La musica all'interno del locale era alta, decisamente troppo alta, mentre le luci colorate illuminavano a tratti l'ampia stanza gremita di persone che si muovevano in modo scoordinato.
Benjamin si muoveva tra la folla a fatica, ricevendo tante pacche sulle spalle e saluti misti ad auguri e poche altre parole di circostanza, il ragazzo si sforzava di sorridere ad ognuno di loro e di nascondere ciò che provava realmente.
Nella mente del più grande continuava a ripetersi la scena dell'incontro con Davide e, subito dopo, la sua conversazione con il più piccolo.
"Non riesco a credere l'abbia fatto davvero." Continuava a pensare il più grande, incredulo che fosse davvero successa una cosa del genere. Il ragazzo non riusciva a credere che, mentre lui si disperava per Federico e la fine della loro relazione, il minore fosse andato a letto con un'altra persona e glielo avesse tenuto nascosto. Gli sembrava di non conoscere più Federico, aveva visto le sue certezze crollare parola dopo parola lasciando spazio alla rabbia e alla delusione.
-"Benjamin, va tutto bene?" Gli chiese Carlo, un suo compagno di corso con cui aveva frequentato anche gli ultimi due anni di scuola superiore. "Mi sembri un po' strano." Aggiunse e gli poggiò una mano, con il volto di un leone tatuato sul dorso, sulla spalla del ragazzo.
Il più grande scrollò le spalle e abbozzò un sorriso.
-"Sono solo un po' stanco." Rispose il ventitreenne. "Non sapevo della festa quindi non mi sono riposato." Mentì. "Ma va tutto bene."
Carlo annuì, non avendo motivi per non credere all'amico.
-"Ti va di andare a bere qualcosa?" Gli propose. "Magari ti farà bene."
Il moro annuì senza pensarci troppo, aveva bisogno di bere per smettere di pensare per un po'.
-"Certo."Il più grande era accerchiato da un gruppo di persone mentre si muoveva, in modo abbastanza casuale, a ritmo di una canzone latinoamericana di cui non conosceva il titolo e neppure il testo, optando per cantarla con parole da lui inventate e che lo facevano ridere. Il maggiore non sapeva da quanto tempo avesse lasciato solo nel parcheggio il biondo ma, in quel momento, non gli interessava, complici un paio di drink, si stava finalmente divertendo e non aveva intenzione di rovinarsi la serata per uno sbaglio di Federico.
-"Ben! Benjamin!" La voce di Marco, che giungeva ovattata alle orecchie del maggiore per via della musica, strappò il maggiore da quella bolla di felicità che si era creata intorno a lui. "Benjamin!" Gridò il riccio.
-"Ehi, Marco, ciao!" Lo salutò il moro, nonostante lo avesse già visto appena arrivato al locale. "Vieni a ballare con noi!" Disse e gli diede una pacca sulla spalla.
Il riccio scosse la testa e gli prese il braccio.
-"No, ma devi venire con me." Rispose, con tono fin troppo serio per il contesto in cui si trovavano.
Il più grande scosse la testa.
-"Sto bene qui." Replicò il più grande. "Mi sto divertendo."
-"Federico non sta bene." Controbatté il riccio. "Devi andare da lui."
-"Può anche farsi consolare da Davide, sono sicuro che ne sarà felice." Borbottò Benjamin, perdendo quell'aria di spensieratezza e di gioia. "Io non ho niente da dirgli."
-"Benjamin, per favore." Sospirò Marco. "Solo dieci minuti." Aggiunse. "Ha bisogno di te."
-"E lui dov'era quando io avevo bisogno di lui?!" Replicò Benjamin, alzando il tono di voce. "Te lo dico io dov'era, a scoparsi quel Davide!" Aggiunse. "Perché io adesso dovrei andare da lui?!"
-"Perché tu lo ami!" Rispose Marco. "E se adesso non andassi da lui te ne pentiresti, ne sono certo."Benjamin si lasciò convincere dal riccio a raggiungere il più piccolo, che era rimasto nel parcheggio - nonostante facesse davvero tanto freddo - a parlare con Marco.
-"Eccoci qui." Disse Marco non appena raggiunsero il minore, seduto con il capo chino sul muretto. "Vi lascio da soli, cercate di non combinare altri guai."
-"Non ti prometto nulla." Borbottò Benjamin e attese che Marco rientrasse nel locale. "Sono venuto soltanto perché Marco mi ha costretto."
Federico sospirò e scese dal muretto.
-"Sei tanto arrabbiato?" Gli domandò e fece qualche passo verso di lui."Tanto tanto?"
Il moro sbuffò e incrociò le braccia al petto.
-"Che cosa ti aspetti?" Replicò il moro. "Vuoi che ti dica di no? Se anche lo facessi sarebbe soltanto una bugia." Aggiunse. "E di bugie ne hai già dette abbastanza tu."
Il più piccolo abbassò lo sguardo.
-"Io non volevo mentirti." Sussurrò.
-"E che cosa volevi fare? Perché, ti assicuro, non lo capisco."
-"Non volevo rovinare tutto prima ancora che ricominciasse." Disse il più piccolo. "Avevamo già così tanti problemi e non volevo aggiungerne altri." Aggiunse. "Per me quella notte non ha significato nulla, se non avessi rivisto Davide me ne sarei anche dimenticato."
-"Non mi importa sapere che cosa ha significato quella notte per te." Controbatté Benjamin. "Non mi importa che tu sia andato a letto con un'altra persona."
-"Ah no?"
-"Quello che mi ha ferito, mi ha deluso, è scoprire che mi hai mentito." Disse il maggiore. "Io ti ho chiesto esplicitamente se fossi stato con qualcuno, non per gelosia o come simili ma proprio per evitare situazioni del genere." Aggiunse. "Non stavamo insieme, non avevi alcun obbligo nei miei confronti ed eri libero di fare quello che volevi con chi volevi, io non ti avrei mai rimproverato, non ne sarei stato felice ma l'avrei superato." Continuò. "L'avrei superato se solo tu fossi stato sincero con me, invece hai preferito nascondermi la verità e adesso ci ritroviamo in questa situazione. Spero almeno tu ne sia felice."
-"No, non ne sono felice, è proprio quello che avrei voluto evitare." Rispose il biondo e sospirò. "Sono solo una continua delusione per te." Aggiunse. "Non ne faccio nessuna buona."
-"Peccato che lo capisci troppo tardi." Replicò il più grande. "Eppure continui a commettere errori."
-"Ben, mi dispiace." Disse Federico. "Lo so benissimo che non faccio altro che sbagliare e farti soffrire, ma sono fatto così. Che cosa posso farci?" Continuò. "Sbaglio di continuo, lo so, e sei tu a pagarne le conseguenze ma cerca di metterti anche nei miei panni per una volta." Aggiunse. "Ti sei mai chiesto come io abbia vissuto la nostra separazione? Pensi che per me sia stato facile doverti stare lontano e dover sopportare mio padre? Pensi che io non abbia sofferto? Perché se è così ti sbagli, te lo assicuro."
-"Hai avuto più di una possibilità di tornare da me."
-"Non era così semplice come credi. La mia vita non è tutta rosa e fiori, ho i miei problemi e, purtroppo, commetto errori per risolverli." Disse Federico. "Davide è stato uno di questi errori e non smetterò mai di dirti quanto mi dispiace ma, per favore, mettiti nei miei panni." Aggiunse. "Mi hai dato due settimane di tempo per tornare da te senza pensare a quanto stava succedendo nella mia vita, hai messo te al centro di tutto e mi sta bene, ma non puoi pretendere da me lo stesso. Avevo bisogno di pensare a me stesso, alla mia vita, e dimenticare tutto per qualche ora. Vuoi farmene una colpa? Fai pure, non ti biasimerò, ma cerca di capire anche le mie ragioni." Continuò. "Cerca di capire anche me e, per favore, non buttiamo di nuovo tutto soltanto per un mio stupido sbaglio."
Il moro sospirò e scosse la testa.
-"Tante volte mi sono messo nei tuoi panni." Rispose. "Però hai ragione, durante questo periodo ho pensato soltanto a me stesso e ho sbagliato, non è stato facile nemmeno per te." Aggiunse. "Non avrei mai dovuto darti quelle due settimane di tempo, ma avevo bisogno di una speranza a cui aggrapparmi e non ho pensato quello che stavo facendo a te. Mi dispiace."
-"Possiamo dimenticare tutto e andare avanti?"
-"Possiamo."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...