ogni chilometro mi sembrava sempre più lungo...Ma quando arrivai a casa e vidi il mio bimbo a pois, venirmi incontro per abbracciarmi capii che tutto questo aveva un senso...tutto quello che facevo lo facevo per lui...Solamente per lui.
Posso dire di aver ufficialmente svaligiato il supermarket, però sono contenta di aver comprato tutto quello che serviva in casa...Ho comprato anche le patatine che si friggono in pochi minuti per Bes, lui ama le patatine fritte soltanto che da quando viviamo con Saverio che è estremamente salutista è difficile riuscire a farle senza che t'impartisca la sua solita lezione su quanto i fritti facciano male, su quanto la carne consumata in modo eccessivo faccia male...alla fine morirò nel sentire ogni giorno queste cose piuttosto che dare la colpa al mio povero spezzatino con le patate.
Entro in macchina e il mio telefono vibra alla ricezione di un messaggio di WhatsApp da parte di mio figlio...mi ha mandato un cuoricino rosso, con scritto sotto un "Mi dispiace Mamy". Leggo questo messaggio e non faccio in tempo a metabolizzarlo che subito scoppio a piangere...non mi aspettavo che mi chiedesse scusa per avermi detto quella frase... Dopotutto era normale che ce l'avesse con me, ogni figlio incolpa la propria mamma quando quest'ultima si fa prendere da troppe ansie, da troppe paure finendo poi con il limitare la libertà del proprio figlio. Però sapere che il mio, si fosse reso conto di quanto quella sua frase mi avesse ferito, di quanto era stato ingiusto con me, mi rendeva felice...perché voleva dire che aveva capito che tutto quello che ho fatto l'ho fatto per lui...o almeno spero.
Arrivo casa e sento subito addosso una sensazione strana, non lo so perché ma mi sento osservata, vabbè...metto da parte le mie sensazioni e vado verso il cofano dell'auto, devo portare tutto dentro prima che mi si sciolga il gelato...prendo le uova e la busta delle patate quando qualcuno dietro di me afferra le buste dalle mie mani spaventandomi di brutto.
Indovinate chi è? Tacci suoi...mi ha fatto prendere un colpo.
<<Non volevo spaventarti>> nooo Briga, che vuoi che sia ho soltanto infartato mentre tu giochi a fare il cavaliere invisibile. Possibile che debba sempre farmi queste improvvisate? Mentre penso alla situazione paradossale che mi si ripresenta ogni volta che lo incontro, lui mi rivela che è stato Bes a dargli il nostro indirizzo e qui mi viene il secondo attacco. Ma cosa gli ha detto il cervello a quel ragazzino psicopatico peggio della madre, che sarei io tra l'altro...Mi avvicino alla porta di casa per aprirla, ma non riesco a trovare le chiavi nella borsa, così Briga ha la fantastica idea di ricordarmi che di solito un tempo, le chiavi le mettevo nella tasca della giacca perché tanto nella borsa non le trovavo. Sono stupita che si ricordi ancora una cosa del genere su di me, dopo tutti questi anni...così come sono stupita che mi guardi ancora in quel modo, così pulito...così puro.
Mi sembra strano averlo difronte mentre mi dice che aspettava il mio invito ad entrare in casa e che se è venuto da me...è per Bes.
Gli rispondo decisa che non ho nulla da dirgli, e che probabilmente l'ho già incontrato troppe volte per come sono fatta io
<<L'ultima volta nun me sembravi dispiaciuta>> e certo, perché se non fa queste battute non è contento, non riesce ad essere serio nemmeno quando deve parlare di argomenti importanti con me, non riesce a tenere a freno quel sorrisino soddisfatto, di chi sa che tanto ha fatto centro e di aver ottenuto la reazione che voleva...mi innervosisco nell'immediato...tra poco gliene do n'altra de pizza se non la smette subito di fare il figo, infatti lo avverto e il suo viso si contrae diventando serio tutt'un tratto.
Dice di essere venuto qui per parlare di mio figlio, del suo bene, certo perché lui lo sa qual è il bene di un ragazzo di sedici anni, arrabbiato con sua madre perché questa non vuole permettergli di lavorare nell'azienda del primo pallonaro al mondo. Lui aveva visto che quella non era la mia firma, lui la conosce...tante volte mi prendeva in giro sul fatto che mi ostinassi a voler formare una stella con il mio nome, tante volte ci giocavamo su questa cosa...ma prima di tutto lui sapeva quanto risentimento e quanto astio ancora provassi per quell'azienda al punto da non poter permettere una cosa simile, perché vuole farmi credere di non essersene accorto? Perché vuole farmi credere di essere innocente? Di non aver avuto il tempo di annullare tutto perché io gli sono piombata in ufficio senza dargli il tempo di spiegarsi, di farmi capire come stavano realmente le cose...dopotutto era tardi non aveva il mio numero, non avrebbe potuto far granché, su questo aveva ragione...ma non glielo dirò mai...Ci manca solo che si pavoneggi anche di questo. Gli chiedo se hanno già provveduto a trovare una modellina che accompagnerà mio figlio ai suoi eventi...in attesa di sfruttarlo fino all'osso...era così che funzionava no?
<<Non è più come la conoscevi te, sono cambiate molte cose>> dice sicuro, a testa alta...fiero di quello che è riuscito a fare per quella azienda che a noi aveva tolto tanto, che a lui stesso aveva tolto più di quello che poteva dare. Ora era tutto nelle sue mani, tutto doveva essere prima approvato da lui, tutto era perfetto secondo il suo punto di vista....ma la visione di quella ragazza alla reception, mi fa pensare che probabilmente il cambiamento è solamente apparente, e che sotto ci sono le solite magagne.
Mi chiede se sono gelosa di questa Samantha, lo sapevo che andava a parare li, no mio caro...è che ormai ho capito come funziona nella tua testa, ormai so quali sono gli stereotipi di donne di cui puoi circondarti...anoressiche, schizofreniche e con la propensione verso lo stile geisha, ma in fin dei conti a me non deve interessare niente, ci ho fatto caso solamente per dare una conferma in più ai miei pensieri su di lui.
Pensa che i miei siano semplici pregiudizi nei suoi confronti...di quello che in passato avevamo vissuto insieme per colpa del suo contratto con l'HLabel, e invece no i miei non erano pregiudizi...io ero ancora incazzata nera per tutte le lacrime che avevo versato, a causa della sua etichetta indipendente...Per tutte le volte in cui lui doveva presenziare con la sua fidanzata ufficiale ad un evento organizzato ed io ero costretta a guardarmi le loro foto insieme. No, se pensa che butti la mia sofferenza nel cesso solamente perché lui ha fatto mea culpa, si sbaglia di grosso...non me ne frega niente che se mi sta guardando con gli occhi di chi si è pentito, di chi ha capito solo ora quanto era importante quello che stavamo costruendo insieme...di chi ha visto solo adesso quanto dolore c'è ancora in me per quello che mi ha fatto vivere...lo guardo e lo vedo fissarmi senza avere il coraggio di dire altro, di mettere bocca su quelle mie parole, che forse hanno rivelato qualcosa che non dovrebbe più esserci...ma che invece fuoriesce, dalla mia rabbia...dalla mia voce... Dal modo in cui continuo a guardarlo nonostante vorrei spaccargli la faccia...eppure basta un attimo...che guardi nei suoi occhi e l'unica cosa che vorrei fare è andargli vicino...stringerlo in un abbraccio in cui sono le nostre anime a chiedersi scusa, a cercarsi ancora per stringersi la mano.
Sento che vorrebbe dirmi tante cose, farmi capire che forse anche per lui è stato difficile, che anche lui è stato male per le stesse cose che facevano soffrire me...che se tornasse indietro non farebbe nemmeno una delle scelte che ha fatto...e che magari accantonerebbe la sua rabbia per chiedermi scusa, se non ha protetto la nostra storia.
No, Emma...smettila di fare la sentimentale, qui c'è di mezzo la vita di tuo figlio, il suo futuro, il suo talento...ed io non posso stare con le mani in mano in attesa che lui decida di rovinarsi con l'azienda risollevata dal genio della lampada.
Mi dice che vuole lasciarmi il contratto originale di Bes, per darmi la prova che posso realmente fidarmi di lui....ma a me questo non basta...io non voglio che mio figlio lavori con lui... Non voglio che passi tutto quel tempo insieme a lui...facendomi correre il rischio d'incontrarlo anche quando non devo. Mi chiede se il problema a questo punto è proprio lui, invece della casa discografica...ma dai...non pensavo che oltre ad essere cresciuto anagraficamente fossi diventato anche meno perspicace Briga, certo che questo è uno dei problemi, così come lo sono le tue mani sui miei fianchi...si avvicina a me, alla mia bocca...Mi chiede se il problema è che ho paura di perdere il controllo trovandomelo troppo vicino..
<<Briga allontanati>> rispondo girando il viso dall'altra parte, sapendo che non so quanto possa resistere alla sua vicinanza e come il mio corpo possa reagire sentendo il suo...
<<Dillo, dimmi che non riesco a starmi vicina, e contemporaneamente non riesci ad allontanarti>> mi dice con il sorriso di chi conosce la risposta ancora prima che quella risposta gli venga data...È vero ho paura di quello che potrei fare quando sono con lui, perché so che il mio cervello si azzera, non riesco ad essere razionale...non riesco a far prevalere nessuno dei miei pensieri cattivi su di lui...su quello che c'è stato...su quello che vorrei sentire quando mi si avvicina
<<Non è così>>gli dico provando a girarmi verso di lui. Cercando di dimostrare che in realtà...non è come pensa, che io ho il coraggio di affrontarlo.
<<No?>> mi chiede sfiorando le mie labbra...E in quel momento capisco che ha vinto...che mi sono fatta fregare di nuovo da tutto questo...Che l'unica cosa che m'importa è toccare le sue labbra...baciarle e morderle...però no...no...
<<No!>>riesco a dire prima di gettare le mie labbra sulle sue....prima di invadere la sua bocca con la mia. Non so cosa mi sia preso, ma non riesco a staccarmi da lui, continuo a tirarlo sempre di più verso di me, lo stringo, lo mordo...lo bacio senza mai fermarmi. Non me ne frega un cazzo se è sbagliato, se dopo me ne pentirò amaramente, ma ora lo voglio come non ho mai voluto nient'altro nella mia vita...voglio sentirlo ancora una volta dentro di me per sentire ancora quei brividi che soltanto lui sapeva darmi. Mi prende in braccio ed io non riesco a staccarmi da lui, mi siede sul bancone dell'isola della cucina e mi guarda negli occhi... Per capire se sono realmente io che gli sto lasciando quei morsi sul collo...per capire se stavolta lo voglio davvero, consapevole probabilmente che se mi fa pensare troppo possa staccarmi di nuovo da lui. Mi tira la camicia dai jeans, con le mani sfiora la mia pelle mentre la sbottona con foga...io cerco di sganciare la sua cintura, non ce la faccio più ad aspettare ancora, voglio sentirmi ancora un volta così...così...
Cazzo il telefono! Non me ne sono nemmeno accorta, ma il telefono suonava già da qualche secondo, entrambi ci stacchiamo...ci guardiamo consapevoli che siamo tornati nel mondo reale, dove forse non c'è più per spazio per noi. Corro per afferrare il telefono e rispondere ad una chiamata di Saverio, non mi chiama mai la mattina...stamattina invece non ha potuto fare a meno di farlo. Mi chiede il motivo per il quale sembra che abbia fatto la maratona di New York
<<Affannata? No...no....è che ero di sopra ed avevo lasciato il cellulare sul bancone in cucina>> ci stavo per impazzire su quel bancone...
Cosa dice? Vuole invitarmi a pranzo fuori, visto che Bes non tornerà prima di pomeriggio, naturalmente accetto, non posso fare diversamente lui è il mio fidanzato. Mi giro verso Mattia, che continua a guardarmi come se volesse uccidermi, probabilmente nella sua testa lo starà facendo chissà quante volte, ma io non posso comportarmi diversamente... Non posso buttare tutto all'aria per un qualcosa di cui non so nemmeno io l'origine, che mi fa perdere la testa e non mi fa ragionare...
<<Non mi sembravi preoccupata del pranzo prima>>
No non lo ero brutto deficiente, perché l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era di sentirti addosso...ma tu sei troppo coglione per capirlo...lo so che ce l'ha con me in questo momento, che sta rosicando per via del mio comportamento ma non posso farci niente, anzi qualcosa posso farci, devo smettere di cedere di fronte ai suoi occhi...smettere di perdere la cognizione dello spazio temporale quando ce l'ho davanti...gli dico infatti che non succederà mai più.
<<Non ne sono così sicuro. Pensa al contratto e al bene di tuo figlio>>
Dio quanto lo odio quando fa il megalomane...innanzitutto a mio figlio e al suo bene ci penso io, e poi cosa ne sa lui che succederà ancora qualcosa tra di noi, te lo dico io Briga che non succederà niente...Hai capito? Mai più niente!
Mi vesto in fretta indossando un vestitino glicine molto morbido, nonostante sia una bella giornata fuori fa davvero freddo ed io continuo a sentire un fuoco dentro di me, che non si spegne...Ho tolto il jeans e la camicetta perché non riesco più a guardarli quegli indumenti...nella mia mente continuano a ripetersi uno dopo l'altro i frammenti di quel momento...le mani sui bottoni...la mia bocca sul suo collo...le sue mani sui miei fianc....basta Emma, ora basta. Cerco d'impormi di smetterla di ripensare a quei momenti ma diventa sempre più difficile, ora devo concentrarmi solamente su Saverio, per la prima volta da quando siamo qui mi ha invitato a pranzo fuori. Non riesco nemmeno a ricordare l'ora in cui mi aveva detto che sarebbe venuto a prendermi, veramente non ricordo niente di tutto quello che mi ha detto in quel momento...niente di niente. Mi trucco leggermente, aggiusto i capelli che tanto mi stanno sempre uno schifo e prendo un paio di décolleté nere dal tacco alto...nonostante sia un pranzo sono sicura che Saverio mi porterà in uno di quei locali chic, dove se non sei elegante sei un burino ripulito. Mentre afferro quelle scarpe dal tacco vertiginoso, mi affaccio nella scarpiera dove ci sono tutte le mie scarpe, le guardo...una ad una...e mi vengono in mente tutti i momenti in cui le ho indossate...Tutti i miei concerti, le apparizioni in TV...il talent dove facevo la coach e dove avevo incontrato quella testa di cazzo...I miei stivali neri bassi e inseparabili...da quando stavo con Saverio non avevo avuto il coraggio di metterli, è proprio vero che stando con una persona si prendono tutte le sue abitudini e le sue fisse, modificando ogni giorno una parte di te...E poi ci sono loro...i miei DrMartens a fiori...tante volte mi sono chiesta se fosse il caso di buttarli quegli anfibi, ma non ne ho avuto mai il coraggio...Sono le mie scarpe preferite...le adoro, un tempo ci avevo anche dormito mentre aspettavo che lui tornasse da un DjSet, e ripensandoci non le indossavo da quando la nostra storia era finita...erano stati un suo regalo, me le aveva portate da Londra ed ogni volta che le guardavo inevitabilmente mi facevano pensare quel momento, in cui ero davvero felice...
<<Emma sei pronta?>> è arrivato Saverio, ed è meglio che io chiuda il cassetto dei ricordi, la mia vita è un'altra ora.
<<Sii...eccomi>>dico richiudendo la scarpiera e raggiungendolo in cucina <<bentornato>>
<<Grazie amore...come siamo belle stamattina, che hai fatto?>>dice dandomi un bacio
<<Niente perché?>>ammazza e che c'ho il radar...meglio che vada a prendere il cappotto
<<Hai una luce negli occhi bellissima....sarà il nostro amore>>mi dice sorridendo mentre io non riesco a dire nulla...
<<Forse è meglio che andiamo altrimenti non troveremo nessuno ed io ho una fame da lupo>>cerco di spostare l'attenzione su qualcos'altro
<<Giusto, andiamo...ma Bes?>>mi chiede
<<È a scuola, ci rimarrà per tutto il pomeriggio...>>
<<Perfetto, così possiamo star un po' insieme da soli...>>dice stringendomi e dandomi un altro bacio, stavolta più approfondito, più passionale...un bacio che prometteva bene, un bacio che doveva farmi provare mille brividi...doveva....
Questo ristorante mi piace tantissimo, amo mangiare guardando il mare anche in una giornata fredda come questa, qualche volta ci sono venuta con Francesca, prima di scoprire di essere incinta di Bes, poi non ho avuto più il coraggio di tornarci...troppi ricordi, troppa gente, e troppe paure. Saverio continua a raccontarmi dei suoi nuovi colleghi d'ufficio, a quanto pare ha una parola per tutti, quello è un incompetente, l'altro non capisce nulla, una finge l'esaurimento nervoso ed uno si finge malato
<<Ho capito Saverio ma quell'uomo ha scoperto di avere un tumore, insomma mettiti un attimo nei suoi panni>>dico quasi sconcertata di dover fare con lui un discorso simile
<<Hai ragione Emma, ma nei miei panni chi si mette eh? Questo è un ambiente, dove se non ti muovi sei fregato...>>
<<Va bene, però vorrei che tenessi conto di una problematica di questo genere, in modo meno superficiale>>
<<Ne terrò conto amore, te lo prometto>>dice prendendomi le mani e guardandomi...<<non mi sbagliavo prima, sei più bella...molto più bella ed io sono felice che tu sia mia>> avrei voluto rispondergli quello che avrei risposto a chiunque, che non sono di nessuno, ma non ne ho la voglia...non ho voglia di parlare...voglio solo uscire dal turbine dei miei pensieri...Di fronte a noi, sulla spiaggia una coppia litiga senza freni, lei rimprovera al suo ragazzo un tradimento, lui cerca di farle capire quanto lei sia importante nella sua vita, la tira, la cerca...la trattiene, lei si dimena...batte i pugni sul suo petto... Lui le tiene i polsi...e continua a ripeterle che l'ama, che niente conta più di lei, neanche l'altra donna, anche se lei non lo avesse più voluto, lui avrebbe continuato ad amare solamente lei per sempre, lei tentenna ma poi lo rincorre, lo tira verso di sé e lo bacia, con lo stesso amore che li ha fatti scannare su quella spiaggia. Sono rimasta pietrificata davanti a quella scena, tanto da far accorgere anche Saverio che scoppia a ridere vedendo quei due matti...
<<Odio questo genere di sceneggiate>>
<<Veramente è una coppia che sta facendo pace>>
<<Ma ti pare che devono litigare in un ristorante Emma? Su dai, quei due non dureranno da oggi a domani>> afferma con sicurezza mentre per la seconda volta fa in modo che il mio sangue schizzi al cervello...ma con chi diavolo ha vissuto questo? Con Mussolini? Mamma mia che pesantezza...
<<Perché parli dell'amore in questo modo? Che ne sai tu di quella coppia? Che ne sai che invece nonostante si stiano scannando si amano da morire eh? Che ne sai?>>
<<Emma, ma che te frega di quei due...>>
<<Che me frega? Hai ragione, nulla assolutamente nulla, senti io vado in macchina, quando hai pagato il conto, preferirei tornare a casa>>dico lasciando nel piatto quella panna cotta che avevo distrutto con il cucchiaino, prendendo il mio cappotto e andando in macchina. Lo so, me la sono presa per niente...però odio la gente superficiale, quando mi sono fidanzata con Saverio non pensavo che lo fosse in questo modo, io so cosa vuol dire amare, come si amano quei ragazzi. So cosa vuol dire piangere insieme, star male insieme e trovare la forza di perdonarsi nonostante il dolore.
Saverio mi raggiunge, e prima di mettere in moto la macchina mi guarda intensamente.
<<Posso capire il motivo per cui hai reagito così Emma?>>
<<Perché non posso accettare che tu possa parlare dell'amore in modo così superficiale>>
<<Emma l'amore non è un romanzo rosa da vedere alla TV, l'amore è costruire insieme, fidarsi l'uno dell'altro...avere dei progetti insieme, non mandarsi a fanculo davanti a un esercito di gente che riderà loro>>
<<L'amore è tutto questo, ma è anche passione, istinto, impulso...tutto quello che non hai indicato in questa tua fantastica concezione dell'amore..>>
<<Può esserlo per due ragazzini, non per una coppia matura come la nostra, dove tu dovresti capire quali sono le priorità ..>>matura? Ma con chi crede di parlare? Con Amanda Lear?
<<Non sono d'accordo, per favore voglio tornare a casa, potrebbe tornare mio figlio e non so se ha le chiavi>> dico evitando di guardarlo, mentre lui invece assume un sorrisino strano...che mi fa ancora più innervosire. Entriamo in casa, butto il mio cappotto sul divano, incurante del fatto che lui non voglia che si poggino le robe in giro e vado verso la cucina per farmi un caffè, presa dal nervosismo con Saverio, non ero riuscita nemmeno a finire il mio dessert, fortuna che sono riuscita ad immortalarlo e a pubblicarlo su Instagram. Porto la tazzina alla bocca...bleah mi sono dimenticata lo zucchero...mamma mia, ma dove ho la testa...mi chiedo...quando all'improvviso Saverio giunge alle mie spalle abbracciandomi...
<<Sai non hai tutti i torti...>>
<<In che senso?>>
<<L'amore è anche passione, voglia di divorare l'altra persona in qualunque posto, in qualunque modo>>dice baciandomi il collo...
<<Saverio io...non credo che...>>dico girandomi verso di lui e facendomi baciare...mentre accarezza le mie gambe lentamente
<<Andiamo di qua...>>dico trascinandolo in camera da letto, per fuggire dalla cucina, voglio stare con lui...senza pensieri...senza viaggi mentali...e quel posto non era l'ideale.
Mi butta sul letto insieme a lui, e ricomincia a baciarmi mentre mi spoglia da quel vestito che avevo messo poche ore prima. Lascia una scia di baci sul mio petto. Io lo stringo forte a me, cercando di sentirlo addosso ancora di più, mi sfila gli slip, e prende possesso del mio corpo, provocandomi un gemito...cerco di stringerlo di più, ribalto le nostre posizioni, stringo i suoi capelli tra le mani e ondeggio con il bacino su di lui che mi bacia dappertutto...sento il piacere avvicinarsi...mi spingo su di lui...ancora...ancora...ancora...apro gli occhi per vedere i suoi occhi socchiudersi come fa sempre quando sta per impazzire insieme a me, quando stiamo godendo di quel rapporto solo nostro...ma lui non c'è più...non c'è...Saverio mi guarda interrogativamente, probabilmente si starà chiedendo il motivo di quel mio sguardo, di quel mio sconcerto...Io lo bacio di nuovo, cercando di distoglierlo da un pensiero che per poco non mi mandava fuori strada, creando morti e feriti. Mi sdraio accanto a lui, intrecciando le mie gambe con le sue, sperando che quella sua vicinanza mi aiuti a sentirmi meglio con me stessa, dimenticando almeno per un po' i miei tormenti.🙅🏻S&M🙆🏻
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~ ADESSO INTORNO A TE ~
FanfictionÈ difficile ammettere quanto ogni scelta sia importante nella nostra vita, anche la più piccola ed insignificante: un aereo preso, una telefonata mai effettuata, un vocale non inviato, un appuntamento declinato, una collana persa, una notte dimentic...