94. Forse.

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Il più piccolo passò l'intera mattinata tra le braccia del suo fidanzato, sdraiato sul letto di questo, senza proferire parola mentre lasciava che il moro gli accarezzasse i capelli e gli stampava qualche bacio, di tanto in tanto, sulla fronte. Parlare con il più grande era stato d'aiuto a Federico, si sentiva un po' più leggero ed era felice di poter contare - ancora una volta - sull'appoggio e il sostegno di Benjamin, pronto ad aiutarlo in qualsiasi circostanza, e il moro lo aveva aiutato a capire che forse non tutto era così semplice è scontato come sembrava.
Federico era certo che le cose fossero andate come suo padre gli aveva raccontato, del resto ne aveva avuto la certezza quando sua madre non intervenne neppure una volta per contraddirlo, ma non era più così tanto certo che per sua madre fosse stata una scelta così semplice da prendere come Andrea raccontava. Il biondo sapeva quanto sua madre lo amasse, da che ne aveva memoria Vanessa gli era sempre stato accanto e lo aveva sostenuto e difeso anche quando aveva tutti contro e non riusciva ad immaginare sua madre che scappava via nel momento più delicato della sua vita. C'era qualcosa di poco chiaro nella scelta presa dalla donna e a Federico non restava altro che scoprire che cosa fosse.

-"Ti va di uscire da questa camera?" Gli chiese, all'ora di pranzo e con lo stomaco che brontolava da diverse ore, il maggiore senza alzare troppo la voce e gli accarezzò i capelli.
Federico mugugnò qualcosa sottovoce e strinse un po' più forte il fianco del compagno.
-"Hai fame?" Gli domandò e strusciò la guancia contro il petto, coperto ancora dalla maglia del pigiama grigio, il ragazzo.
-"Un po' sì." Annuì il moro. "E farebbe bene anche a te mangiare qualcosa." Aggiunse.
Il più piccolo sospirò e annuì, per poi girarsi a sedere sul letto.
-"Va bene, usciamo da qui." Rispose e si passò una mano tra i capelli. "Non risolveremo nulla stando chiusi qui dentro."
Benjamin sorrise soddisfatto e si sedette accanto a lui, per poi allungare una mano per accarezzargli il ginocchio coperto dal jeans.
-"E se uscissimo davvero?" Gli chiese.
-"Ti ho detto di sì, usciamo da qui."
-"Intendo non solo uscire da questa stanza." Spiegò Benjamin e si leccò le labbra per inumidirle. "Usciamo da questa casa, pranziamo fuori." Disse il ragazzo. "Prendere un po' d'aria ti farà bene."
-"Credo di averne presa abbastanza questa mattina per correre qui." Replicò sarcastico il biondo e incrociò le braccia al petto. "E dove avresti intenzione di andare?"
-"C'è un locale molto carino, e abbastanza tranquillo, a Trastevere." Disse il più grande. "Accetta e tra meno di un'ora saremo lì a goderci del buon cibo e lontano dai problemi." Aggiunse. "Che ne dici?"
Federico allacciò le braccia al collo del ragazzo e gli baciò la punta del naso.
-"Come potrei dirti di no?"

Così come il più grande gli aveva detto, circa un'ora dopo la giovane coppia arrivò al ristorante scelto dal maggiore a Trastevere, VII Coorte. Il moro frequentava spesso quel posto, a suo padre piaceva molto e non perdeva occasione per recarsi lì accompagnato dal figlio. Il ristorante era molto tranquillo, tranne nei weekend estivi o nel periodo natalizio, le pareti giallastre erano decorate con qualche foto del paesaggio romano e facevano da sfondo ai tavoli bianchi sempre ben ordinati e con una candela profumata al centro di ognuno; il personale era sempre molto cordiale e discreto, i clienti potevano avere la loro intimità e gustare degli ottimi piatti che facevano impazzire il moro.
-"È molto molto carino." Sorrise Federico, mentre si guardava intorno, dopo aver ordinato. "Mi piace."
-"E il cibo ti piacerà ancora di più." Replicò il moro e gli sorrise, per poi prendergli entrambe le mani. "Ti senti meglio, piccolo?" Gli chiese e inclinò la testa da un lato.
Il più piccolo sospirò e ritirò una mano per poggiarla sotto il mento.
-"Un po' meglio." Rispose e storse il naso quando, dall'esterno, sentì qualcuno discutere animatamente riguardo un auto parcheggiata male. "Ma non riesco a smettere di pensare a quanto mi ha detto mio padre." Aggiunse e si lasciò andare contro lo schienale candido della sedia, allontanando la sua mano da quella del maggiore. "Non riesco ad immaginare mia madre che scappa via."
-"Forse non l'ha fatto." Controbatté Benjamin, ripetendogli ancora una volta il suo punto di vista. "Prima di condannarla, di decidere che non è una buona madre, dovresti almeno provare ad ascoltare la sua versione." Aggiunse. "Non deve essere stato facile per lei affrontare quella situazione, non puoi sapere che cos'ha provato se non le parli."
-"Qualsiasi cosa sia successa, non mi sembra un buon motivo per lasciare da solo il suo unico figlio mentre era in coma." Replicò il biondo, fermo sulla sua idea.
Il più grande sospirò e annuì.
-"Hai ragione, non posso negarlo e non lo farò." Rispose il più grande. "Ma, ti prego, parla con lei e cerca di capire che cos'è successo davvero dodici anni fa. Sono certo ci sia dell'altro e non sarà tuo padre a dirtelo." Continuò. "Fallo per me."
Federico rimase in silenzio per qualche momento, per poi annuire e sospirare.
-"Sei fortunato, non riesco a resistere ai tuoi occhi dolci." Rispose e sorrise. "Le parlerò." Aggiunse. "Ma adesso smettiamo di parlare di questo, voglio distrarmi."
Il moro annuì e, poco dopo, la sua attenzione venne attirata da qualcosa fuori dalla grande finestra alle spalle del minore.
-"Aspettami per un momento." Disse e si alzò velocemente dalla sua sedia. "Torno subito." Aggiunse e prese il suo portafogli.
Il più piccolo aggrottò la fronte.
-"Ma Ben, dove vai?" Gli chiese confuso.
-"Torno tra due minuti, promesso!" Esclamò Benjamin e corse fuori dal locale.

-"Chiudi gli occhi." Disse, sorridente, il maggiore non appena rientrò nel ristorante attirando su di lui l'attenzione di due ragazze sedute dall'altro lato della sala.
Federico inarcò un sopracciglio.
-"Mi dici che ti prende?" Gli chiese Federico.
-"Chiudi gli occhi." Ripeté il moro. "Per favore."
Il minore alzò gli occhi al cielo, sospirò e fece come il fidanzato gli aveva chiesto; il giovane chiuse gli occhi e sentì il compagno avvicinarsi a lui.
-"Aprili." Sussurrò il moro.
Il più piccolo aprì gli occhi e si ritrovò davanti una quindicina di rose di diversi colori.
-"Ma sono bellissime!" Esclamò il più piccolo e prese i fiori privati delle spine. "Ben, sono meravigliose!"
Benjamin sorrise e si accovacciò accanto alla sedia del minore, per poi prendergli le mani.
-"Sono felice di vederti sorridere." Disse Benjamin e gli accarezzò il dorso delle mani. "Meriti queste rose e tanto altro." Aggiunse. "Meriti il meglio, lo sai, vero?"
-"Delle volte credo di non meritare te." Sospirò il biondo e poggiò le rose sulla sedia vuota accanto a lui. "Forse sei troppo per me."
-"Non pensare mai più una cosa del genere." Replicò il più grande. "Io non sono troppo per te, anzi, ma sono la persona che vuole starti accanto e che per te farebbe di tutto." Disse. "Non sminuirti mai, piccolo, perché per me sei tutto ciò che di più bello esista in questo mondo. Per me sei tutto."
Federico sorrise teneramente e si abbassò per dargli un bacio a stampo.
-"Sai, Benjamin, credo di essermi innamorato di te."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora