77. Io non voglio nascondermi.

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-"Credi che io sia a tua disposizione?! Credi che io sia il tuo fottuto cagnolino con cui puoi giocare quando ti pare?!"
-"Non l'ho mai pensa-"
-"Vai via subito!" Gridò il maggiore e indicò il corridoio.
-"Oh, vaffanculo." Sbuffò il biondo e, cogliendo di sorpresa il moro, lo raggiunse per poi baciarlo.
Il più grande rischiò di cadere quando l'altro si avventò su di lui, per poi prendergli il volto tra le mani e baciarlo; Benjamin sgranò gli occhi quando le loro labbra si incontrarono dopo quasi un mese passato separati, il moro indietreggiò e le sue ginocchia toccarono il bordo del divano colorato. Il più piccolo, cercando di essere il più delicato possibile, spinse il maggiore a sedersi sul divano e subito dopo si sedette a cavalcioni su di lui.
-"F- fermati..." Sussurrò, un po' a fatica, il più grande e poggiò le mani sul petto del minore per allontanarlo da lui.
Federico, per niente sorpreso da quel gesto, abbozzò un sorriso e poggiò la sua fronte contro quella del ragazzo per poi accarezzargli le mani.
-"Va tutto bene, Benjamin." Rispose, con voce bassa, e gli baciò la punta del naso. "Sono sempre io." Aggiunse. "Siamo sempre noi."
Il moro deglutì e scosse leggermente la testa.
-"Devi a- andartene." Balbettò il moro. "T- tu..."
-"Io sono uno stupido che ha sbagliato." Lo interruppe il più piccolo. "Ma adesso sono qui e voglio rimediare." Aggiunse.
Benjamin strinse gli occhi, per evitare di guardare il minore così vicino a lui e reprimere la voglia che aveva di riprendere a baciarlo.
-"Devi andartene." Ripeté Benjamin, cercando di sembrare sicuro di se stesso.
-"Guardami." Sussurrò, al suo orecchio, il biondo e gli mordicchiò il lobo dell'orecchio. "Guardami Ben." Aggiunse e gli accarezzò la guancia con il pollice. "Per favore."
Il più grande si lasciò convincere a riaprire gli occhi e, subito dopo, incontrò quelli del minore che gli stava sorridendo come non faceva da tempo.
-"Vuoi davvero che me ne vada?" Gli chiese il diciannovenne, ignorando il suo stomaco che brontolava. "Vuoi che ti lasci da solo?"
Qualcosa nel cervello del maggiore scattò - o forse si spense - e questo prese il volto del più piccolo tra le mani per poi baciarlo.

Appena pochi minuti dopo i due giovani si ritrovarono a baciarsi disperatamente mentre raggiungevano la stanza del maggiore; non appena i due entrarono nella camera Benjamin tolse la maglia, zuppa d'acqua, del minore e lo spinse sul letto per poi sistemarsi su di lui.
I loro vestiti, poco dopo, finirono sul pavimento della camera mentre i corpi nudi dei due giovani erano avvinghiati l'uno all'altro.
-"Mi sei mancato." Sussurrò Federico e gli accarezzò la schiena tatuata.
Il moro non replicò alle parole del minore ma, invece, si limitò a baciarlo e a spingersi, delicatamente, nel corpo del suo ex fidanzato.
Da quel momento in poi il mondo che si trovava fuori da quella stanza smise di esistere, i due ragazzi si concentrarono soltanto su loro stessi e i gemiti che avevano invaso lo spazio tra quelle quattro pareti. Il più grande continuava a spingersi ritmicamente nel corpo del biondo, mentre questo gli graffiava la schiena e gemeva rumorosamente il nome del moro. Federico non poté fare a meno di ricordare quando, poche sere prima, aveva passato la notte con un perfetto sconosciuto ma il ragazzo scosse la testa per eliminare quel ricordo.
-"Va tutto bene?" Gli chiese il moro, notando il gesto del minore.
Il più piccolo abbozzò un sorriso e annuì.
-"Va tutto benissimo."

La pioggia continuava a scosciare incessante, trascinando con sé qualsiasi cosa trovasse al suo passaggio, diverse strade erano allagate ma ai due ragazzi sembrava non importare, nel loro piccolo mondo il tempo non era mai stato più bello.
-"Hai fame?" Gli domandò il maggiore e gli accarezzò la coscia, dopo aver sentito lo stomaco dell'altro brontolare per l'ennesima volta.
Federico sorrise imbarazzato e annuì.
-"Ho molta fame." Ammise.
-"Allora vado a prenderti qualcosa." Rispose il moro e fece per alzarsi dal letto ma il diciannovenne lo bloccò, stringendogli leggermente il polso.
-"No, fermati." Disse il più piccolo. "Non importa adesso."
-"Ma hai detto di avere fame."
-"Dobbiamo parlare." Disse il minore. "È più importante." Aggiunse.
Benjamin sospirò e annuì, per poi sedersi a gambe incrociate sul letto.
-"Hai ragione, dobbiamo parlare." Rispose Benjamin. "Perché sei venuto qui?" Gli domandò.
-"Perché ho capito di aver sbagliato." Disse il biondo e si avvicinò al ragazzo. "Non ho fatto altro che sbagliare da quando questa storia è iniziata e mi dispiace moltissimo." Aggiunse. "Ho dato retta alle persone sbagliate, mi sono convinto di star facendo la cosa migliore per tutti ma, evidentemente, non è così." Continuò. "Ho dato retta a mio padre, mi ha convinto che tu non tenessi davvero a me e ad eliminarti dalla mia vita."
-"Che cosa ti ha fatto cambiare idea?" Chiese il più grande.
-"Ho capito di non poter vivere senza di te." Disse Federico. "Non riesco ad essere felice senza di te. In questi giorni sono stato malissimo, nonostante mi sforzassi di sembrare felice e tranquillo, e ancor di più sapendo che anche tu stavi male." Aggiunse e allungò una mano sulla gamba del maggiore. "Mi dispiace, Ben, non immagini neppure quanto. Sono stato uno stupido, ho mancato di rispetto a te e alla nostra relazione. Credi di potermi perdonare?"
Il moro abbassò lo sguardo sulla mano del minore, rimase in silenzio a fissarla per qualche momento per poi alzare nuovamente lo sguardo su Federico.
-"Chi è il ragazzo di stamattina?" Gli domandò con espressione corrucciata e tono di voce serio. "Stai uscendo con lui?"
Il più piccolo scosse vigorosamente la testa e sorrise.
-"È un mio amico." Rispose il ragazzo. "Si chiama Luca, lo conosco da anni e, ammetto, in passato mi attraeva ma ormai è acqua passata." Spiegò. "Per di più lui è fidanzato." Aggiunse. "Non lo vedevo da un po' di tempo e mi ha chiesto di incontrarci, nulla di più te lo giuro."
Benjamin annuì, aveva osservato il minore mentre parlava e sapeva non stesse mentendo.
-"Ti credo." Replicò, ma non riuscì a mettere a tacere una voce nella sua testa che non voleva saperne di lasciarlo in pace. "S- sei stato con q- qualcuno in questi g- giorni?" Gli chiese balbettando.
Il biondo sobbalzò a quella domanda e il suo volto divenne improvvisamente pallido, subito dopo però si pizzicò la gamba e si sforzò di sembrare il più naturale possibile.
-"N- no..." Mentì il biondo e abbassò lo sguardo. "Non s- sono stato con n- nessuno."
"Stupido. Sei uno stupido. Combini sempre guai." Si disse Federico e si morse il labbro inferiore.
Sul volto del più grande si dipinse un radioso sorriso e circondò il busto del minore con entrambe le braccia, per attirarlo più vicino a lui.
-"Non posso dirti che tutta la mia rabbia sia svanita, perché ti mentirei e non voglio." Iniziò a parlare il ragazzo. "E non voglio neppure perderti ma, allo stesso tempo, non voglio dovermi nascondere."
-"Che cosa intendi?" Gli chiese Federico e alzò lo sguardo.
-"Possiamo riprovarci." Disse Benjamin. "Ma dovrai parlare con tuo padre e dirgli tutto. Io non voglio nascondermi."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora