47. Devi lasciargli i suoi spazi.

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-"E in futuro evita di aiutarmi ancora, mi rovini soltanto la vita." Aggiunse.
-"Federico." Sospirò il moro.
-"Ciao Benjamin, ci vediamo."
Benjamin digrignò i denti e, con passi svelti, raggiunse il fidanzato per poi prendergli il polso.
-"Lasciami andare." Disse il più piccolo.
-"Non puoi comportarti sempre in questo modo." Rispose Benjamin. "Non puoi sempre scappare davanti ai problemi." Aggiunse. "Non possiamo lasciare tutte le discussioni in sospeso fino a quando io non deciderò a scusarmi per colpe che non ho."
-"Vuoi forse dire che non hai sbagliato?" Replicò il biondo e inarcò un sopracciglio. "Vuoi forse dire che non hai fatto nulla di male?"
-"Non mi riferisco soltanto a questa discussione." Scosse la testa il più grande e gli lasciò il polso. "Anche prima in facoltà hai fatto la stessa cosa, ti ha infastidito qualcosa di Marco e sei andato via senza dirmi che cosa." Aggiunse. "Tu scappi sempre."
-"Non è vero." Borbottò Federico e incrociò le braccia al petto. "Io non scappo."
-"Allora resta qui e parliamo."
-"Non abbiamo nulla di cui parlare." Rispose il diciannovenne. "Tu credi di avere ragione e io, invece, credo che tu abbia torto."
-"Soltanto perché non ho fatto quello che voleva tuo padre?" Gli chiese il moro. "Io non sono quel genere di persona, Federico, pensavo l'avessi capito."
-"Non dovevi fare quello che voleva mio padre ma ciò che era meglio per me."
-"E l'ho fatto."
-"Rovinarmi la vita ti sembra la cosa migliore per me?" Replicò il più piccolo in tono sarcastico.
Benjamin sbuffò infastidito.
-"Puoi, per favore, smetterla di ripetere che ti ho rovinato la vita?" Controbatté Benjamin. "Non è bello sentirtelo dire, per di più con quel tono."
-"Ma è la verità." Rispose il biondo con tono duro. "Se mio padre dovesse scoprire che sono omosessuale mi odierebbe, mi impedirebbe di uscire, di vedere chiunque. Non sarei più libero."
-"E adesso ritieni di essere libero?"
-"È meglio di niente, Benjamin." Disse Federico. "Devo accontentarmi."
-"Non sei costretto ad accontentarti, sei tu che vuoi farlo." Rispose il moro. "E lo fai soltanto per rendere felice gli altri." Aggiunse. "Ma tu non sei felice."
-"Forse hai ragione." Disse il più piccolo. "Forse hai ragione tu." Aggiunse. "Io scappo sempre davanti ai problemi e lo farò anche adesso." Continuò. "Ci vediamo."
-"Sei impossibile, Federico." Scosse la testa Benjamin. "Ci provo a capirti ma, te lo giuro, non ci riesco."
-"Allora lascia stare." Rispose il biondo. "Ti chiamo io."

Benjamin non aveva fatto altro che imprecare sottovoce mentre guidava, più lentamente di prima ma decisamente più agitato, per tornare a casa sua. Il moro non riusciva a ripensare a quanto il più piccolo gli aveva detto senza sentirsi sopraffare dalla rabbia.
"Ma come può pensare davvero quelle cose?!" Si chiedeva il più grande per poi, ogni volta, sbuffare.
Benjamin aveva detto quelle cose ad Andrea pensando potesse essere la cosa migliore anche per Federico, pensava di poterlo aiutare ad essere meno succube del padre e ad infondergli un po' più coraggio ma, evidentemente, aveva sbagliato. Il moro non credeva neppure che Andrea avesse fatto al figlio una domanda tanto significativa, gli aveva soltanto chiesto che genere di rapporto avessero dato che passavano così tanto tempo insieme ma Federico non la pensava come lui.
-"Dannazione, va sempre tutto malissimo." Sospirò Benjamin e spense il motore dell'auto, dopo averla parcheggiata fuori il cancello di casa sua. Il ragazzo poggiò la testa contro il sedile dell'auto e chiuse gli occhi, per poi sospirare rumorosamente. "Federico, Federico, Federico." Cantilenò il ragazzo e scosse la testa.
"Che cosa devo fare?" Si chiese il ragazzo, sospiro nuovamente per poi aprire la portiera dell'auto e scendere.
Non appena il giovane si avvicinò al cancello di casa sua una voce attirò la sua attenzione.
-"Benjamin!" Gridò la voce. "Ehi, ciao!"
Il moro, poco desideroso di fare conversazione, si voltò e tirò un sospiro di sollievo quando vide che si trattava soltanto del ragazzo che aveva conosciuto quella mattina.
-"Ehi, Marco." Lo salutò il moro e si appoggiò al cancello. "Allora vivi davvero da queste parti." Aggiunse e ridacchiò.
Il riccio sorrise e lo raggiunse.
-"Come va?" Gli chiese per poi scrutarlo meglio. "A vederti non sembrerebbe che tu stia tanto bene."
Benjamin scrollò le spalle e abbozzò un sorriso.
-"Lascia perdere, non è interessante."
-"Se vuoi parlarne, io sono qui." Rispose Marco. "Anche se ci conosciamo da poche ore, magari, potrei aiutarti."
-"Non voglio rovinarti la giornata con i miei problemi." Replicò il più grande. "Avrai di meglio da fare, non voglio disturbarti."
-"Ti sbagli." Scosse la testa il riccio. "Non ho di niente di meglio da fare." Aggiunse. "Anzi, sono rimasto chiuso fuori casa quindi sono alla ricerca di qualcosa da fare." Concluse e sorrise al suo nuovo amico.
Benjamin ridacchiò e annuì.
-"Allora entra."

-"Sicuro di non volere niente?" Domandò il più grande al ragazzo, per poi sedersi sul divano scuro e sospirare.
-"No, grazie." Rispose Marco, visibilmente imbarazzato, mentre se ne stava fermo davanti al ragazzo e si guardava intorno.
-"Siediti pure, non ti mangerà nessuno." Ridacchiò il moro e batté la mano sul posto libero accanto a lui. "Vieni."
Marco abbozzò un sorriso e si sedette accanto al compagno.
-"Allora? Che succede?" Gli chiese. "Perché sei triste?"
-"Non sono triste."
-"E io non sono stupido." Rispose Marco. "È successo qualcosa con il tuo fidanzato?" Gli chiese. "Federico, giusto?"
-"Sì, Federico." Annuì il più grande. "E sì, è successo qualcosa con lui."
-"Ti va di parlarne?"
-"In realtà no, non mi va." Disse Benjamin e arricciò le labbra. "Ma forse farlo potrà aiutarmi." Aggiunse. "Sei sicuro di volermi ascoltare? Non sei costretto."
-"Sono tutt'orecchi." Sorrise il riccio. "Dimmi tutto."
-"Suo padre non sa che gli piacciono i ragazzi e, quindi, che sta con me." Disse il moro. "Qualche giorno fa, però, io potrei avergli fatto capire qualcosa." Aggiunse.
-"Che intendi con qualcosa?" Replicò Marco e aggrottò la fronte.
-"Io e Federico andremo in vacanza insieme tra qualche giorno, saremo solo noi due e suo padre mi ha chiesto il perché di questa scelta che, secondo lui, è un po' strana." Spiegò il ventiduenne. "Mi ha detto che la gente potrebbe insinuare - alzò gli occhi al cielo - che tra di noi ci sia qualcosa e io gli ho risposto che, se anche lo facessero, non sarebbe un problema. Lui, ovviamente, non la pensa nello stesso modo e mi ha detto che per lui sarebbe un disonore, che Federico rovinerebbe la famiglia, che nessuno l'accetterebbe; a quel punto gli ho detto che mio padre l'accetta, perché lui mi ama e che forse lui non ama abbastanza Federico." Disse. "Nulla di esplicito, ma evidentemente mi sbagliavo, si è fatto più domande di quante ne pensassi."
-"Ma hai detto che è successo giorni fa, perché avete litigato soltanto adesso?"
-"Federico non sapeva che cosa avessi detto a suo padre, oggi però lui gli ha chiesto che genere di rapporto ci fosse tra di noi." Rispose Benjamin. "Lui mi ha chiesto di raccontargli che cosa gli avessi detto e, dopo, mi ha detto che gli sto rovinando la vita."
-"Wow." Sussurrò Marco. "Sono parole pesanti."
-"E la cosa peggiore è che le pensa davvero." Sospirò il ventiduenne e si passò una mano sul volto stanco.
-"Io non credo." Scosse la testa il riccio. "Non lo conosco, è vero, ma vedendovi insieme questa mattina mi sembrava teneste tantissimo l'uno all'altro." Disse. "Forse adesso è arrabbiato, non se l'aspettava, ma di sicuro gli passerà."
-"E io che cosa posso fare?" Rispose Benjamin. "Non credo di aver sbagliato ma lui pensa il contrario ed è arrabbiato con te."
-"Non devi fare nulla." Replicò Marco. "Lasciagli un po' di tempo, stagli lontano così anche i sospetti di suo padre si placheranno." Aggiunse. "In vacanza avrete tutto il tempo di parlare e chiarire, adesso devi lasciargli i suoi spazi."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora