Benjamin e Federico avevano passato il resto della serata e l'intera notte a baciarsi e a stringersi in quel letto pregno della loro passione, a rotolarsi tra le lenzuola per bearsi di quanto stava succedendo.
I due ragazzi avevano perso la cognizione del tempo rinchiusi in quella bolla che sembrava, almeno per il momento, non avere alcuna intenzione di scoppiare. Il mondo esterno era rimasto fuori da quella casa, qualsiasi cosa stesse succedendo ai due giovani non importava, tutto ciò che contava per loro era rinchiuso in quella camera, tra le lenzuola stropicciate e i loro corpi accaldati, e stretto tra le loro braccia.
La notte passò a suon di baci mentre il cielo si tingeva di calde sfumature d'arancio e il sole faceva capolino dietro i palazzi di Roma e una fitta rete di nubi candide.
-"È mattino." Sussurrò Federico, leggermente intorpidito, quando il primo raggio di sole gli colpì il viso costringendolo a chiudere gli occhi.
Il moro si voltò a guardare la finestra, lasciata aperta la sera precedente, e annuì.
-"È l'alba." Disse il moro e, per la prima volta da quando erano entrati in quella stanza, si allontanò dal corpo del più piccolo per mettersi a sedere sul letto.
-"Non pensavo fosse passato così tanto tempo." Replicò il più piccolo e rotolò su un fianco per guardare meglio il compagno.
Benjamin ghignò divertito e lasciò che il suo sguardo ricadesse, ancora una volta, sul corpo nudo e pieno dei segni di quella notte del minore per poi inumidirsi le labbra con la lingua.
-"Sai come si dice, no?" Controbatté Benjamin. "Quando ci si diverte il tempo passa prima." Aggiunse e ammiccò al più piccolo.
Il biondo ridacchiò e allungò una mano per accarezzare il ginocchio del ventiduenne.
-"Chi ti assicura che io mi stessi divertendo?" Replicò il biondo.
Il più grande scosse la testa divertito e si abbassò per stampare un bacio sulle labbra, gonfie per i tanti baci di quelle ore, del minore.
-"Diciamo che in qualche momento mi è sembrato ti divertissi, ma nulla di che." Ridacchiò il più grande e gli accarezzò il volto. "Ti va di andare a vedere l'alba?" Gli chiese.
-"Adesso?" Rispose Federico.
-"Ovvio." Annuì il moro. "Se ci sbrighiamo possiamo ancora riuscire a vederla." Aggiunse. "Ti va?"
-"Con te mi va di fare tutto."I due giovani finirono per vedere ben poco dell'alba e, praticamente attaccati mentre se ne stavano sdraiati su un lettino bianco a bordo piscina, preferirono continuare a prestare attenzioni - decisamente tante attenzioni - alle loro labbra e ad accarezzare il corpo dell'altro.
-"Allora, ti è piaciuto vedere l'alba?" Chiese, con tono divertito, il minore e allacciò le gambe sulla vita del più grande.
-"Mi è piaciuto di più vedere te." Rispose il moro e gli mordicchiò il labbro inferiore. "Sei bellissimo." Gli disse per l'ennesima volta in poche ore.
Il più piccolo sorrise imbarazzato e gli diede un bacio a stampo.
-"Rientriamo in casa?" Domandò il più piccolo.
-"Doccia?" Replicò Benjamin e inclinò la testa da un lato.
-"Solo doccia?" Rispose il biondo e si leccò le labbra.
Il più grande ridacchiò e scosse la testa.
-"Vedremo."Il corpo del più piccolo, coperto soltanto da dei pantaloncini - che a detta del moro non potevano neppure essere definiti tali - neri che di solito usava come pigiama, era premuto contro il muro color rosa antico del soggiorno del moro mentre questo, che indossava soltanto dei jeans neri sbottonati, si premeva contro di lui e continuava a far riunire le loro labbra. Federico aveva le gambe strette sul bacino del compagno, le mani allacciate dietro il collo del ragazzo ed emetteva lunghi sospiri non appena questo si spingeva contro di lui e gli stringeva i fianchi.
-"N- non sarebbe più c- comodo se ci spostassimo in camera?" Balbettò il più piccolo, non appena il moro spostò le labbra sul suo collo,
Il moro scosse la testa e gli baciò un punto che durante quella notte si era premurato di marchiare.
-"Io credo che anche qui sia abbastanza comodo." Rispose il moro per poi impossessarsi nuovamente delle labbra del ragazzo.
Occupati com'erano a baciarsi i due ragazzi non sentirono neppure dei rumori provenienti dall'ingresso e, subito dopo, dei passi diretti verso la sala dove loro si trovavano.
-"Benjamin sono to- Oddio, scusatemi!" La voce, diventata decisamente più scura mentre pronunciava le ultime due parole, di Alessio fece sobbalzare i due ragazzi e il moro morse il labbro del minore più forte del previsto.
-"Ai!" Gemette di dolore il minore e strinse gli occhi.
-"Scusami piccolo." Sussurrò il moro, per poi voltarsi verso il genitore. "Ma che cosa ci fai qui?!" Gridò, imbarazzato, e aiutò il diciannovenne a ritornare con i piedi per terra,
-"Avresti potuto dirmi che saresti stato in compagnia, avremmo evitato questa situazione imbarazzante." Replicò Alessio e scosse la testa divertito.
-"Tu dovevi tornare domani!"
Federico, con il volto che sembrava andare a fuoco, si nascose dietro le spalle del moro nonostante questo fosse più basso di lui.
-"Pensavo fossi solo." Rispose il padre e si voltò per evitare di imbarazzare, ancora di più, il compagno del figlio. "Ho guidato di notte per arrivare il prima possibile e passare con te la domenica." Spiegò l'uomo. "Ma, evidentemente, ho sbagliato."
-"Voglio sotterrarmi." Sussurrò, a voce meno bassa di quanto pensasse, il minore e sospirò.
-"Se può consolarti, vale lo stesso per me!" Rispose Alessio divertito.
Benjamin si passò una mano tra i capelli e sospirò.
-"Noi andiamo a vestirci." Disse e strinse la mano del più piccolo. "Parleremo dopo."-"Dai Federico, esci da lì." Si lamentò il maggiore sulla soglia della porta della sua camera. "Mio padre non ti mangerà mica."
-"Ma ti rendi conto di quello che ha visto?!" Replicò Federico. "Stavamo per farlo nel suo salotto!"
-"Innanzitutto, il salotto è anche mio." Puntualizzò il moro. "E poi l'hai detto tu stesso, stavamo per farlo, non lo stavamo già facendo." Aggiunse. "Eravamo vestiti e ci stavamo baciando, non ha visto nulla che lo traumatizzerà." Continuò.
-"Che vergogna." Sospirò il più piccolo. "Che pessima figura." Aggiunse. "La volta scorsa eravamo chiusi in camera e adesso questo, di sicuro si sarà fatto una pessima idea di me."
Benjamin si avvicinò a lui e gli cinse la vita con le braccia.
-"Mio padre non ha alcuna idea su di te, te lo assicuro." Rispose Benjamin. "Non giudica prima di conoscere e, sono sicuro, quando ti conoscerà ti adorerà proprio come faccio io." Aggiunse e gli accarezzò i fianchi. "Ma se adesso tu non scendessi, beh, potrebbe iniziare a pensare male di te."
-"Tu dici?" Replicò il biondo,
-"Io dico." Annuì il più grande. "Dai, andiamo, mio padre ci sta aspettando."Il biondo si era trascinato, restando sempre alle spalle del più grande, fino al piano inferiore dove Alessio li stava aspettando mentre sistemava delle pietanze improvvisate sul tavolo.
-"Papà, eccoci." Disse il maggiore per annunciare il loro arrivo.
-"Ho preparato la colazione." Disse Alessio. "Non è molto ma spero posso piacervi, ho anche comprato i cornetti poco prima di arrivare, per fortuna ne ho preso qualcuno in più." Aggiunse e indicò il vassoio contenente mezza dozzina di cornetti. "Sedetevi." Aggiunse.
Il più grande strinse la mano del compagno e lo invitò ad avvicinarsi al padre.
-"Prima lascia che vi presenti." Rispose il più grande e poggiò una mano sulla spalla del minore. "Papà, lui è Federico." Disse. "Federico lui è mio padre, Alessio."
-"Piacere di conoscerti, Federico." Sorrise Alessio e si avvicinò per porgere la mano al ragazzo. "Ottima scelta, figliolo, è davvero un bellissimo ragazzo." Aggiunse e fece l'occhiolino al figlio. "Si vede che hai preso da me."
Le guance del più piccolo diventarono ancora più rosee di quanto già non fossero e, decisamente imbarazzato, strinse la mano dell'uomo.
-"Piacere mio." Sussurrò il più piccolo. "Mi dispiace per la scena che ha dovuto vedere prima."
Alessio scosse la testa e appoggiò la schiena alla sedia alle sue spalle.
-"Dammi del tu, altrimenti mi sentirò vecchio." Ridacchiò l'uomo. "E non serve che ti scusi, è una cosa normale, in più vi stavate solo baciando." Aggiunse e scrollò le spalle. "Poteva andare peggio, non credi?"
-"È quello che gli ho detto anch'io." Annuì il moro. "Ora facciamo colazione."
-"Forse è meglio che io torni a casa, non vorrei disturbare." Disse Federico.
-"Ma avevi detto che saresti restato fino a domani mattina."
-"Adesso c'è tuo padre, dovrà lavorare, non voglio disturbare."
-"Nessun disturbo." Rispose Alessio e prese un biscotto al cioccolato. "Continuate pure con i vostri piani, fate finta che io non sia ancora tornato." Aggiunse. "Non mi vedrete neppure in casa, ve lo giuro."

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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...