Benjamin e Federico passarono anche qualche minuto in quella posizione, con le braccia del moro poste ai lati del minore e questo che gli accarezzava, delicatamente, la nuca e sfiorava il suo piercing. I loro occhi sembravano essere incatenati, le labbra schiuse in sorrisi imbarazzati e la voglia di dirsi tante cose che, per il momento, non potevano ancora essere pronunciate ad alta voce.
Il silenzio tra i due giovani non era mai stato tanto rumoroso come in quell'occasione, i loro corpi sembravano parlare così come anche i loro occhi e i tocchi furtivi che i due si scambiavano quasi come se avessero paura di approfondirli. L'attrazione che c'era tra i due ragazzi era innegabile, era visibile anche ad occhio nudo e in quel momento più che mai, sembravano non riuscirsi a staccare e la voglia di mettere da parte il buonsenso e affidarsi all'istinto era tanta, ma la paura ancora di più.
-"Sei sicuro di voler uscire con me?" Gli domandò il più piccolo e gli sfiorò il naso con la punta del suo naso. "O meglio, di volere un appuntamento con me?" Rettificò e sorrise divertito.
Benjamin, con un'espressione decisamente seria, spostò le mani sui fianchi del più piccolo e annuì vigorosamente.
-"Non sono mai stato sicuro di qualcosa come lo sono in questo momento." Rispose Benjamin e, con gesti lenti, gli accarezzò i fianchi. "Voglio uscire con te."
-"Credi possa funzionare?" Gli chiese Federico. "Credi possa andar bene?"
-"Cosa?" Replicò il moro e strofinò la punta del naso contro la guancia pallida del diciannovenne. "A che cosa ti riferisci, Fè?" Gli chiese.
-"A noi due." Rispose il più piccolo. "Credi che io e te, noi due, insieme potremmo funzionare?" Chiese un po' titubante.
Benjamin sorrise e si alzò sulle punte per poter poggiare la fronte contro quella del minore.
-"A me sembra stia funzionando benissimo già da adesso." Replicò Benjamin e gli baciò la punta del naso.
-"Ci conosciamo solo da una settimana."
-"In teoria, quasi tre, ti ricordo che ci siamo visti prima della festa."
-"Sai che cosa intendo." Sospirò il biondo e gli accarezzò la testa.
-"Lo so bene." Annuì Benjamin. "E so anche che è stata la settimana più bella della mia vita." Aggiunse e sospirò notando l'espressione preoccupata del minore. "Federico, ascoltami, non so come continuerà tra di noi e neppure se funzionerà ma per adesso va bene, per adesso stiamo bene." Disse Benjamin. "Perché precluderci la possibilità di vivere qualcosa di bello soltanto per la paura del futuro? Andrà male? Forse sì o forse no, ma almeno potremmo dire di averci provato." Continuò. "Questa sera passeremo del tempo insieme, come stiamo facendo in questi giorni, nulla di più. Non devi preoccuparti, devi soltanto rilassarti. Okay?" Concluse e accarezzò il volto del minore.
-"Hai ragione." Annuì il biondo e abbozzò un sorriso. "Non devo pensare troppo al futuro o farmi troppi problemi." Disse. "Vada come vada, io voglio provarci."
-"Allora proviamoci."Il più piccolo, dopo aver passato circa un'ora e mezza a parlare del più e del meno con il moro seduti sulle scale della facoltà, ritornò a casa con un sorriso a dir poco radioso stampato sul volto e i piedi che sembravano non toccare terra mentre saltellava allegro tra le strade, come al solito trafficate, di Roma. Quando entrò in casa, però, parte del suo buonumore si spense sentendo della grida, colme di rabbia, provenire dalla cucina.
-"Ma perché devi sempre reagire in questo modo?!" Stava gridando una voce che il minore riconobbe come quella di sua madre.
-"Perché io sono stanco!" Gridò in risposta suo padre, con il suo solito tono burbero. "Sono stanco di te e di questa situazione!"
-"Allora che cosa aspetti a mettere fine a tutto?!" Replicò la donna, cercando di tenere testa al marito. "Sai che puoi farlo, ma forse hai troppa paura!"
-"Perché mai io dovrei avere paur-"
-"Che cosa succede qui?" La voce del diciannovenne interruppe le grida dei suoi genitori che, quasi contemporaneamente, si voltarono a guardarlo. "Perché state litigando?"
-"Tesoro, non sapevo fossi tornato." Disse Vanessa e abbozzò un sorriso di circostanza.
-"Sei in ritardo." Disse, con tono duro, Andrea. "Saresti dovuto tornare quasi un'ora fa."
-"Mi sono fermato a parlare con degli amici." Rispose Federico, optando per una mezza verità. "Perché stavate litigando?"
-"Non sono cose che ti riguardano." Replicò Andrea. "Avresti dovuto avvisarmi del ritardo."
-"Da quanto tempo ti interessa di quello che faccio o dei miei orari?" Controbatté il minore e inarcò un sopracciglio.
Il padre digrignò i denti e Vanessa sospirò rumorosamente.
-"Non rivolgerti a me in questo modo." Ringhiò l'uomo. "Tu devi rispettarmi."
Federico alzò gli occhi al cielo e sbuffò.
-"Me ne vado in camera." Disse Federico e si sistemò lo zaino sulla spalla. "Non disturbatemi, mi metto a studiare prima di uscire questa sera." Aggiunse e si girò per andarsene ma venne fermato dal padre che gli prese il polso.
-"Questa sera devi uscire?" Gli domandò e lo fece voltare verso di lui.
-"Sì." Annuì Federico annoiato. "Dei miei amici della facoltà mi hanno invitato ad uscire con loro."
-"Disdici tutto."
-"Che cosa?"
-"Hai sentito, disdici tutto." Disse Andrea. "Questa sera non esci."
-"E perché questa sera non dovrei uscire?" Replicò Federico e si liberò dalla presa del padre. "Dovrei forse restare qui a sentire te lamentarti per ogni cosa durante la cena?"
Il padre sbuffò e scosse la testa.
-"No, Federico, non è per questo motivo." Rispose l'uomo. "Questa sera verranno dei miei colleghi a cena."
-"E io che cosa dovrei farci?" Controbatté il biondo e incrociò le braccia al petto.
-"Tu dovrai esserci."
-"Non esiste." Scosse la testa il più piccolo. "Non resterò qui a farti da scimmietta ammaestrata e darti la possibilità di essermi come se fossimo in un circo." Aggiunse il ragazzo. Federico aveva preso parte a diverse - forse troppe - cene con i colleghi di suo padre e ne aveva detestato ogni momento; Andrea adorava esibire suo figlio, costringerlo a fingere di essere chi non era soltanto per fare una bella figura, per fingere di avere una vita perfetta e Federico era stanco di prendere parte a quella recita. "Io questa stasera uscirò con i miei amici."
-"Non ti sto chiedendo di partecipare alla cena, tu lo farai e basta." Disse Andrea con tono duro. "I miei colleghi verranno con le loro famiglie, i loro figli, e io non sarò di certo l'unico da solo e per di più in casa mia."
-"Rimanda la cena e parteciperò." Replicò Federico. "Questa sera io ho da fare."
-"Allora non hai capito quello che ti ho detto." Scosse la testa Andrea. "Questa sera tu resterai qui, che lo voglia o no, non ti permetterò di uscire." Aggiunse. "Avvisa i tuoi amici, tu questa sera resterai qui."
-"Federico, per favore, dai ascolto a tuo padre." Disse Vanessa. "Potrai uscire con i tuoi amici domani sera."
-"Ma mamma..." Sussurrò Federico.
Andrea sorrise soddisfatto delle parole della moglie.
-"Allora è deciso, questa sera resterai qui."

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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...