«Mi dispiace aver curiosato nelle tue cose ma, te lo giuro, l'ho fatto soltanto per sapere il tuo cognome e chiedere in giro di te per trovarti, non ho visto altro. Per fortuna ho incontrato qualcuno che ti conosce, o conosce tuo padre non l'ho ben capito, e mi ha saputo indicare dove abitassi.
Mi è dispiaciuto non vederti, speravo di poterti salutare ma va bene così, non voglio disturbarti. Avrei tante cose da dirti ma quest'uomo non fa altro che guardarmi male e mettermi fretta quindi eviterò di scriverle tutte.
Ti lascio il mio numero di cellulare, nel caso in cui ti venisse voglia di contattarmi e sapere tutto ciò che vorrei scriverti.
Ah, quasi dimenticavo, grazie per il bel pomeriggio anche se è durato poco.
-Benjamin.»
Federico lesse l'intero biglietto mentre si mordicchiava il labbro inferiore in più punti per reprimere il sorriso che altrimenti avrebbe avuto, ripeté mentalmente più volte il numero scritto in basso fino ad imprimerlo nella sua memoria per poi ripiegare il foglio, prendere il suo cellulare per memorizzare il numero del ragazzo e aprire whatsapp per contattarlo.
"Che cosa posso scrivergli?" Pensò Federico e arricciò le labbra.
Scrivere chi fosse gli sembrava fin troppo scontato e, per di più, avrebbe potuto capirlo guardando la sua foto di profilo.
-"Oddio!" Esclamò Federico improvvisamente allarmato. "La mia foto!" Aggiunse e, velocemente, andò a controllare quale foto avesse come immagini.
"No, assolutamente non va bene." Pensò il ragazzo e si affrettò a sostituirla con una migliore, nonostante non avesse molte sue foto, alla fine optò per un selfie scattato la sera della festa durante la quale aveva conosciuto Benjamin. "Meglio." Pensò lui e sospirò sollevato.
«Per una volta sono io a sapere per primo qualcosa di te, dovrei forse abituarmi?
Grazie per avermi riportato lo zaino.» Scrisse Federico, incerto se fosse la cosa migliore da scrivere ma era, senza dubbio, la meno imbarazzante.
Non appena inviò il messaggio restò per un po' di tempo ad attendere una risposta, mentre continuava a chiudere e riaprire più volte l'applicazione e quasi sobbalzò quando vide le due spunte diventare blu. Per qualche momento al ragazzo mancò il respiro, in attesa che quell'online si trasformasse in uno sta scrivendo ma questo non succedeva.
-"Lo sapevo, dovevo scrivergli altro." Piagnucolò il minore. "Ora non mi risponderà mai più."
Federico però tirò un sospiro di sollievo quando vide comparire l'immagine del profilo del moro.
"Allora stava soltanto registrando il mio numero." Pensò il ragazzo sollevato e sorrise quando notò che l'altro gli stesse scrivendo una risposta.
«Non ti ci abituare, non capiterà mai più.
Mi dispiace aver messo le mani nel tuo zaino e aver strappato una pagina del tuo quaderno» Recitava la risposta del moro.
«Tranquillo, mi ha fatto piacere leggere il tuo biglietto e, a questo proposito, mi sembra tu avessi delle cose da dirmi, no?» Digitò il minore e sorrise imbarazzato a qualcuno che non poteva vederlo.
La risposta del ventiduenne, che sembrava non avesse abbandonato la chat dato che le spunte si tinsero subito di blu, non tardò ad arrivare.
«Preferirei dirtele di persona.» Recitava il primo messaggio a cui ne seguì, subito dopo, un secondo. «Ti va di vederci domani mattina allo stesso bar di oggi pomeriggio?»
Federico si ritrovò ad annuire vigorosamente mentre stringeva il cellulare come se fosse un tesoro.
«Alle dieci?» Replicò.
«Vada per le dieci.»
«Allora a domani.»
«Buonanotte, Fè.»
Le guance del minore si tinsero di rosso nel leggere quel soprannome che tante volte gli avevano affibbiato eppure, quella volta, suonava totalmente diverso. Speciale.
«Buonanotte, Benjamin.»
Il biondo quella sera, nonostante il clima di tensione che aveva invaso la sua casa, andò a dormire con un radioso sorriso stampato sul suo volto, dovuto ad una persona che neppure conosceva ma che, in qualche modo, lo attraeva come mai gli era successo in vita sua.Lo sguardo del ventiduenne si spostava continuamente tra l'orologio affisso alla parete bianco perla, lo schermo del suo cellulare e la porta del locale da cui filtravano dei timidi raggi di sole quel giorno appena visibile a causa di qualche nuvola di poco conto. Le dita del ragazzo stavano battendo più e più volte sul legno del tavolo, mentre i secondi passavano con una velocità inarrestabile e il maggiore sentiva l'agitazione aumentare sempre più velocemente.
Erano le dieci e tredici minuti e Benjamin non aveva ricevuto alcuna notizia da parte del più piccolo dalla sera precedente, il ragazzo era ritardo ma non abbastanza in ritardo affinché lui potesse avere il diritto di contattarlo e chiedergli spiegazioni.
"Calmati, Benjamin, calmati." Si disse Benjamin, si appoggiò allo schienale della sedia e chiuse gli occhi per prendere dei respiri profondi per potersi tranquillizzare. "Non hai motivi per agitarti."
-"Ehi, scusami per il ritardo!" La voce, un po' affaticata dal respiro pesante, del minore fece sobbalzare dallo spavento Benjamin che se ne stava ad occhi chiusi. "Stavi dormendo?"
-"Federico!" Esclamò il maggiore e, con un gesto improvviso che gli provocò un leggero giramento di testa, si alzò dalla sedia. "No, non stavo dormendo, ti stavo aspettando." Rispose e sorrise al ragazzo.
-"Mi dispiace averti fatto aspettare, ci ho messo più tempo di quanto pensassi ad arrivare." Si scusò Federico e si tolse la giacca nera.
-"Tranquillo, sono solo pochi minuti, sono arrivato anch'io da poco." Mentì il moro, arrivato circa mezz'ora prima dell'orario previsto per l'incontro, e abbozzò un sorriso. "Sei venuto a piedi?"
-"Sì."
-"Potevi dirmelo, sarei venuto a prenderti." Disse il moro e si sedette quando anche l'altro lo fece. "Ti ricordo che ora so dove abiti." Ridacchiò lui.
Il più piccolo sorrise e si sistemò meglio sulla sedia.
-"Mi piace camminare, quando posso preferisco camminare anziché usare mezzi di trasporto." Rispose il più piccolo.
Benjamin arricciò il naso e scosse la testa.
-"Io invece andrei ovunque in auto o con la moto, girerei anche in casa con dei mezzi trasporto se solo potessi." Ridacchiò Benjamin. "Sono comodi."
-"Per noi sì, per l'ambiente molto meno."
-"L'ambiente?"
-"Sì, l'ambiente." Annuì il biondo. "I mezzi di trasporto inquinano tantissimo, dovremmo limitarne l'uso." Aggiunse e prese il menù nonostante lo conoscesse, ormai, a memoria dato le tante volte che era andato in quel bar.
-"Stanno però inventando delle auto, e non solo, meno inquinanti."
-"Sciocchezze." Replicò il ventiduenne. "Qualsiasi cosa sia tecnologica non può che inquinare ed essere una cosa negativa."
-"Se però non esistessero noi, probabilmente, nemmeno saremmo qui." Controbatté il più grande. "La tecnologia è progresso e noi siamo figli del progresso, non trovi?"
Federico fece una smorfia infastidita e alzò gli occhi al cielo.
-"Parli come mio padre." Disse Federico. "Sì, è vero, la tecnologia è progresso e la società ha bisogno di progredire ma stiamo rovinando il mondo, continuando così non avremo più bisogno di progredire perché saremo tutti morti."
Il moro scrollò le spalle e avvicinò la sua sedia a quella del minore.
-"Per quanto possa essere un argomento interessante, sinceramente, preferirei parlare d'altro." Disse il moro. "Magari di te."
-"Di me?" Replico, un po' incredulo, il più piccolo. Federico odiava parlare di se stesso, sapeva di avere tanto da raccontare ma non sapeva mai fino a che punto potesse farlo, fino a che punto la persona che aveva davanti fosse interessato a conoscerlo.
-"Proprio di te." Annuì Benjamin e, timidamente, allungò una mano per accarezzargli i capelli. "Voglio sapere tutto di te."

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Lettere dal passato. || Fenji.
Фанфик«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...