-"E tu gli credi?"
-"Io gli credo." Rispose Federico. "Ma non credo a te." Aggiunse, rivolto a sua madre. "È da anni che ti lamenti di papà e del suo comportamento, è da anni che sei stufa della nostra famiglia e finalmente sei riuscita a distruggerla." Continuò. "Hai distrutto tutto, mamma, spero tu ne sia felice."
Quelle parole furono come cento lame che si scagliavano contro la donna, che dovette reggersi al moro per evitare di crollare sul pavimento di casa sua - nonostante avesse smesso di considerarla tale da diversi anni - sotto lo sguardo del figlio che sembrava avesse, improvvisamente, iniziato ad odiarla.
-"Ma sei forse impazzito?!" Gridò Benjamin, che non era disposto ad accettare un tale comportamento da parte del suo fidanzato. "Stai parlando con tua madre, la persona che ti ha sempre aiutato e sostenuto!" Continuò a gridare e strinse un po' più forte Vanessa, notando quanto fosse tremendamente debole. "Se non fosse stato per lei, noi due, forse nemmeno staremmo ancora insieme!"
Il più piccolo sembrò poco interessato alle parole del suo fidanzato e, per tutta risposta, scrollò le spalle.
-"Forse sarebbe stata la cosa migliore." Disse, con una freddezza che sconvolse il moro.
-"Non puoi pensarlo sul serio." Scosse la testa il moro. "Non puoi essere serio."
-"Forse saremmo stati più felici separati." Rispose il più piccolo. "Forse sarebbe stata la cosa giusta." Aggiunse. "Chi può saperlo?"
-"Noi!" Replicò Benjamin. "Noi lo sappiamo!"
-"B- Benjamin..." Sussurrò, balbettando, la donna dal volto pallido. "Io t- ti aspetto in a- auto..." Disse e, con le poche forze che le restavano, si separò dal fidanzato del figlio. "Qui n- non ho più niente d- da dire o f- fare."
Benjamin sospirò e annuì debolmente.
-"Va bene." Rispose e le passò le chiavi della sua auto. "Arrivo tra un po'."
Vanessa annuì e si voltò nuovamente verso il figlio.
-"Ti voglio bene." Sussurrò lei, con gli occhi colmi di lacrime. "Sei la persona più importante della mia vita, l'unico per cui farei di tutto." Aggiunse. "Non avrei mai voluto farti soffrire. Ti voglio bene, non dimenticarlo mai." Concluse ed andò via, mentre un rumoroso singhiozzo risuonava nella stanza.
Benjamin serrò i pugni e attese che Vanessa fosse abbastanza lontana, per poi avvicinarsi al biondo.
-"Adesso sei felice?!" Gridò il moro e indicò, con l'indice destro, la direzione appena intrapresa da Vanessa per uscire. "Sei felice di averla ridotta in quello stato?!"
-"Io non ho fatto proprio nulla." Rispose il più piccolo e appoggiò la schiena contro il bordo del tavolo. "È stata lei a cercare conforto in tuo padre e ad inventare quella storia assurda." Aggiunse. "È stata lei a distruggere la nostra famiglia."
-"Tua madre non ha distrutto proprio nulla." Ringhiò Benjamin. "È stato tuo padre a distruggere lei." Aggiunse. "Ma tu, per qualche assurdo motivo, non riesci ad accettarlo."
-"Io non devo accettare proprio nulla, perché non è vero." Replicò il biondo. "Mio padre non l'ha picchiata. È geloso, è vero, ma non è quel genere di persona."
Il più grande rise amaramente, per poi serrare le labbra in una linea dura.
-"Tuo padre è la persona peggiore che io conosca." Disse il più grande. "È un mostro, distrugge tutto ciò che tocca e, prima o poi, distruggerà anche te." Aggiunse. "Adesso gli servi, ha bisogno di te per sembrare la vittima della situazione, il povero angelo tradito dalla moglie." Continuò. "Ma presto, prima di quanto pensi, non gli servirai più e si libererà anche di te. Si sbarazzerà di te, ti toglierà tutto come ha fatto con tua madre e ti pentirai di aver trattato Vanessa in questo modo. Lei ti perdonerà? Forse sì o forse no, ma tu te ne pentirai per sempre." Concluse.
Federico incrociò le braccia al petto e inarcò un sopracciglio.
-"Credi davvero di essere nella posizione più adatta per dirmi queste cose?" Replicò Federico. "Hai trattato male tua madre, l'hai rinnegata, per anni perché ha lasciato tuo padre. Ti ci sono voluti quasi vent'anni per perdonarla, con quale diritto adesso rimproveri me?" Continuò. "Tu non sei migliore di me, anzi sei peggiore."
Il moro strabuzzò gli occhi e indietreggiò di qualche passo.
-"Le due situazioni sono totalmente diverse e lo sai bene." Rispose il più grande. "Ma forse hai ragione, io sono peggiore di te." Disse. "Io, però, sto cercando di migliorarmi e lo sto facendo anche per te. Per essere la persona che meriti di avere al tuo fianco, per non deluderti."
-"Non ti ho chiesto io di farlo."
-"Hai ragione, non l'hai fatto e io non lo chiederò a te." Annuì Benjamin. "Ma sai che ti dico? Forse non sei la persona che pensavo, non sei la persona per la quale sto migliorando." Aggiunse. "Non sei la persona di cui mi sono innamorato."
La serietà e il distacco di Federico per un momento vacillarono a quelle parole e, il ragazzo, deglutì.
-"Che c- cosa vuoi d- dire?"
-"Voglio dire che hai ragione." Disse Benjamin e si allontanò da lui. "È meglio se non ci vediamo per un po'. Per un bel po'." Concluse per poi andare via.Il moro, improvvisamente stanco per la discussione avuta con il minore, salì nella sua auto e sospirò rumorosamente.
-"Federico non pensa davvero quelle cose." Disse Benjamin alla donna e chiuse la portiera. "È solo arrabbiato." Aggiunse. "Suo padre gli ha fatto il lavaggio del cervello."
Vanessa scosse debolmente la testa.
-"Lui pensa davvero queste cose." Sussurrò lei, con la voce roca. "Lui mi odia."
-"È confuso."
-"Federico ha le idee ben chiare." Disse Vanessa e si schiarì la voce. "Ha deciso di stare dalla parte di suo padre, di credere a lui e voltarmi le spalle." Aggiunse. "Crede io abbia distrutto la nostra famiglia e non posso fare nulla per convincerlo del contrario."
-"Invece faremo qualcosa." Replicò Benjamin. "Non so ancora casa, ma non lasceremo ad Andrea la possibilità di fare quello che vuole."
La donna scosse la testa e si strinse nelle spalle.
-"Possiamo tornare a casa, per favore?" Chiese lei. "Sono molto stanca."
Il moro sospirò e annuì.
-"Sì, io devo andare in facoltà, ho saltato un po' di lezioni." Rispose. "Ma se preferisci resto a casa."
-"Non serve." Disse lei. "Preferisco restare da sola."Quando si impara a conoscere davvero una persona? Quando si impara a prevedere le mosse di qualcuno che ci sta accanto? Quando si impara a capire che cosa l'altra persona sta provando?
Benjamin avrebbe detto poco tempo, si vantava di essere abbastanza empatico con le persone che lo circondavano, credeva di conoscere benissimo chiunque fosse entrato nella sua vita. Benjamin era certo che mai nessuno lo avrebbe sorpreso, era convinto di sapere sempre che cosa aspettarsi da chi lo circondava e soprattutto dalle persone che più amava. Il moro però non sapeva che, da un momento all'altro, la sua vita sarebbe cambiata per sempre e in modo irreparabile.
Quella per Benjamin era una giornata come tante altre, iniziata male per via del litigio con il minore e per quanto successo la sera precedente ma, tutto sommato, non aveva nulla di particolare quel giorno. Il cielo era coperto da nuvole, solo qualche spiraglio di cielo sereno che a breve sarebbe svanito, e l'aria era particolarmente fredda ma ciò che il moro non sapeva era che quel giorno sarebbe stato la fine di tutto.
"Maledizione, perché ho indossato la giacca di pelle?" Si maledisse il più grande, dopo essere uscito dalla facoltà per raggiungere il bar. "Sto gelando!"
-"Ehi, Ben, aspettami!" La voce di Marco, più bassa del normale a causa del mal di gola che da giorno tormentava il riccio, attirò l'attenzione del moro che si voltò vero l'amico. "Finalmente ti sei fermato, ti sto rincorrendo da quando è finita la lezione." Sbuffò lui e si sistemò la sciarpa verde.
-"Scusami, ero soprappensiero." Si scusò lui. "Ma tu che ci fai qui? Pensavo saresti rimasto a casa ancora qualche giorno per non prendere freddo."
-"A casa mi annoiavo." Scrollò le spalle il riccio. "Sto meglio adesso." Aggiunse. "Tu invece come stai?"
Benjamin sospirò.
-"Sto." Si limitò a rispondere.
Marco arricciò le labbra.
-"Federico?"
Prima che Benjamin potesse rispondere il suo cellulare iniziò a suonare.
-"Scusa un momento." Disse e prese il suo cellulare. "È mio padre." Aggrottò la fronte, cliccò sul tasto verde e avvicinò il cellulare all'orecchio. "Papà, dimmi."
La prima cosa che Benjamin udì dall'altra parte del cellulare fu un rumoroso singhiozzo, che lo fece sobbalzare.
-"Papà?"
-"B- Benjamin..." Singhiozzò l'uomo.
-"Papà che succede? Perché stai piangendo?!" Chiese, allarmato, il moro e notò l'amico guardarlo confuso. "È successo qualcosa?!"
-"I- io non s- so come dirtelo..." Singhiozzò nuovamente Alessio.
-"È successo qualcosa a Federico?!"
La voce di Benjamin venne coperta da quella di suo padre.
-"N- non c'è p- più..."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...