-"M- mi dispiace..."
-"Ci hai messo dodici anni per dirlo, complimenti Vanessa." Disse, sarcastico, Andrea che aveva gli occhi lucidi.
-"Federico, ti prego, ascoltami."
Il più piccolo si alzò dalla poltrona e si allontanò dalla madre.
-"Non ti ascolterò." Rispose. "Non voglio ascoltare più niente." Aggiunse. "Adesso sono io ad aver bisogno di starti lontano." Concluse e corse al piano superiore.
Vanessa si accasciò contro la poltrona e si coprì il volto, bagnato dalle lacrime, con entrambe le mani.
-"Era ora ricordasse tutto." Disse Andrea. "Meritava di sapere tutta la verità."
La donna si voltò verso di lui e lo guardò con gli occhi colmi di lacrime e di rabbia.
-"Era necessario dirgli tutto in questo modo?!" Replicò la donna furiosa. "Gli hai raccontato la tua versione!"
-"È l'unica versione esistente." Rispose il marito. "Sei scappata in Venezuela mentre tuo figlio era in coma, se fosse morto non lo avresti nemmeno saputo." Aggiunse. "Meritava di sapere chi è la donna che tanto ama e difende da tutto e tutti."
-"L'hai distrutto!"
-"Come tu hai distrutto me!" Controbatté Andrea e strinse il bicchiere vuoto. "Non sono io il cattivo della situazione ed era ora lo sapesse." Aggiunse e si alzò dalla poltrona per raggiungere la donna. "Mi hai tolto tutto e sei andata via, Vanessa, adesso ti ripagherò con la stessa moneta."Il più piccolo spense il cellulare non appena entrò nella sua stanza, ignorando il messaggio del moro tra le notifiche, e chiuse la porta per poi buttarsi sul letto e coprirsi il volto con le mani.
"Non può essere tutto vero. Non ci credo." Pensò il minore. Il ragazzo non riusciva ad immaginare sua madre lontano da lui neppure per un giorno, figurarsi pensare che fosse partita quando lui e suo padre avevano bisogno di lei più che mai.
Federico finì per addormentarsi tra le lacrime e i brutti pensieri che gli affollavano la mente, ma il suo non fu affatto un sonno tranquillo. Il sonno del giovane dai capelli biondi fu costellato da incubi, da sprazzi di ricordi di quanto suo padre gli aveva raccontato e di quanto per anni aveva cercato di dimenticare; più volte nel corso della notte si svegliò con la fronte imperlata di sudore e il respiro spezzato, mentre nella sua testa prendeva forma una nuova certezza. Sua madre lo aveva davvero lasciato da solo quando ne aveva più bisogno.-"Buongiorno, Federico." Disse Andrea, insolitamente di buonumore, non appena vide suo figlio entrare nella sala da pranzo. "Dormito bene?" Chiese e piegò il suo giornale.
Il biondo si strinse nelle spalle e prese una fetta biscottata con la marmellata di mirtilli.
-"Ho ricordato tutto." Rispose il biondo. "Ho fatto dei sogni e, questa mattina, ho ricordato tutto."
L'uomo non era molto sorpreso.
-"Prima o poi sarebbe dovuto succedere."
-"Sembra che questa situazione ti faccia piacere." Borbottò Federico e diede un morso alla fetta biscottata.
Andrea sorrise amaramente e scosse la testa.
-"Vorrei non fosse mai successo nulla, non puoi nemmeno immaginare quanto io abbia sofferto." Rispose Andrea. "Ma è successo ed è giusto che tu sappia tutto." Aggiunse. "Non sono il mostro che credi."
-"E la mamma lo è?" Replicò il biondo.
-"Non sono stato io a dire una cosa del genere."
Il diciannovenne sospirò e poggiò la fetta biscottata nel piatto.
-"Io esco, non aspettatemi per pranzo."
-"Non fai colazione?" Domandò Andrea.
-"La farò con Benjamin."Federico corse verso casa del maggiore, nonostante questo non sapesse del suo arrivo, ignorando il freddo gelido di quella mattina e la testa che gli doleva per la brutta notte che aveva appena trascorso. Il biondo, in quel momento più che mai, sentiva la necessità di allontanarsi da casa sua e potersi nascondere nel suo piccolo mondo con il suo fidanzato.
-"Federico, che sorpresa, non sapevo saresti venuto." Gli sorrise Alessio non appena vide Federico entrare in salotto, mentre lui si sistemava la cravatta scura per uscire.
Il biondo abbozzò un sorriso, decisamente poco convincente, e si passò una mano tra i capelli scompigliati per il vento.
-"Buongiorno." Sussurrò. "Disturbo?"
L'uomo scosse la testa.
-"Sai che non disturbi mai, questa è anche casa tua." Replicò. "Ma va tutto bene? Ti senti bene? Sei molto pallido."
-"Benjamin sta dormendo o è sveglio?" Chiese Federico, cambiando argomento.
-"Si è svegliato da poco, è in camera sua ma tra poco dovrebbe scendere per fare colazione."
-"Vado da lui."-"Papà stavo per sc-" Stava parlando il maggiore, credendo fosse stato suo padre ad aprire la porta, ma si zittì non appena vide la testa bionda tinta del fidanzato. "Ehi, piccolo, che bella sorpresa." Sorrise il maggiore e poggiò il suo cellulare sulla scrivania bianca.
Federico, senza aprire bocca, si gettò tra le braccia del compagno e lo strinse il più possibile.
-"Piccolino, che succede?" Sussurrò il ventitreenne e gli accarezzò la schiena. "Va tutto bene?" Chiese.
-"Va tutto malissimo." Rispose Federico, faticando a trattenere i singhiozzi. "È un incubo, non riesco a crederci."
Il moro, lentamente, guidò il minore verso il letto e lo fece sedere.
-"Hai di nuovo litigato con tuo padre?" Gli chiese e si sedette accanto a lui. "È tornato prima dal viaggio?"
Il più piccolo annuì debolmente.
-"Non ho litigato c- con lui." Singhiozzò lui. "Ma m- mi ha detto delle c- cose..."
Benjamin raddrizzò la schiena.
-"Ti ha offeso? Ha cercato di convincerti che sei tu quello che sta sbagliando?" Gli chiese. "Perché, se lo avesse fatto, ti giuro che gliela farò pagare."
Il biondo scosse la testa contro il petto del maggiore.
-"Mi ha raccontato d- delle cose successe molti a- anni fa." Rispose il biondo.
-"Ti va di parlarne o preferisci farlo in un altro momento?"
Il diciannovenne prese un respiro profondo e annuì, per poi raccontare al moro quanto successo anni prima senza tralasciare alcun dettaglio. Il più grande ascoltò l'intero racconto senza aprire bocca, limitandosi a stringere più forte il compagno quando questo singhiozzava o qualche lacrima scendeva a bagnargli il volto.
-"Non riesco a credere a quanto mi hai raccontato." Disse, infine, il più grande. "Non ho mai pensato che tua madre potesse fare una cosa del genere."
-"N- nemmeno io..." Singhiozzò Federico. "Pensavo m- mi volesse b- bene..."
-"Ma lei ti vuole bene." Replicò il moro e gli accarezzò la schiena. "Te l'ha dimostrato tantissime volte."
-"Non quando n- ne avevo bisogno."
-"È stato un momento duro anche per lei, aveva perso due figli e rischiava di perdere anche te." Rispose il maggiore. "E sapeva che se fosse rimasta a casa quel giorno non sarebbe successo nulla né a te né a tuo fratello." Aggiunse. "Cerca di capire anche lei, deve essere stato insopportabile vivere quella situazione."
-"E se io fossi m- morto?" Replicò il più piccolo. "Lei non sarebbe stata l- lì con me..."
-"Lei è sempre stata con te, solo non fisicamente. Questo lo sai, vero?" Rispose Benjamin e gli accarezzò la testa.
Federico scosse la testa e si stropicciò gli occhi con il dorso della mano.
-"Lei n- non era lì c- con me..." Singhiozzò Federico. "Ero s- solo. Sono solo."
-"Non dire mai più, nemmeno per scherzo, una cosa del genere." Lo rimproverò il moro e gli prese il volto tra le mani. "Tu hai me." Disse. "Qualsiasi cosa succeda, tu avrai sempre me. Non sarai mai solo."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fiksi Penggemar«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...