-"Sta mentendo, non credergli!" Esclamò il moro. "Tua madre sta dicendo la verità!"
-"Vogliono distruggere tutto, Federico, vuoi lasciarglielo fare?"
-"Uscite tutti." Disse Federico. "Uscite tutti da questa casa." Aggiunse. "Andatevene tutti via, non c'è posto qui per voi."
Il silenzio calò nella stanza a seguito di quelle parole, che sembravano non ammettere repliche, mentre sul volto - sporco di sangue e dove i primi lividi iniziavano a prendere forma - di Andrea comparve un ghigno soddisfatto. Federico evitò con cura di incrociare lo sguardo di chiunque fosse presente nella stanza, non si sentiva pronto a guardare negli occhi nessuno di loro e in particolare Benjamin. Nonostante il ragazzo non stesse guardando il più grande riusciva a sentire il peso del suo sguardo su di lui, sapeva benissimo di avere deluso il suo fidanzato ma non avrebbe potuto fare altrimenti.
Federico aveva sempre creduto a sua madre, aveva sempre riposto la sua fiducia in lei e, sole poche settimane prima, avrebbe affidato la sua vita alla donna eppure, quella sera, non riusciva a crederle.
Il biondo sapeva benissimo che suo padre non fosse il santo che fingeva di essere in quel momento, sapeva quanto male avesse preso la notizia degli incontri tra Vanessa ed Alessio ma non credeva fosse capace di arrivare a picchiare sua madre. Il volto di Vanessa parlava chiaro, quei lividi non erano comparsi per magia ma una voce nella testa del più piccolo continuava a ripetergli che non fosse stato suo padre a ridurla in quelle condizioni e Federico aveva un disperato bisogno di aggrapparsi a quella speranza.
-"Federico..." La voce, poco più alta di un sussurro, di Benjamin distrusse il silenzio che si era creato nella stanza e poco dopo il minore sentì la mano di questo poggiarsi sulla sua spalla.
Quel contatto fece del male al biondo che, in quel momento, non voleva avere nessuno accanto.
-"Non toccarmi." Disse Federico e si allontanò dal moro, senza mai voltarsi a guardarlo. "Andate via." Ripeté il ragazzo e si maledì mentalmente per il suo comportamento. L'ultima cosa che il minore avrebbe voluto era trattare male la persona che amava e sua madre, ma non era pronto a parlare con loro.
"Domani sistemerò tutto." Si disse il più piccolo, insanamente positivo, sperando che l'indomani sarebbe effettivamente riuscito a risolvere tutto e non a peggiorare la situazione.
-"Stai sbagliando, lo sai Federico, non è vero?" Replicò Alessio che, in fin dei conti, non se la sentiva di essere arrabbiato con Federico. Nonostante la sua rabbia per quella situazione poteva capire che cosa stesse provando il biondo, si era ritrovato coinvolto in qualcosa più grande di lui e non sapeva come gestirla, aveva soltanto bisogno di aggrapparsi a qualcosa che gli desse stabilità e, purtroppo, in quel momento solo suo padre era disposto a fornirgliela.
Una lacrima sfuggì al controllo del minore che si affrettò ad asciugarla con il dorso della mano.
-"Per favore, andate via." Sussurrò il biondo, improvvisamente stanco come se avesse corso una maratona.
-"Avete sentito mio figlio, no?" Replicò Andrea e tossì, macchiandosi la mano di sangue. "Uscite da casa nostra."
-"È anche casa mia, Andrea." Intervenne Vanessa, rimasta in silenzio per gran parte del tempo. "E non hai alcun diritto per cacciarmi via."
-"La casa è a mio nome." Rispose Andrea e si voltò verso sua moglie. "E tu hai perso ogni diritto a stare qui la prima volta che hai cercato conforto tra le braccia di questo qui." Aggiunse e guardò disgustato Alessio, che serrò i pugni.
-"Benjamin, per favore, portali via." Disse il più piccolo, rivolgendosi direttamente al fidanzato ma senza guardarlo. "Ho bisogno di stare un po' da solo." Aggiunse. "Ti chiamo domani, okay?"
-"Andiamo via." Disse Vanessa, nonostante le costasse molto lasciare solo suo figlio. "Ti voglio bene, Federico, non dimenticarlo."Il più grande finì per passare la notte sveglio, a rigirarsi continuamente nel letto che tante volte aveva condiviso con il minore, incapace di smettere di pensare a quanto era successo quella sera e al comportamento del biondo. Benjamin aveva capito che quella situazione non sarebbe finita bene nell'esatto momento in cui aveva saputo degli incontri tra suo padre e la madre del minore, ma mai avrebbe pensato a risvolti tanto nefasti. Il ventitreenne si era sentito impotente mentre osservava Vanessa, con il volto coperto di lividi, scoppiare a piangere mentre facevano ritorno a casa senza Federico.
"Sei inutile. Non hai fatto nulla per aiutare il tuo fidanzato." Continuava a ripetergli, da ore ormai, una voce nella sua testa che non voleva saperne di lasciarlo in pace. Il ragazzo si sentiva inutile per aver lasciato che Andrea manipolasse Federico a suo piacimento, per aver lasciato che il biondo non credesse a sua madre e li cacciasse via di casa. Alessio non aveva fatto altro che ripetergli che non era colpa sua, che Andrea era più furbo di quanto loro pensassero ma, prima o poi, Federico avrebbe capito che stava soltanto mentendo.
-"Benjamin, è pronta la colazione." Disse Alessio, spalancando la porta socchiusa della camera del figlio. "Scendi?"
Il moro, ancora sdraiato sul letto e con le coperte grigie buttate sul fondo del letto, arricciò le labbra e scosse la testa.
-"Non ho fame."
-"Almeno bevi un po' di latte."
-"Finirei per sentirmi male."
L'uomo sospirò ed entrò nella stanza.
-"Stai pensando a Federico?" Chiese, nonostante conoscesse già la risposta.
-"A chi se non lui?" Replicò il moro. "Non riesco a smettere di pensare a quanto è successo ieri sera." Ammise lui.
-"Non è colpa tua." Rispose Alessio. "Ma di Andrea, è stato lui a causare tutto questo,"
-"Eppure Federico continua a fidarsi di lui."
-"Perché è buono." Disse l'uomo dagli occhi scuri. "È troppo buono." Aggiunse. "E, nonostante tutto, ama la sua famiglia e suo padre. Non è pronto ad accettare la verità su di lui, non è pronto a rinunciare a tutto ciò che ha."
-"Così farà del male a sua madre." Rispose il moro. "Vanessa lo ama, ha soltanto lui e ieri sera l'ha ferita molto." Aggiunse. "Adesso Federico crede sia un mostro che vuole distruggere la loro famiglia."
-"No, assolutamente no!" Scosse la testa Alessio. "Federico non potrebbe mai pensare una cosa del genere di sua madre." Aggiunse. "Adesso è solo - arricciò le labbra e scrollò le spalle - confuso." Continuò. "Ma presto capirà."
-"E se non succedesse?" Replicò il più grande. "Se non dovesse capire?"
-"Faremo in modo che succeda." Disse Alessio e si alzò dal letto del figlio. "E adesso scendi a fare colazione, ti farà bene." Aggiunse. "Ti aspetto di sotto." Concluse ed uscì dalla stanza.
"Solo Federico potrebbe farmi sentire meglio." Sospirò il moro e, tastando il letto con la mano, prese il suo cellulare. Il giovane sbloccò lo schermo, aprì l'applicazione di whatsapp ed entrò in quella che, ormai da mesi, troneggiava sulle altre.
«Possiamo vederci?» Digitò, non sorpreso di trovare il minore online. «Dobbiamo parlare.»
Benjamin non dovette attendere molto prima di ricevere una risposta. Una risposta che distrusse le poche speranze del moro.
«Questa notte ho pensato molto ed è meglio se non ci vediamo per un po'.»
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...