41. Ti hanno chiamato?

234 49 2
                                    

-"Benjamin, fermati o ti farai male!" Gridò Federico, cercando di trattenere una sonora risata, mentre inseguiva il più grande che correva tra le stanze di casa sua. "Benjamin, mi ascolti?!"
-"Parla di meno e corri di più, Rossi!" Urlò il moro, in risposta, e corse giù per le scale.
-"Ma mi spieghi almeno che cosa dobbiamo fare?!" Replicò il più piccolo, divertito dalla situazione ma stanco di correre dietro al fidanzato in giro per la casa senza sapere che cosa il maggiore avesse in mente.
Dopo aver parlato, in auto, delle loro vacanze natalizie Benjamin aveva prenotato tutto il necessario per i giorni che li attendevano e non aveva voluto che Federico sapesse nulla di ciò che aveva organizzato. Il moro gli aveva ripetuto, più di una volta mentre sorrideva soddisfatto, che fosse una sorpresa e tutto ciò che lui doveva fare era lasciarsi sorprendere; subito dopo, mentre il più piccolo protestava per quell'assurda decisione, il moro era sobbalzato il suo volto si era illuminato con un sorriso ancora più raggiante del precedente, il più grande esclamò di avere un'idea e poco dopo Federico si ritrovò a rincorrerlo per casa senza sapere che cosa stesse succedendo.
-"Tu pensa a correre!" Gridò Benjamin, decisamente divertito da quella situazione, e si diresse in cucina.
-"Tu mi farai impazzire." Sospirò il biondo e si appoggiò al corrimano delle scale per riprendere fiato, erano passati diversi minuti da quando i due avevano iniziato a correre e il più piccolo iniziava ad essere stanco. "Ti vuoi fermare?!" Gridò il minore quando vide il fidanzato sfrecciare fuori dalla cucina e recarsi in salotto.
Il più grande rise e scosse la testa.
-"Seguimi!" Rispose il più grande per poi correre verso una stanza sconosciuta al fidanzato.
Federico alzò gli occhi al cielo e scosse la testa.
-"Te lo scordi che correrò ancora." Borbottò e scese, lentamente, i vari gradini che gli mancavano. "Dove sei?" Gli chiese, circa un minuto dopo, e si guardò intorno alla ricerca del compagno.
-"Alla tua destra!" Rispose il moro. "Sbrigati." Aggiunse.
-"Eccomi, sto arrivando." Replicò il più piccolo e si recò nella direzione indicata dal fidanzato. "Perché così tanta fretta? Che succede?" Gli domandò quando arrivò da lui.
-"Pensavo fossi più veloce, più atletico." Commentò, divertito, Benjamin e incrociò le braccia al petto. "Invece ti sei stancato subito."
Il biondo roteò gli occhi e si avvicinò al compagno.
-"Preferisco conservare le energie per altro." Rispose il biondo, fece l'occhiolino al più grande e gli diede un bacio a stampo. "Mi dici che succede? Che cosa ti è preso?"
-"Ho avuto un'idea, te l'ho detto."
-"Ma non mi hai detto che genere di idea." Disse il diciannovenne. "Devo preoccuparmi?"
-"Nemmeno un po'." Scosse la testa il più grande, che non aveva mai smesso di sorridere da quando Federico aveva accettato la sua proposta. "Voglio fare l'albero di Natale con te."
Federico aggrottò la fronte.
-"L'albero di Natale?" Ripeté Federico. "Ma manca ancora qualche giorno, è presto."
-"Non mi importa." Rispose il moro. "Voglio farlo adesso con te."
-"E non potevi dirmelo subito?" Replicò il più piccolo. "Anziché farmi correre avanti e indietro come se fossi una trottola."
Benjamin ridacchiò e si avvicinò per stringere i fianchi del più piccolo.
-"È stato divertente." Controbatté. "Allora? Ti va?"
-"E tuo padre?"
-"Mio padre cosa?" Replicò Benjamin e inclinò la testa da un lato.
-"E se dovesse infastidirlo?" Gli domandò il biondo. "Forse vorrà essere lui a fare l'albero di Natale con te."
-"Mio padre odia addobbare l'albero di Natale." Rispose il più grande. "Gli piace addobbare la casa, ma l'albero non è decisamente il suo forte." Aggiunse e ridacchiò. "Gli farà piacere sapere di potersi liberare, almeno per un anno, di questo compito." Continuò e gli sorrise. "Quindi, se vuoi, non ci sono problemi."
-"Con te finirò per impazzire, lo so benissimo." Ridacchiò Federico. "Mi farai perdere la testa."
Il moro schioccò la lingua sul palato e gli accarezzò i fianchi.
-"E io che pensavo che l'avessi già persa." Rispose il moro, fingendosi offeso. "Pensavo fossi già totalmente pazzo di me."
-"Di te non ne sono certo, ma devo essere, assolutamente, pazzo per stare con te." Ridacchiò il più piccolo e gli diede un bacio a stampo. "Facciamo quest'albero, dai, almeno la smetterai di correre."

-"Vuoi davvero mettere lì quella pallina?" Gli domandò, abbastanza scettico, il ventiduenne mentre recuperava delle decorazioni dal grande scatolone che aveva portata su dal garage, con disappunto di Teresa che non faceva altro che borbottare qualcosa sul disordine che aveva fatto.
-"Sì, perché?" Replicò Federico e guardò la pallina viola che aveva tra le mani. "Non ti piace?"
-"Non sta bene in quel punto." Rispose il moro. "Hai messo tantissime decorazioni chiare e ora vorresti metterne una viola?" Gli chiese. "Non ha senso."
-"Benjamin, tesoro mio, niente di quest'albero ha senso." Disse il più piccolo e ridacchiò. "È l'albero più brutto che io abbia mai visto!" Esclamò divertito e osservò i rami finti sistemati alla meno peggio e le decorazioni colorate sparse un po' ovunque senza alcun criterio.
-"Ma non è assolutamente vero!" Replicò Benjamin e assunse un'espressione offesa. "Quest'albero è una meraviglia."
Il biondo rise e scosse la testa, per poi avvicinarsi al fidanzato e abbracciarlo da dietro.
-"Ben, sii obiettivo, guarda l'albero e dimmi che cosa ne pensi." Disse il biondo. "Davvero pensi sia bello?" Gli domandò. "O, invece, ti sembra pieno di decorazioni buttate un po' a caso?"
Il più grande osservò, più volte e attentamente, l'albero che aveva davanti e poco dopo sospirò deluso.
-"Abbiamo combinato un disastro." Disse. "E io che speravo potesse venirne fuori qualcosa di carino." Aggiunse. "Non sapevo avessi dei gusti così orribili." Prese in giro il più piccolo.
-"Avresti dovuto capirlo la prima volta che ti ho detto che sei bello, no?" Replicò, ironico, Federico e gli accarezzò il petto. "Vuoi continuare o preferisci lasciar perdere?"
-"Che senso ha continuare?" Rispose il moro. "È un disastro."
-"Sarà anche un disastro." Iniziò a parlare il più piccolo. "Ma è un disastro fatto con tanto amore, non ti pare?"
Benjamin si mordicchiò il labbro inferiore e si voltò tra le braccia del fidanzato.
-"Dovrei forse essere geloso?" Scherzò Benjamin.
-"Assolutamente sì!"
Benjamin ridacchiò e poggiò la testa sulla spalla del più piccolo.
-"Sei uno stupido." Borbottò e chiuse gli occhi. "Ma ti a-" Benjamin si rese conto di quanto stava per dire, con una naturalezza che non credeva gli appartenesse, ma riuscì a fermarsi prima di fare un passo che riteneva affrettato e a coprire il tutto con un colpo di tosse.
-"Stai bene?" Gli domandò il biondo e gli colpì la schiena con qualche colpetto non troppo forte.
-"S- sì..."
-"Che cosa stavi per dire?" Gli chiese il diciannovenne. "Mi a?"
Il più grande si allontanò dal corpo di Federico, come se questo avesse iniziato a bruciare, e deglutì a vuoto.
-"T- ti..." Balbettò il più grande. "Ti h- hanno c- chiamato?" Borbottò, sperando che la sua espressione non lo tradisse.
Federico inarcò un sopracciglio.
-"E chi dovrebbe chiamarmi?" Replicò Federico. "Qui non mi conosce nessuno." Aggiunse. "Ben, sei sicuro di stare bene? Mi sembri un po' pallido."
-"Sto b- benissimo..." Rispose il moro e abbozzò un sorriso. "Allora continuiamo?"
-"A fare cosa?"
-"L'albero."
-"Ma hai appena detto di non voler continuare."
-"Ho cambiato idea." Mentì Benjamin. "Dai su, sbrigati."
Federico alzò gli occhi al cielo.
-"Io non ti capirò mai."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora