51. Siamo anche in grado di fare pace.

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-"Non è facile per me fidarmi delle persone."
-"Ma io non sono una persona qualsiasi, Federico." Lo interruppe il ventiduenne. "Io sono il tuo fidanzato, dovresti fidarti di me." Aggiunse. "Altrimenti non avremo mai basi per la nostra relazione."
-"Io mi fido di te." Disse il biondo, in netto contrasto con quanto aveva detto poco prima. "Solo che delle volte faccio fatica a dimostrarlo, delle volte la mia negatività ha la meglio e finiamo per litigare." Aggiunse. "Ma ti prometto che cercherò di cambiare quest'aspetto di me, però per farlo avrò bisogno di te al mio fianco." Continuò. "Puoi perdonarmi?"
Il più grande sospirò e si lasciò cadere sul letto, per poi chiudere gli occhi.
-"Stiamo insieme da meno di due mesi eppure questa scena l'abbiano già vissuta tantissime volte." Sussurrò il più grande. "Troppe volte." Aggiunse. "E non mi piace."
Federico annuì debolmente, si alzò dal pavimento e si sedette sul letto accanto al compagno.
-"I primi mesi di una relazione sono sempre i più difficili, dovresti saperlo." Rispose Federico e allungò una mano per accarezzargli il petto. "I primi mesi servono a conoscersi ed è normale che ci siano dei problemi, delle discussioni." Aggiunse. "E nel nostro caso ancora di più, visto che prima di fidanzarci ci siamo conosciuti davvero poco."
-"Adesso vuoi anche lamentarti del tempo passato insieme?" Borbottò il ventiduenne e aprì un'occhio per guardare il ragazzo, assumendo un'espressione che fece sorridere il minore.
-"Non mi sto lamentando." Rispose il più piccolo. "Sto solo cercando di dire che è normale litigare." Aggiunse. "Se non lo facessimo vorrebbe dire che, tra di noi, non c'è interesse." Continuò. "Capisci?"
-"Capisco che mi sembrano tutte scuse." Rispose il moro. "Non mi piace litigare, soprattutto con te, eppure sembra che non siamo in grado di fare altro."
-"Ma siamo anche in grado di fare pace." Replicò il più piccolo e si sdraiò su un fianco. "Ed è questo quello che conta, no?"
Il maggiore sospirò e scosse la testa.
-"Ti hanno mai detto che è sbagliato andare a letto arrabbiati?" Continuò a parlare il più piccolo. "Ormai è sera, non hai molto tempo per smettere di essere arrabbiato." Scherzò il ragazzo e gli baciò la spalla. "Quindi è meglio chiarire adesso."
-"Non è la prima che vado a letto arrabbiato." Replicò Benjamin. "E non mi sembra che nei giorni passati ti sia interessato molto."
Il biondo sospirò.
-"Hai intenzione di avercela con me ancora per molto tempo?"
-"Non prevedo il futuro, ma può darsi."
-"Vuoi rovinare la vacanza che hai tanto atteso?" Gli domandò il biondo, sperando di riuscire a far cambiare idea al suo compagno.
-"Non mi sembrava che prima ti interessasse tanto di questa vacanza." Replicò il più grande. "Anzi l'hai definita fottuta vacanza, o mi sbaglio?"
-"No, non ti sbagli." Rispose Federico e, poco dopo, si alzò per poi sedersi a cavalcioni sul bacino del ventiduenne. "Ma sono pentito." Aggiunse e si abbassò per dargli un bacio sul collo. "Mi dispiace davvero tanto." Sussurrò e gli mordicchiò il lobo dell'orecchio. "Mi perdoni?" Concluse, prese le mani del moro e se le portò sui suoi fianchi.
Il moro chiuse gli occhi, beandosi dei baci del suo compagno e accarezzandogli lentamente i fianchi.
-"Che cosa stai cercando di fare?" Gli chiese e gli strinse i fianchi.
-"Nulla." Mentì il più piccolo e gli schioccò un sonoro bacio sulla guancia. "O meglio, forse sto facendo qualcosa." Rispose e sorrise contro il collo del compagno. "Ma se vuoi sapere che cosa dovrai perdonarmi." Concluse e si strusciò sul bacino del ragazzo.
Pochi momenti dopo il più piccolo si ritrovò schiacciato tra il materasso, coperto da delle lenzuola viola scuro, e il corpo del moro che, in quel momento, lo stava guardando mentre si mordeva il labbro.
-"Vuoi giocare, Federico?" Gli domandò e si leccò le labbra rosse.
Le mani del minore, che stava sorridendo soddisfatto, scivolarono sul sedere del moro e lo strinsero.
-"Questo vuol dire che mi hai perdonato?" Replicò il più piccolo e allacciò le gambe sul bacino del fidanzato.
-"Stai zitto." Sbuffò Benjamin e avvicinò il suo viso a quello del diciannovenne. "Stai zitto e baciami."

Non passò molto tempo prima che i vestiti dei due giovani occupassero il parquet della stanza, che le luci si spegnessero e che la pioggia, diventata ormai una vera e propria tempesta, facesse da colonna sonora ai gemiti che si stavano diffondendo tra le quattro mura. Le coperte viola del letto erano state scalciate sul fondo, in modo molto disordinato, i corpi nudi dei due ragazzi erano aggrovigliati, si confondevano l'uno con l'altro, mentre le loro bocche si cercavano disperate.
Il più grande si stava spingendo ritmicamente nel corpo del suo fidanzato che, a sua volta, lo stava stringendo come se la sua vita dipendesse da quel contatto, dalle sue labbra continuava a fuoriuscire il nome del moro pregno di passione e di amore. La rabbia che poco prima li aveva portati a litigare - ancora una volta - sembrava essere svanita mentre i loro copro diventavano un tutt'uno, mentre i due si arrendevano ai loro istinti naturali.
La pioggia era ormai cessata quando nella stanza i suoni si attutirono lasciando spazio a qualche stella poco visibile; i due ragazzi, stanchi ma felici, recuperarono le lenzuola dal fondo del letto e coprirono i loro corpi nudi ma ancora stretti l'uno all'altro.
-"Mi sarebbe stato utile sapere prima che bastava del sesso per farti calmare." Ridacchiò Federico e gli baciò il petto nudo e tatuato. "Avremmo evitato molte discussioni."
-"Non è vero che basta del sesso per farmi calmare." Borbottò il moro, fingendosi offeso. "Ma per del buon sesso potrei anche pensarci." Aggiunse divertito.
Il più piccolo rise e gli diede un bacio a stampo.
-"Vedrò che cosa posso fare." Rispose e gli sorrise, per poi tornare serio. "Comunque prima non scherzavo, sono davvero pentito per quello che ti ho detto."
-"Lo so, piccolo." Annuì Benjamin e gli baciò la fronte. "Anch'io ero serio." Aggiunse. "Non mi piace litigare con te e, ancor di più, per motivi tanto stupidi."
Il biondo sospirò e si strinse un po' di più al corpo del compagno.
-"Capisco che per te siano motivi stupidi ma, ti prego, cerca anche tu di capire me." Rispose il biondo. "Non è stato bello per me sentire quella domanda da mio padre, pensavo davvero avesse scoperto tutto."
-"Per te sarebbe davvero così tanto brutto se tuo padre scoprisse tutto?"
-"Per me no, anzi." Scosse la testa il minore. "Ma per lui sì, credo tu abbia capito come la pensa in proposito."
-"Purtroppo sì." Sospirò il più grande. "Non puoi, però, continuare a nasconderti a causa sua." Aggiunse e gli accarezzò la schiena. "Non hai mai pensato di dirglielo?"
-"Più di una volta, sono anni che non penso ad altro." Disse Federico. "Ogni volta che ho tentato di aprire il discorso lui ha reagito male e io non gli ho mai detto nulla." Aggiunse. "Alla fine mi sono detto che non è importante che lui lo sappia."
Il moro inarcò un sopracciglio.
-"Vuoi fingere di essere chi non sei fino a quando vivrai?" Gli domandò.
-"Questa era la mia idea." Annuì il più piccolo. "Adesso però ho cambiato idea." Aggiunse e abbozzò un sorriso. "Adesso ho un buon motivo per dirgli tutto." Continuò. "Adesso ho te."
Benjamin si morse il labbro, per reprimere un sorriso, e strinse tra le sue braccia il corpo nudo del biondo.
-"Quindi gli dirai tutto?"
-"Sì, te lo prometto." Rispose Federico. "Ti chiedo soltanto di darmi ancora un po' di tempo." Aggiunse. "Non è facile per me, ma voglio farlo, ho solo bisogno di tempo."
Benjamin annuì e gli diede un bacio a stampo.
-"Ti darò tutto il tempo che vuoi." Replicò. "Mi basta sapere che non ti perderò."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora