Se solo Federico avesse avuto scelta avrebbe preferito pulire l'intera casa piuttosto che andare ad una stupida festa con suo padre. Andrea, nonostante avesse capito da anni i progetti per il futuro di suo figlio, si ostinava a voler spingere il suo unico figlio ad entrare nel suo mondo, nei suoi affari e a volerlo rendere il più possibile simile a lui. Federico, invece, aveva preso da suo padre soltanto il cognome, gli occhi e la sua testa dura che, usata per motivi diversi, li portava a discutere spesso ma suo padre, alla fine, lasciava cadere il discorso per non rovinare il rapporto che aveva con il figlio.
Il biondo non aveva mai voluto saperne di fare lo stesso lavoro del padre, comportarsi come faceva lui con i suoi dipendenti soltanto per affermare il suo potere, fin da piccolo non si era mai interessato a quel mondo e non aveva perso occasione per ricordare a suo padre quella sua decisione che lui non condivideva. Il colpo di grazia per il genitore era stato quando, l'anno precedente, Federico aveva deciso di iscriversi alla facoltà di storia dell'arte e non a quella di architettura come lui gli aveva chiesto, con una certa insistenza, di fare per anni per poter poi entrare nella sua azienda edilizia; quella decisione era stata motivo di scontro per delle settimane e nessuno, Vanessa compresa, era riuscito a fare qualcosa per placare i due. Andrea alla fine, semplicemente, era stato costretto ad accettare la scelta del figlio e sperare che in futuro potesse cambiare idea o prendere una seconda laurea.
-"Tesoro sei bellissimo con quel completo." Sorrise Vanessa, che aveva già indossato la sua camicia da notte in seta color indaco e l'aveva coperta da una vestaglia del medesimo tessuto e colore, seduta sul letto del figlio mentre questo si preparava per la festa a cui suo padre lo aveva costretto a partecipare.
Federico, mentre si guardava da minuti interi nello specchio e cercava di dare un senso alla cravatta nera che indossava, sospirò rumorosamente e scosse la testa.
-"Io mi sento uno stupido." Ammise il ragazzo e rinunciò a sistemare il pezzo di tessuto che gli pendeva dal collo. "E sono sicuro che sarà anche peggio quando arriveremo a quella stupida festa." Disse e sbuffò.
La donna sorrise e si alzò dal letto.
-"Tu non sei uno stupido." Rispose la donna e sciolse lo strano nodo che il figlio aveva fatto alla cravatta. "E sei bellissimo. Questa sera saranno gli altri a sentirsi inferiori davanti a te, non il contrario." Aggiunse. "Tu non hai nulla da invidiare a nessuno, sei giovane, forte, determinato e hai dei principi che gran parte delle persone neppure immaginano, non ti lasci mettere i piedi in testa da nessuno e questa sera non sarà diverso. Loro ti faranno domande? Tu, allora, risponderai e stupirai tutti come hai sempre fatto." Continuò e sistemo la cravatta al figlio. "Vedi questa serata come un'occasione per passare del tempo con tuo padre, che per lavoro non vedi mai molto, e divertiti con lui. Non sarà la tragedia che credi, ne sono sicura e adesso ne è sicura anche la tua cravatta." Concluse la donna, osservò soddisfatta il lavoro che aveva concluso e diede una pacca sulla spalla, coperta da una camicia bianca, del figlio.
Il biondo si voltò nuovamente verso lo specchio e non poté che pensare che se sua madre, la persona più sincera che avesse mai conosciuto, vedesse così tanto buono in lui allora doveva esistere davvero.
"Forse ha ragione lei e questa sera non sarà un totale disastro."
-"Grazie, mamma." Sussurrò il ragazzo e baciò la fronte della donna.
-"Federico io sono pronto, e tu?" La voce, come al solito poco gentile, di suo padre si diffuse nella stanza e fece voltare i due. "Ma che bello che sei." Sorrise l'uomo e si sistemò la giacca nera.
-"Sì, papà, sono pronto." Annui Federico e prese la sua giacca.
-"Allora andiamo." Rispose Andrea. "Vanessa, per qualsiasi cosa sai dove contattarci." Aggiunse e, sorprendendo sia la moglie sia il figlio, stampò un bacio a stampo sulle labbra della donna.
Vanessa strabuzzò gli occhi e, poco dopo, il suo volto si illuminò con un timido sorriso.
-"Divertitevi."Benjamin aveva passato gli ultimi due giorni a pensare a quanto fantastica sarebbe stata la festa a cui lui e suo padre avrebbero partecipato. Aveva pensato, immaginato, ad ogni dettaglio, nonostante suo padre gli avesse detto di non fantasticare troppo perché sarebbe potuto restare deluso lui non aveva potuto fare a meno di farlo. Fin da quando era bambino il moro aveva sempre mostrato un particolare interesse per il lavoro di suo padre e per gli affari in generale, aveva sempre avuto ben chiaro il suo futuro e aveva fatto di tutto, fin in tenera età, per rendere realtà i suoi progetti.
A differenza tua Alessio sembrava poco entusiasta per quell'evento, la notizia del matrimonio della sua ex moglie lo aveva spinto a rimuginare su quanto accaduto anni prima e non aveva potuto fare a meno di incolparsi per quanto successo, per aver tolto una madre a suo figlio, e l'ultima delle sue intenzioni era quella di dover socializzare con persone che non avrebbero fatto altro che parlare di lavoro e famiglia, ma Benjamin era così tanto felice e lui non se la sentiva di togliere un'opportunità del genere al ragazzo.
-"Signore, per favore, lei è perfetto così, non serve cambiare nulla." Ripeté, esasperata, la governante nel tentativo di convincere il padrone di casa che il suo completo blu fosse perfetto così com'era e non servisse cambiarlo per la terza volte in poco tempo.
-"Teresa, per favore, non chiamarmi signore proprio adesso. Ho bisogno di un consiglio sincero e non di un consiglio da parte di una persona che lavora per me." Borbottò in risposta Alessio e si allentò il nodo della cravatta. "Chiamami Alessio e dammi del tu, il tuo turno è finito, adesso sei solo mia amica." A differenza del figlio, Alessio aveva sviluppato con la donna una relazione che andasse oltre il semplice contatto lavorativo e negli anni, soprattutto dopo il divorzio, aveva trovato in Teresa una buona amica e confidente sulla quale poter sempre contare e sempre pronto ad ascoltarlo e a consigliarlo in caso di necessità, proprio come in quel momento.
La donna alzò gli occhi al cielo e sospirò.
-"Alessio, così sei perfetto. Questo completo è magnifico e in più ti fa risaltare gli occhi, che cosa vuoi di più?" Gli domandò la donna e gli sistemò, ancora una volta, la cravatta.
-"Eppure a me sembra manchi qualcosa."
-"Ti manca la calma, papà. Solo quella." La voce di Benjamin fece sobbalzare i due e Teresa ritornò ad assumere un'espressione seria. "Teresa, vai pure, ci penso io a lui." Aggiunse.
La donna annuì e sorrise ai due.
-"Buonanotte e buon divertimento." Disse lei, per poi uscire dalla camera da letto padronale.
-"Sono ridicolo, non è vero?" Chiese Alessio e si sedette sul bordo del suo letto, ormai troppo grande e freddo per una sola persona che aveva così tanto amore da donare.
-"Teresa ha ragione, sei perfetto e questo completo ti sta benissimo." Disse Benjamin. "Smettila di farti tanti problemi, se ti hanno invitato un motivo ci sarà." Aggiunse. "E non è di certo perché vogliono ridere di te."
-"E tu come fai ad esserne tanto sicuro?"
Il moro sorrise e scosse leggermente la testa.
-"Perché ti conosco e so che persona fantastica sei, non avrebbero motivi per farlo." Disse il ragazzo. "E se anche lo facessero tu gli dimostreresti che si sbagliano."
-"Hai troppa fiducia in me, Benjamin." Sospirò l'uomo. "Potrei deluderti."
-"Sì, forse un giorno potresti farlo, non lo escludo." Scrollò le spalle Benjamin. "Ma quel giorno non è oggi, per tanto, io continuo a vederti come la persona migliore del mondo e vorrei tanto che anche tu ti vedessi allo stesso modo, papà."
Alessio sorrise e guardò ammirato, con lo sguardo colmo d'orgoglio, il ragazzo che aveva davanti agli occhi, il bambino che correva con i suoi giocattoli era diventato l'uomo migliore che potesse essere.
-"Sono io l'adulto eppure, spesso, mi sembra che tu sia molto più maturo di me." Ammise Alessio.
-"Ogni tanto è giusto scambiarci i ruoli, no?" Replicò Benjamin e fece l'occhiolino al padre. "E ora vieni, andiamo, abbiamo una festa a cui partecipare."
Il padre annuì e si alzò dal letto.
-"Sono fiero di te, Benjamin." Disse. "Fiero della persona che sei diventato."
-"E io sono fiero di te, papà, e della persona che sei sempre stato."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...