46. Ci vediamo tra quindici minuti.

225 44 2
                                    

«Che cos'hai detto a mio padre?» Recitava il messaggio che il più piccolo si era affrettato ad inviare non appena entrò nella sua camera, dopo l'assurda quanto imbarazzante conversazione con suo padre riguardo il rapporto che lo univa a Benjamin.
Da quando Andrea gli aveva chiesto che genere di rapporto avesse con il moro la paura aveva posseduto il minore, facendogli addirittura dimenticare quello che era successo con il suo fidanzato prima che ritornasse a casa.
-"Dannazione, Benjamin, rispondi." Imprecò, sottovoce, il più piccolo mentre fissava con occhi spalancati lo schermo del suo cellulare, in attesa che le due spunte grigie del suo ultimo messaggio si tingessero di blu.
«È urgente, rispondimi.» Digitò ancora, sperando che una nuova vibrazione del cellulare attirasse l'attenzione del moro e, per sua fortuna, fu quello che avvenne.
«Ti ho detto che non devi preoccuparti, non gli ho detto nulla di particolare, abbiamo soltanto parlato un po'.» Rispose il moro, facendo sbuffare infastidito il fidanzato.
«Benjamin sono serio, dimmi che cosa gli hai detto.» Digitò, poggiando ogni tasto con una certa forza, e inviò il messaggio approfittando che il moro fosse ancora online.
«Sono a lezione, non posso parlare, ci vediamo domani.» Replicò il più grande e, il diciannovenne, immaginò che stesse digrignando i denti e sbuffando.
-"Te lo scordi." Ringhiò Federico e digitò un nuovo messaggio.
«Non me ne frega un cazzo di quello che stai facendo. Ci vediamo tra quindici minuti fuori casa mia, sbrigati.»

Il più piccolo non aveva ricevuto risposta al suo ultimo messaggio ma era certo che il suo fidanzato sarebbe arrivato, probabilmente avrebbe indugiato in un primo momento e avrebbe rivolto parole poco carine al minore ma, alla fine, sarebbe andato all'incontro.
Federico osservò, fino ad arrivare al punto di temere di poterlo consumare, lo schermo del suo cellulare e contò ogni secondo che passava mentre attendeva che Benjamin lo avvisasse del suo arrivo.
"Sbrigati. Sbrigati. Sbrigati." Pensò il più piccolo mentre batteva, nervosamente, la gamba sul letto.
«Sono qui fuori.» Non appena sullo schermo del cellulare del ragazzo comparve quel messaggio, Federico, sospirò sollevato e corse fuori dalla sua stanza per raggiungerlo.

-"Spero che sia davvero importante, stavo per fare un incidente per arrivare qui." Borbottò il ventiduenne non appena vide uscire dal cancello il compagno. "E in più stavo seguendo una lezione davvero interessante."
-"Non mi importa." Rispose Federico e chiuse il cancello alle sue spalle. "Che cosa hai detto a mio padre?" Gli domandò e si avvicinò al ragazzo. "E non cercare di sviare il discorso, devi dirmelo."
-"Mi spieghi perché ci tieni così tanto a saperlo?"
-"E tu mi spieghi perché ci tieni tanto a nascondermelo?" Replicò il diciannovenne.
-"Non voglio nascondertelo." Scosse la testa il moro. "Soltanto non credo sia qualcosa di tanto importante."
-"E allora perché, poco fa, mio padre mi ha chiesto che cosa ci fosse tra di noi?" Controbatté il più piccolo con tono duro.
Benjamin, in un primo momento, strabuzzò gli occhi a quella domanda per poi sorridere divertito e scuotere la testa.
-"E io che pensavo fosse più stupido." Ridacchiò Benjamin. "Mi ha sorpreso."
-"Non c'è niente da ridere, Benjamin." Lo rimproverò il biondo. "Dimmi che cosa gli hai detto."
-"Ma niente di che." Disse il più grande e scrollò le spalle. "Mi ha lasciato intendere che se tra di noi ci fosse qualcosa di più a lui non andrebbe bene, perché la gente ne parlerebbe, e ha fatto riferimento alla nostra vacanza per dirmi che fosse strano andare in vacanza da soli. Io gli ho risposto che chi ama davvero i propri figli non da retta alle voci che circolano, nulla di più." Spiegò, molto brevemente, il ragazzo e si appoggiò alla sua macchina. "Pensavo, però, che avrebbe fatto finta di non capire e avrebbe ignorato la verità."
-"Ma sei stupido?!" Strillò Federico, con gli occhi che sembravano pronti a rovesciarsi sull'asfalto da un momento all'altro per quanto li avesse spalancati. "Ma cosa ti è saltato in mente?!"
-"Calmati." Rispose il moro. "Non gli ho detto nulla di particolare, non ho fatto riferimento troppo allusivi."
-"Ma lui ha capito tutto ugualmente!" Esclamò il più piccolo.
-"Io non credo."
-"Se non l'avesse capito, perché oggi mi avrebbe fatto quella domanda?"
-"Curiosità?" Replicò Benjamin e inclinò la testa da un lato. "Non lo so, Federico. Non ne ho idea." Sospirò il ragazzo. "Ma sono sicuro che non sia niente di importante."
-"Certo, niente di importante." Borbottò il biondo. "Tanto non riguarda te, giusto?" Continuò. "Chi se ne frega di quello che mi succede, tanto non è importante, no?!"
-"Non essere drammatico." Disse il più grande. "Tuo padre ti ha solo fatto una domanda, nulla di più." Aggiunse. "E suppongo sia andato bene se, adesso, sei qui." Continuò. "Mi sbaglio?"
-"Se tu avessi avuto la bocca chiusa non avrei neppure dovuto affrontare l'argomento con mio padre." Rispose Federico. "Invece, come sempre, hai fatto di testa tua."
-"Che cosa ti aspettavi?" Controbatté il moro. "Che io rimanessi lì ad ascoltarlo mentre mi diceva che cosa sia giusto e che cosa sia sbagliato?" Continuò. "E, tra l'altro, tra le cose sbagliato per lui ci siamo anche noi due."
-"Io lo faccio da sempre!" Esclamò il più piccolo. "È da sempre che faccio finta di nulla per non avere problemi con lui!"
-"Io però non sono quel genere di persone, io non resto zitto quando qualcosa non mi sta bene."
-"Invece avresti dovuto farlo." Ringhiò il più piccolo. "Avresti dovuto farlo per me."
-"Ma non capisci?" Replicò Benjamin. "È proprio per te che l'ho fatto." Aggiunse. "Tuo padre crede di poter fare di te quello che gli pare, plasmarti a sua immagine e somiglianza, crede che tu sia un cagnolino che obbedisce ai suoi ordini. Aveva bisogno di qualcuno che gli dicesse che non è così, qualcuno che gli facesse capire che le cose non stanno come lui crede." Continuò. "Solo che quel qualcuno saresti dovuto essere tu, non io."
-"Hai sbagliato, non avresti dovuto dire niente." Disse il biondo. "Adesso sarò io a dover subire le conseguenze, non tu."
-"E quali sarebbero queste conseguenze?" Gli domandò il più grande. "Non dover più vivere nell'ombra di tuo padre? Essere libero di fare quello che ti pare?" Continuò. "Smettere di essere il figlio che lui vuole ed essere, finalmente, te stesso?"
Federico scosse la testa e rise amaramente.
-"Non sai un cazzo." Disse. "E non puoi permetterti di parlare di una situazione che neppure conosci." Aggiunse. "Non tutti hanno la fortuna che hai tu ad avere dei genitori, sì anche tua madre per quanto tu voglia negarlo, che ti amano e ti accettano per quello che sei." Continuò. "Grazie per aver rovinato tutto."
-"Io l'ho fatto solo per te. Volevo solo aiutarti."
-"Io non ti ho chiesto di farlo." Rispose Federico e aprì il cancello alle sue spalle. "E in futuro evita di aiutarmi ancora, mi rovini soltanto la vita." Aggiunse.
-"Federico." Sospirò il moro.
-"Ciao Benjamin, ci vediamo."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora