95. Oggi.

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Quel giorno il sole splendeva su Roma, nonostante le temperature fossero tremendamente basse e il vento freddo sembrava riuscisse a penetrare fin all'interno delle ossa. Le finestre delle case erano chiuse, in strada si sentiva il solito vociare allegro e, in qualche strada un po' più piccola e meno affollata, il profumo del pane e dei biscotti appena sfornati. Roma, nonostante fossero appena le otto del mattino, era piena di vita ed era più bella che mai mentre il cielo azzurro splendeva sulla testa dei tanti monumenti.
Vanessa aveva sempre adorato passeggiare tra le strade della città eterna di buon mattino, godersi il vento freddo in contrasto con il sole caldo, osservare felice le persone che le passeggiavano accanto e dimenticare per un po' tutti i suoi problemi e pensare che, nonostante tutto, andasse tutto bene. Quella mattina, però, Vanessa non riusciva a credere che tutto sarebbe andato bene, non riusciva ad essere positiva come il solito e neppure il profumo del pane riusciva a strapparle un sorriso. La donna, visibilmente triste e stanca per aver passato la notte senza dormire, non faceva altro che pensare a quanto era successo la sera precedente, al modo con cui suo figlio aveva scoperto tutto.
Vanessa sapeva benissimo che quanto successo dodici anni prima non sarebbe potuto restare segreto per sempre, prima o poi Federico avrebbe ricordato tutto o - magari - sarebbe stata lei stesso a dirglielo, l'unica cosa certa era che non avrebbe mai pensato che Federico lo avrebbe scoperto in quel modo. Andrea non si era risparmiato nel racconto, non aveva messo da parte l'emotività e neppure il suo punto di vista anzi aveva fatto sì che il suo modo di vedere la storia diventasse anche quello del figlio. Federico, proprio come Andrea, non riusciva a credere che sua madre lo avesse abbandonato per scappare dall'altra parte del mondo, dopo essere stata la causa del suo incidente, quando aveva bisogno di lei e non era disposto a perdonarla per quel motivo.
"Magari dei dolci lo faranno almeno sorridere." Pensò la donna quando passò davanti ad una pasticceria che aveva appena aperto. "E saranno una buona scusa per parlargli." Si convinse che dei dolci avrebbero potuto aiutarla a far sorridere il figlio e parlare con lui, per poi spiegargli anche il suo punto di vista.
La donna sospirò rumorosamente, si sistemò una ciocca di capelli castani chiaro dietro l'orecchio - da cui pendeva un orecchino con una perla - per poi entrare nella pasticceria con la porta tinta di rosa pastello.
Sul volto della donna comparve un sorriso non appena entrò nel locale, piccolo e colorato, e respirò a pieni polmoni il profumo di dolci appena sfornati.
-"Buongiorno." Salutò la donna e sorrise al ragazzo con la maglia bianca seduto dietro il bancone.
-"Buongiorno a lei." Rispose il ragazzo e ricambiò il suo sorriso.
-"Che coincidenza, anche lei qui?"
Quella voce sorprese Vanessa, che in un primo momento sobbalzò ma subito dopo si rilassò e si voltò, sorridendo, verso la persona che aveva appena parlato.
-"Mi sembrava avessimo deciso di darsi del tu ieri, no?" Replicò la donna e inclinò la testa da un lato. "Sono qui per comprare dei dolci per Federico, tu invece per Benjamin?" Chiese.
Alessio scrollò le spalle e annuì.
-"Ormai faccio tutto solo per lui." Rispose l'uomo. "Ma Federico è a casa mia."
Vanessa strabuzzò gli occhi.
-"Davvero?" Chiese la donna sorpresa.
Alessio, stranito dalla domanda della donna, annuì.
-"È arrivato circa mezz'ora fa a casa mia." Spiegò Alessio. "Non lo sapevi?"
La donna scosse la testa.
-"Non sapevo fosse uscito di casa." Ammise la donna. "Credevo stesse ancora dormendo." Aggiunse e sospirò. "Almeno so che è al sicuro." Continuò e abbozzò un sorriso. "Come stava? Come ti è sembrato?"
-"Beh, a dire il vero, era a dir poco sconvolto. Era palese stesse male." Rispose Alessio. "In genere è sempre molto gentile ed educato con me, ma questa mattina voleva soltanto vedere Benjamin." Spiegò. "Non so che cosa sia successo, non mi ha detto nulla."
-"Io lo so bene." Sospirò Vanessa. "Ed è tutta colpa mia."
-"Avete discusso?" Chiese l'uomo e incrociò le braccia al petto.
-"È un po' più complicato di così." Rispose lei. "E non vorrei annoiarti."
-"Io ho tutto il tempo del mondo." Replicò Alessio e le sorrise. "Se ti va di parlarne."
La donna arricciò le labbra e ci pensò su per qualche momento, per poi annuire.
-"Magari mi servirà a calmarmi."

I due genitori si sedettero al piccolo tavolo, color veder pastello e con le sedie del medesimo colore, presente nella pasticceria e ordinarono dei dolci da mangiare mentre Vanessa, seppur a fatica, raccontava al padre del moro che cosa fosse successo dodici anni prima e anche la sera precedente. Alessio ascoltò in silenzio e con attenzione, senza mai interrompere la donna con domande inopportune, il racconto di Vanessa e le strinse la mano più di una volta in quel lasso di tempo.
-"Credo che adesso mi odi." Concluse il suo racconto Vanessa, con un filo di voce e gli occhi umidi. "Crede che io l'abbia abbandonato mentre era in coma." Aggiunse. "E la cosa peggiore è che, in un certo senso, ha ragione." Sospirò e poggiò il mento su una mano, mentre osservava distrattamente il suo muffin al cioccolato.
-"Invece non l'hai abbandonato." Replicò Alessio e poggiò sul tavolo la sua tazza contenente il suo caffè amaro. "Era un momento duro anche per te, avevi bisogno di una pausa."
-"Avrei potuto prendermi quella pausa in un altro momento." Controbatté la donna. "Al suo risveglio magari."
-"A che cosa gli sarebbe servito avere accanto una madre che stava peggio di lui?" Chiese Alessio. "Avevi perso una figlia pochi mesi prima e il suo gemello ad un passo dalla nascita, volevi essere una buona madre per tutti ma hai sbagliato, capita a tutti." Disse. "Eri sola e Federico aveva bisogno di te, hai fatto ciò che qualsiasi genitore avrebbe fatto, non potevi sapere che cosa sarebbe successo."
-"Ma secondo Andrea avrei dovuto saperlo." Rispose Vanessa. "Pioveva e io stavo usando la moto, avrei dovuto immaginarlo."
-"Per lui è facile giudicare, è facile dare a te tutte le colpe ma si sbaglia." Aggiunse. "Lui era lontano quando ti sarebbe dovuto restare accanto. Se solo lui non fosse andato a quella riunione non sarebbe mai successo nulla." Continuò. "In questa storia nessuno ha colpa, nessuno poteva sapere che cosa sarebbe successo, è ingiusto e sbagliato volersi incolpare a vicenda per sentirsi meglio."
La donna sospirò e abbozzò un sorriso.
-"Grazie per avermi ascoltato." Disse la donna. "Sono felice di aver potuto raccontare a qualcuno anche il mio punto di vista."
-"Dovresti raccontarlo anche a Federico, lui capirà."
-"Lo spero tanto." Rispose Vanessa. "Non potrei sopportare di perderlo."
-"Andrà tutto bene, ne sono certo." Replicò Alessio e le sorrise. "Ho una proposta per farti distrarre."
-"Dimmi pure." Annuì la donna.
-"Ti va di venire a pranzo con me oggi?"

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora