48. Vuoi restare in silenzio tutto il tempo?

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Qualche raggio di sole, in parte nascosto da grosse nuvole, filtrava nella stanza altrimenti buia, illuminando il letto sfatto e il corpo della persona che se ne stava avvolta tre le lenzuola color panna. La scrivania in legno sembrava brillare sotto quella luce, particolarmente luminosa era la busta che giaceva immobile da ore sulla scrivania in legno, ancora sigillata e carica di segreti.
-"Credo che Federico mi odiasse quando ci siamo conosciuti." Ridacchiò l'uomo dai capelli ricci, gli stessi di sempre che negli anni gli avevano conferito un certo fascino. "A ripensarci adesso, quando ci siamo incontrati la prima volta sembrava volesse ammazzarmi."
-"Voleva farlo davvero, Marco." Ridacchiò Benjamin e si appoggiò contro lo schienale della sedia. "Credo fosse geloso di te in quel periodo."
-"Davvero?"
-"Io credo di sì, ma lui non me ne ha mai dato conferma." Rispose il moro, nonostante i suoi capelli avessero iniziato da qualche anno a sbiadirsi. "Non gli è mai piaciuto parlare di quest'argomento, non ha mai accettato di essere geloso." Disse e sorrise divertito.
-"Il tuo esatto opposto." Replicò Marco. "Tu non hai mai fatto mistero del tuo essere geloso, anzi."
Benjamin sospirò e annuì.
-"Siamo sempre stati molto diversi." Rispose. "Lui il giorno, io la notte."
-"Questo vi ha sempre fatto litigare molto, no?"
-"Non immagini neppure quanto." Sospirò l'uomo. "E la cosa peggiore è che durante questi litigi le nostre differenze si accentuavano." Aggiunse. "Io e Federico abbiamo sempre affrontato le cose in modo diverso, anche i problemi."
-"Che intendi dire?" Gli domandò il riccio e lanciò una rapida occhiata fuori dalla finestra, dove un uccellino stava cantando allegro.
-"Io ho sempre avuto la tendenza ad ignorare i problemi e lui ad ingrandirli." Disse Benjamin. "Opposti, Marco. Siamo sempre stati opposti."

**

Benjamin decise di seguire il consiglio di Marco e lasciare al suo fidanzato qualche giorno per potersi calmare e risolvere la situazione con suo padre. Il moro, però, non era di certo sparito dalla vita del ragazzo e aveva continuato ad inviargli messaggi, si erano incontrati in facoltà ma non avevano mai parlato per più di qualche minuto senza alcun contatto fisico. Federico continuava ad avercela con il più grande, nonostante cercasse di non darlo a vedere, ed evitava di parlare dell'argomento o qualsiasi altra cosa che riguardasse suo padre.
Benjamin aveva anche proposto al compagno di annullare la loro vacanza, non voleva creare ulteriori problemi al ragazzo ma Federico aveva preferito non annullare il viaggio per evitare di dare a suo padre ulteriori motivi per credere che tra loro ci fosse altro se non una semplice amicizia.
-"Quindi vuoi partire soltanto per evitare di dover parlare con tuo padre?" Gli aveva chiesto il più grande, non particolarmente felice della risposta del ragazzo.
-"Se vuoi metterla in questi termini, sì." Annuì Federico. "E, per favore, evita di dirmi che cosa ne pensi perché, al momento, non mi interessa." Aggiunse. "Io torno in aula, ci vediamo."

I cinque giorni che mancavano alla loro partenza passarono molto velocemente e il più grande non ebbe la possibilità di parlare con il suo fidanzato riguardo la loro vacanza; Benjamin non voleva trascorrere le vacanze con il minore soltanto perché lui non voleva avere problemi con suo padre, soltanto perché in qualche modo Federico si sentiva costretto a partire con lui, ma fu costretto ad accettare la situazione e fingere che tutto andasse bene. O almeno era quello che credeva Federico.
Quel giorno, alle due del pomeriggio mentre qualche gocciolina d'acqua veniva giù dal cielo, il più grande come d'accordo andò a prendere Federico fuori casa sua e attese, con calma quasi spaventosa, che questo salisse in auto.
-"Ciao." Lo salutò Federico e chiuse la portiera, mentre lanciava una veloce occhiata ai suoi genitori che stavano rientrando in casa.
-"Ciao." Rispose il moro, con tono di voce che non lasciava trasparire alcuna emozione.
-"Partiamo?"
-"No."
-"Come no?" Replicò il più piccolo e inarcò un sopracciglio.
-"Non ho intenzione di muovermi da qui fino a quando non chiariremo questa storia." Disse Benjamin. "Non partirò soltanto per fare un favore a tuo padre." Aggiunse.
Il biondo strabuzzò gli occhi, per poi digrignare i denti e sbuffare infastidito.
-"Io non ho niente da dirti." Ringhiò il biondo. "Non voglio parlare."
-"Oh, beh, perfetto." Sbuffò il più grande. "Allora vuoi restare in silenzio tutto il tempo?"
-"Se dovesse servire, sì."
-"Allora non partiremo." Rispose il più grande e spense il motore dell'auto. "Puoi anche scendere."
-"Ma stai scherzando?!" Strillò Federico, facendo alzare gli occhi al cielo al fidanzato. "Mi vuoi davvero rovinare la vita?!"
-"Ti sbagli, è l'esatto opposto." Rispose il moro e strinse le mani sul volante. "Lo sto facendo per te, per aiutarti."
-"Ti prego, non ricominciare." Sospirò il diciannovenne. "Non voglio riparlare della questione."
-"Invece lo faremo." Disse il moro. "Ne parleremo fino a quando la questione non sarà chiarita."
-"Non c'è niente da chiarire." Rispose il più piccolo. "Tu non vuoi ammettere di avere sbagliato."
-"Perché sono solo io quello che sbaglia tra di noi, no?" Replicò, infastidito, Benjamin. "Tu sei perfetto, non hai colpe. Sono io quello tra di noi che non fa altro che sbagliare e non se ne rende neppure conto." Aggiunse. "Tu sei quello perfetto, io quello sbagliato."
-"Adesso non fare la vittima."
-"Non faccio la vittima, affatto." Scosse la testa il ventiduenne. "Ma è quello che tu pensi." Aggiunse. "Tu pensi di essere perfetto e di poter scaricare, ogni volta, la colpa su di me." Continuò. "Non è così?"
-"Non capisci mai un cazzo." Sbuffò il biondo e incrociò le braccia al petto. "Non ti rendi neppure conto di quello che dici." Aggiunse. "Come puoi negare di aver sbagliato a parlare con mio padre?"
-"Federico, cazzo, io non sono andato a dirgli che sei omosessuale!" Gridò il più grande e colpì il volante con un pugno, facendo sobbalzare il ragazzo. "Non gli ho detto nulla, non è colpa mia se tuo padre è fatto così!"
-"È fatto così, è vero, ma tu non sei migliore di lui!"
-"Mi stai davvero paragonando a tuo padre?" Replicò, a metà tra il deluso e l'arrabbiato, Benjamin. "Lo stai facendo davvero, Federico?"
-"Voi due siete molto più simili di quanto pensate." Rispose il biondo. "Lui vuole controllarmi, è vero, ma tu non sei da meno. Credi di aiutarmi ma, in realtà, fai l'esatto opposto e lo fai soltanto per tenermi accanto a te." Aggiunse. "E io sono stanco di essere controllato da qualcuno, non sono una marionetta." Continuò. "E adesso metti in moto, parti e cerchiamo di rendere questa fottuta vacanza il più sopportabile possibile e, magari, evita di parlarmi."
-"Vaffanculo, Federico." Replicò il più grande, con il volto contratto in una smorfia delusa e ferita, e mise in moto. "Sul serio, vaffanculo."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora