23. Siamo soli?

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Nella stanza i vari fogli e oggetti leggeri svolazzavano da una parte all'altra della stanza, sul pavimento, a causa del vento che era entrato la stanza attraverso la finestra lasciata aperta.
Nell'ambiente il buio la faceva da padrone, tutte le luci erano spente e la poca illuminazione proveniva dalle luci del corridoio, grazie alla porta lasciata aperta, e dalle varie luci accese nel giardino. La casa era deserta, il personale di servizio era andato via e nella villa non era udibili suoni fatta eccezione per quelli provenienti dalla camera buia.
Nella camera da letto al piano superiore, la seconda porta sulla destra, i gemiti risuonavano più forti che mai insieme allo schioccare di baci e a parole pronunciate pregne di lussuria.
-"B- Benjamin..." La voce, particolarmente acuta, del più piccolo riecheggiò nelle orecchie del moro e strinse più forte le gambe sul suo bacino.
Il moro, decisamente accaldato, gemette nel sentire l'altro pronunciare il suo nome in quel modo.
-"Dio." Gemette il ragazzo e si spinse più freneticamente nel corpo del minore, facendo contorcere di piacere il ragazzo su di lui. "Sei così..." Sussurrò il ragazzo e morse il collo del più piccolo. "Wow."
-"Ancora." Ansimò il più piccolo e gettò la testa all'indietro. "Fallo ancora."
E Benjamin non se lo fece ripetere una seconda volta.
-"Tutte le volte che vorrai."

Qualche ora prima...

Il sole era nascosto da grandi nubi grigiastre che non lasciavano presagire che cosa sarebbe successo da lì a poco, attimi di cielo buio venivano alternati con momenti di sole. In quel tranquillo sabato mattina di inizio novembre le temperature erano meno basse del normale ed era ancora piacevole uscire per una passeggiata ed era quello che Federico avrebbe fatto da lì a poco.
-"E chi sarebbe questo ragazzo da cui dormirai?" Domandò, sospettoso e infastidito come al solito, Andrea mentre guardava suo figlio mettere il caricabatterie del cellulare nello zaino nero. "E perché devi restare da lui anche domenica?"
Federico sospirò e chiuse lo zaino.
-"Studieremo insieme e, restando anche domenica, avremo più tempo." Mentì Federico. "E te l'ho già detto, si chiama Benjamin, è un bravo ragazzo."
-"Se è tanto bravo perché non ce lo presenti?" Replicò il padre.
-"Sono sicura che lo farà a breve, non è così, Federico?" Si intromise Vanessa e sorrise al figlio.
-"Certo." Annuì il biondo. "Stavo pensando di invitarlo a pranzo il prima possibile."
Andrea fece una smorfia, come al solito non credeva molto a ciò che suo figlio gli diceva dei suoi amici, e annuì.
-"Il prima possibile, Federico." Disse Andrea. "Ci vediamo lunedì." Aggiunse ed uscì dalla stanza per andare a rinchiudersi nel suo studio.
-"Io vado." Disse il biondo e prese il suo zaino.
Vanessa annuì e si scostò una ciocca di capelli dal volto.
-"Per qualsiasi cosa, chiamaci." Rispose la donna per poi schiarirsi la voce. "Hai preso... uhm, tutto?"
-"Mamma!" Esclamò, imbarazzato, il più piccolo intuendo a che cosa sua madre si riferisse. "Comunque sì, ho tutto." Sussurrò.
La donna scosse la testa divertita e gli accarezzò la testa.
-"Ci vediamo lunedì."

Federico aveva corso, nonostante il pesante zaino sulle spalle, per raggiungere il prima possibile la casa del maggiore e stando ben attento a non sbagliare strada.
«Quando arrivi?» Recitava uno dei tanti messaggi ricevuti da parte del più grande.
«Sono qui fuori.» Rispose, dopo una manciata di minuti, il biondo e si fermò davanti al cancello verde per riprendere fiato.
Poco dopo il minore vide la figura del moro, a dir poco sorridente, avvicinarsi al cancello.
-"Ehi." Lo salutò Federico e si sistemò i capelli. "Scusami per il ritardo." Aggiunse.
Il moro aprì il cancello e prese la mano del minore per tirarlo all'interno.
-"Era ora arrivassi." Sussurrò il moro, chiuse il cancello per poi spingere il minore contro questo e baciarlo.
Il più piccolo non poté fare a meno di sospirare quando le sue labbra si unirono a quelle di Benjamin, nell'ultima settimana non erano riusciti a vedersi tanto quanto avrebbe voluto e ogni volta avevano a disposizione pochissimo tempo. Il diciannovenne, però, ebbe a stento il tempo di allacciare le braccia al collo di Benjamin prima che questo si staccasse.
-"Speravo in un benvenuto migliore." Disse il più piccolo e arricciò il naso.
-"Abbiamo tutto il tempo per quello." Rispose Benjamin e gli prese la mano. "Ora entriamo in casa."

-"Siamo soli?" Domandò Federico non appena entrarono nella villa che, la settimana precedente, non era riuscito a visitare.
Il moro si leccò le labbra e si avvicinò per abbracciare da dietro il minore.
-"Soli soletti." Disse il moro. "Ci siamo solo noi due." Aggiunse. "E la sauna, ovviamente." Continuò e gli baciò il collo.
Il più piccolo ridacchiò e accarezzò le mani del ventiduenne.
-"Allora siamo in ottima compagnia." Rispose il più piccolo e si voltò tra le braccia dell'altro, per potersi trovare faccia a faccia con lui. "Sono felice di poter passare un po' di tempo con te." Aggiunse e gli allacciò le braccia al collo.
-"Sono felice anch'io." Annuì Benjamin e gli diede un bacio a stampo. "Ti va di mangiare qualcosa?" Gli domandò e gli accarezzò la schiena.
-"È possibile mangiare il padrone di casa?" Ridacchiò il biondo e inclinò la testa da un lato.
Il più grande sorrise e gli prese il volto tra le mani.
-"È il piatto forte della giornata."

Erano passate diverse ore da quando il più piccolo era arrivato a casa del maggiore e, durante quelle ore, i due non avevano fatto altro che stare attaccati e baciarsi mentre si toccavano lascivamente.
-"Mi stai facendo impazzire." Sussurrò il maggiore e strinse i fianchi di Federico che stava seduto a cavalcioni su di lui. "Se continui così potrei non rispondere più delle mie azioni." Aggiunse mentre il diciannovenne continuava a baciargli il collo e accarezzargli i fianchi.
Federico sorrise e strusciò la punta del naso contro il suo collo.
-"Magari è quello che voglio, non ci hai pensato?" Replicò Federico e si umettò le labbra con la lingua.
Il moro poggiò la fronte contro quella del più piccolo e lo strinse contro il suo petto.
-"Non hai idea di quello a cui stai andando incontro." Sussurrò e gli morse il labbro inferiore. "Non puoi nemmeno immaginarlo."
-"Non voglio immaginarlo." Scosse la testa il più piccolo. "Mostramelo."

Nessuno dei due, nel caso in cui glielo avesse chiesto, avrebbe saputo dire con precisione come si ritrovarono nella stanza del moro, mentre fuori il cielo era diventato del tutto buio, i loro vestiti buttati da qualche parte sconosciuta ai due mentre i loro corpi erano premuti l'uno contro l'altro.
-"Sei bellissimo." Sussurrò il moro e accarezzò il corpo, ormai nudo, del ragazzo sotto di lui. "Anzi, forse è riduttivo dirti che sei bello."
Federico sorrise e si sistemò meglio il cuscino sotto la testa.
-"Anche tu non sei male." Replicò Federico e ridacchiò. "Niente male, davvero."
-"Niente male? Solo niente male?" Controbatté il ventiduenne e morse il labbro del minore. "Davvero, Federico?" Continuò e gli strinse il sedere tra le mani, facendolo sobbalzare.
-"Magari potresti convincermi che sbaglio." Replicò il più piccolo. "Ma non ti sarà facile."
Benjamin sorrise ma subito dopo mise da parte l'ironia.
-"Sei pronto?" Gli domandò e gli accarezzò la gamba.
Il biondo sorrise intenerito e sistemò le gambe sul bacino del maggiore.
-"Sì."
-"Sei sicuro di volerlo fare?" Continuò a domandargli Benjamin. "Se volessi tirarti indietro lo capirei, non devi preoc-"
-"Benjamin." Lo interruppe il biondo. "Ti sembro una persona che vuole tirarsi indietro?" Replicò. "Perché, in quel caso, ti sbagli."
Il più grande sospirò sollevato e gli diede un bacio a stampo.
-"Se dovesse infastidirti qualcosa fermami subito, okay?"

La stanza, decisamente ampia, era piena dei gemiti dei due ragazzi, i loro corpi accaldati erano uniti in un modo che nessuno dei due avrebbe mai pensato, le labbra si cercavano di continuo in quel groviglio di pelle e passione.
Dalla bocca del minore non facevano altro che uscire rumorosi gemiti, seguiti dal nome di Benjamin pronunciato come se fosse una cantilena, che facevano impazzire il moro che, in preda alla passione, non faceva altro che aumentare il ritmo delle spinte facendo contorcere di piacere il ragazzo sotto di lui.
-"B- Benjamin..." La voce, particolarmente acuta, del più piccolo riecheggiò nelle orecchie del moro e strinse più forte le gambe sul suo bacino.
Il moro, decisamente accaldato, gemette nel sentire l'altro pronunciare il suo nome in quel modo.
-"Dio." Gemette il ragazzo e si spinse più freneticamente nel corpo del minore, facendo contorcere di piacere il ragazzo su di lui. "Sei così..." Sussurrò il ragazzo e morse il collo del più piccolo. "Wow."
-"Ancora." Ansimò il più piccolo e gettò la testa all'indietro. "Fallo ancora."
E Benjamin non se lo fece ripetere una seconda volta.
-"Tutte le volte che vorrai."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora