10. Stupido.

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Il ventiduenne romano non poté evitare di sentirsi un totale stupido quando si ritrovò a fissare il più piccolo, ancora non del tutto asciutto e i capelli appiattiti sulla fronte, con un sorriso - che se solo si fosse visto dall'esterno avrebbe giudicato imbarazzante - mentre restava appoggiato alla sedia senza spostarsi neppure di un millimetro come se si trovasse in uno stato di trance.
-"Posso portarle altro?" La voce del cameriere, lo stesso che non faceva altro che guardarli male da quando avevano messo piede nel bar per via delle pozze d'acqua che aveva lasciato al loro passaggio, lo risvegliò da quello stato in cui si trovava riportandolo con i piedi per terra.
-"No, grazie." Scosse la testa il più grande e si sedette sulla sedia che precedentemente occupava Federico. "Mi porti il conto." Aggiunse e il cameriere si congedò con un cenno della testa.
Il moro sospirò rumorosamente e si prese la testa tra le mani.
-"Federico, Federico, Federico." Cantilenò il ragazzo, che aveva appena scoperto quanto gli piacesse pronunciare quel nome che per tutta la sua vita aveva ignorato. Poco dopo lo sguardo del ragazzo tatuato ricadde sul pavimento e notò un dettaglio che, precedentemente, non aveva nota.
"È lo zaino di Federico." Pensò il moro e si chinò sul pavimento per raccogliere lo zaino nero. "E adesso che faccio?" Si chiese il ragazzo.
In quel momento il più grande realizzò di non aver chiesto all'altro il suo numero di cellulare e non sapeva neppure quale fosse il suo cognome, occupato com'era stato a parlare al cellulare con il suo amico aveva avuto ben poco tempo per parlare con Federico e non poteva fare a meno di darsi dello stupido. "Magari riesco ancora a raggiungerlo." Pensò Benjamin e, velocemente, prese le sue cose e il suo portafogli per poi prendere una banconota da venti, si alzò e corse verso la cassa.
-"Lascia perdere il conto, tieni il resto." Disse, frettolosamente e senza scandire bene le parole, il più grande e lasciò la banconota cadere sulla cassa per poi correre fuori dal bar.
-"Ma andò l'ha comprato er cervello? Ar mercatino dell'usato ar campo profughi? Bah." Il cameriere rimase spiazzato dal comportamento del moro ma preferì scrollare le spalle e intascare la banconota senza fare troppe domande.

Benjamin era corso fuori dal locale nella speranza di riuscire ancora ad intravedere la figura del più piccolo, si guardò intorno ma di Federico sembravano non esserci più alcuna traccia. Il moro pensò di seguirlo, cercare di raggiungerlo ma subito dopo si rese conto di non sapere dove Federico abitasse e, di conseguenza, dove si fosse diretto.
-"E adesso che faccio?" Si chiese il maggiore e sospirò rumorosamente.
"Magari potrei controllare nel suo zaino se c'è qualcosa."  Pensò il ragazzo per poi scartare subito dopo l'idea, non gli sembrava il caso di rovistare tra le cose di un ragazzo che neppure conosceva.
-"Ma come ha fatto a dimenticare lo zaino?" Il giovane scosse la testa, ricordando che il minore lo avesse preso pochi momenti prima di andarsene per prendere il portafogli, e raggiunse la sua auto.
"Spero di rivederlo."

-"Dannazione, dannazione!" Imprecò ad alta voce Federico non appena arrivò a casa sua, dopo essersi reso conto nella metro di non avere con sé il suo zaino. "Che stupido che sono." Borbottò e scosse la testa ancora umida.
-"Tesoro." La voce, come al solito calma, di sua madre lo distolse da quella serie di insulti che stava rivolgendo a se stesso a causa della sua dimenticanza. "Che succede?" Gli domandò la donna e poco dopo Vanessa, vestita con un tubino nero e i capelli lasciati sciolti sulle spalle, lo raggiunse nel salotto. "Va tutto bene."
-"No, mamma sono uno stupido." Sospirò il più piccolo e si sedette sul divano. "Ecco che cosa succede. Sono uno stupido."
-"Anziché ripeterlo continuamente," Iniziò a parlare la donna e si sedette accanto a lui. "Potresti spiegarmi che cosa è successo?" Gli chiese. "E magari spiegami anche perché sei tutto bagnato."
-"Ho dimenticato lo zaino." Disse Federico. "E all'interno ho tutti i libri per l'università e il computer." Aggiunse. "Che stupido che sono." Ripeté ancora una volta e sbuffò.
-"L'hai dimenticato?" Ripeté la donna. "Quindi vuol dire che non l'hai perso ma sai dov'è."
-"Beh, sì, so dov'è." Annuì il biondo. "L'ho dimenticato in un bar."
-"Allora non è un problema tanto grave." Disse Vanessa e gli sorrise. "Ti basterà tornare al bar e riprenderlo." Aggiunse. "Nulla che non si possa risolvere, non trovi?" Concluse e accarezzò la guancia del figlio.
-"In effetti..." Sussurrò il più piccolo. "Hai ragione." Aggiunse e sospirò. "Ora mi sento uno stupido per essere tanto drammatico."
La donna ridacchiò e allontanò la mano dal volto del ragazzo.
-"Ti assicuro che non sei uno stupido." Replicò lei. "Ma diventerai presto una persona raffreddata se non corri subito a farti una doccia calda e cambiarti i vestiti." Aggiunse e indicò i vestiti ancora un po' bagnati del figlio. "Come hai fatto a ridurti in questo stato? Hai nuotato in una pozzanghera."
Federico sorrise e sentì le sue guance diventare un po' più calde.
-"Ho avuto un piccolo incidente, potremmo definirlo così." Disse il ragazzo, imbarazzato, e si mordicchiò il labbro inferiore.
Vanessa ghignò e si leccò le labbra tinte di rosso.
-"E durante quest'incidente eri da solo o c'era qualcuno con te?" Domandò la donna curiosa.
Prima che Federico potesse rispondere suo padre, imbronciato come al solito, entrò nella stanza e riservò ai suoi familiari un'occhiataccia.
-"Perché stai sorridendo?" Domandò, con tono burbero, a suo figlio.
-"Perché sono felice." Rispose Federico e scrollò le spalle.
-"Sei tutto bagnato."
-"Beh, piove, mi sembra ovvio."
-"E tu, come sempre, ti sei messo a camminare sotto la pioggia, no?" Replicò infastidito Andrea. "Perché tu detesti le auto e i mezzi pubblici, perché tu vuoi sempre essere alternativo, no?"
-"Andrea è solo bagnato, non gli è successo nulla." Disse Vanessa, per niente sorpresa della reazione esagerata di suo marito.
-"Adesso è solo bagnato." Puntualizzò l'uomo e strinse i pugni. "Ma la prossima volta? La prossima volta sarà solo bagnato o l'avranno investito?" Continuò. "E se dovesse succedere sarà soltanto colpa tua che gli permetti di fare tutto!" Esclamò, alzando il tono di voce.
-"La mamma non mi permette di fare tutto quello che voglio."
-"Ah no? A me sembra il contrario."
-"Semplicemente lei mi lascia libero perché si fida di me." Disse Federico. "E non serve fare di un granello di sabbia una spiaggia." Aggiunse. "Ora vado a cambiarmi e tutto sarà risolto." Continuò e si alzò.
-"Non si tratta dei vestiti, Federico, e nemmeno della pioggia." Scosse la testa Andrea. "Io sono stanco di te e di tua madre, del vostro allearvi per mettervi contro di me e farmi passare sempre come il cattivo della situazione."
-"Andrea sai benissimo che non è così." Sospirò Vanessa.
-"Papà, per favore, non ricominciare." Aggiunse Federico e alzò gli occhi al cielo.
-"Le cose dovranno cambiare." Disse Andrea. "E cambieranno molto presto, ve lo assicuro."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora