Il cielo era buio sopra Roma, grossi nuvoloni scuri avevano invaso il cielo già da qualche ora, rendendo cupe le strade della città, illuminata soltanto da qualche lampione e dalle luminarie per il Natale ormai imminente.
Il giorno seguente sarebbe stata la vigilia di Natale, i negozi erano decorati e tra le strade l'aria natalizia era quasi palpabile; i bambini osservavano come rapiti i tanti colori che si riflettevano nelle pozzanghere e su qualsiasi superficie in vetro, mentre orde di turisti e non affollavano le strade, più di quanto succedesse nei normali giorni.
C'era qualcuno, però, a cui quella magica atmosfera non faceva lo stesso effetto, non le infondeva felicità e speranze bensì malinconia e voglia di scappare via. Via da Roma, via dai suoi abitanti e dai tanti provieni che quella città, per quanto meraviglioso, poteva creare. Erano anni, ormai, che quella persona aveva smesso di vivere con il sorriso quel periodo di vacanza e si limitava a fingere di essere felice soltanto per non rovinare quelle giornate alla sua famiglia.
Vanessa, ormai da tempo, viveva il periodo natalizio come se fosse per lei una tortura, un modo per tenerla intrappolata in una vita che sentiva non le appartenesse più; la donna aveva smesso di contare, già da un po' di tempo, quanti anni fossero passati dal suo ultimo Natale passato in allegria con la sua famiglia ma, in fondo, non ne aveva bisogno. Vanessa ricordava benissimo quando avesse smesso di essere felice, il ricordo di quel giorno la tormentava da anni e il non poter parlarne con nessuno la stava consumando giorno dopo giorno, non sapeva quanto avrebbe resisto ancora in quel modo ma sapeva di doverlo fare per l'unica persona di cui davvero gli importasse: suo figlio.Quel giorno Vanessa, dopo la partenza di suo figlio con il suo fidanzato per la loro vacanza, aveva deciso di uscire per fare una passeggiata e potersi allontanare da suo marito almeno per un po'. Vanessa amava Andrea, o almeno le sembrava di farlo ancora, ma non riusciva a sopportare neppure l'idea di restare da sola con lui per così tanto tempo; erano anni, ormai, che i due coniugi riducevano al minimo il tempo passato da soli insieme, si limitavano al minimo indispensabile soltanto per non destare sospetti, e sapevano pochissimo di che cosa l'altro facesse nel tempo passato separati.
-"L'importante è non fare nulla che danneggi la famiglia." Le aveva detto tanto volte Andrea. "O almeno non lasciare che la gente lo scopra."
E Vanessa avrebbe voluto tanto dirgli che non bastava quello per tenere una famiglia unita ma finiva sempre per tacere, non voleva creare problemi che avrebbero riguardato anche suo figlio.
La donna, incurante delle gocce di pioggia che continuavano a cadere dal cielo, stava camminando con gli occhi rivolti verso il cielo e la testa persa tra tanti pensieri e, per questo motivo, non si rese conto di una persona che, distratta tanto quanto lei, stava camminando nella direzione opposta alla sua. I due si resero conto della rispettiva presenza solo quando, tra quella folla di persone, finirono per urtare e Vanessa, per via dei tacchi, scivolò sull'asfalto bagnato.
-"Ai!" Gridò la donna quando si ritrovò seduta sull'asfalto e sentì la sua gonna scucirsi di lato.
-"Oddio, mi scusi!" Esclamò l'altra persona, a cui il cellulare era volato accanto alla donna. "I- io non l'avevo vista!" Aggiunse e porse una mano alla donna. "Si è fatta male?"
Vanessa sospirò e annuì debolmente.
-"Eravamo distratti entrambi." Rispose la donna e alzò lo sguardo sull'uomo che l'aveva urtata.
"Somiglia a qualcuno che conosco." Pensò lei e aggrottò la fronte.
-"Lasci che l'aiuti." Replicò l'uomo dai capelli scuri e le labbra carnose, per poi prenderle delicatamente la mano e aiutarla ad alzarsi. "La sua gonna non sembra stare molto bene." Ridacchiò lui. "Riesce a restare in piedi?"
-"Sì, non si preoccupi." Annuì lei e abbozzò un sorriso. "Mi scusi la domanda e anche il momento poco opportuno." Disse Vanessa ma si zittì e si morse il labbro.
-"Mi dica."
-"Io e lei ci siamo già visti da qualche parte?" Domandò Vanessa, non riuscendo a ricordare a chi somigliasse.
L'uomo scosse la testa.
-"Non credo." Rispose. "Di sicuro ricorderei una così bella donna." Aggiunse e sorrise alla donna, facendola arrossire. "Anche se, devo ammetterlo, mi ricorda qualcuno."
Vanessa arricciò le labbra, tinte di rosso, e si prese qualche momento per guardare l'uomo e cercare di ricordare dove lo avesse già visto.
-"Ecco!" Gridò, un paio di minuti più tardi, la donna attirando qualche sguardo su di lei. "Ecco chi mi ricorda!" Esclamò allegra. "Il fidanzato di mio figlio!" Aggiunse. "Solo che lei ha gli occhi scuri, mentre lui ha gli occhi chiari e molti più tatuati." Ridacchiò.
L'uomo aggrottò la fronte.
-"Ha detto il fidanzato di suo figlio?"
-"Sì, perché?"
-"Posso sapere come si chiama suo figlio?" Domandò.
-"Federico." Rispose Vanessa. "E il suo fidanzato Benjamin."
-"Non ci posso credere." Replicò l'altro e scosse la testa sorpreso. "Certo che il mondo è davvero piccolo!"
-"Cosa?"
-"Io sono il padre di Benjamin!" Esclamò l'uomo e le porse la mano. "Io sono Alessio, piacere di conoscerla."
Vanessa sorrise e gli strinse la mano.
-"Vanessa, piacere mio." Rispose. "I nostri figli non crederanno mai che sia stato un incontro casuale." Rise lei.
-"Lasci che l'accompagni a casa." Disse Alessio. "È il minimo che io possa fare dopo averla fatta cadere."
-"Ma no, si figuri, non serve."
-"Certo che serve, non mi perdonerei mai se la lasciassi qui da sola, con un livido e la gonna rotta." Rispose l'uomo. "Insisto, ci tengo."Vanessa finì per accettare il passaggio di Alessio, nonostante si sentisse in imbarazzo, e impiegò poco tempo per capire da chi Benjamin avesse ereditato il suo carattere, entrambi erano molto testardi e non accettavano facilmente un no come risposta. Nonostante i due non si conoscessero il viaggio in auto fu meno imbarazzante del previsto, i due parlarono dei loro figli, della loro vacanza e di poche altre cose senza conto che riguardavano Benjamin e Federico.
-"Grazie mille per il passaggio." Sorrise Vanessa non appena scese dall'auto.
-"Grazie a lei per aver accettato." Rispose Alessio. "E mi scusi ancora per l'incidente."
-"Non si preoccupi." Scosse la testa la donna. "Arrivederci, a presto."-"Andrea sei a casa?"
-"Sono in cucina."
Vanessa, dopo aver udito la risposta di suo marito, si tolse il soprabito nero e raggiunse il coniuge nella stanza da lui indicato.
-"Non immaginerai mai chi ho conosciuto." Disse la donna e si legò i capelli in una coda di cavallo alta. "Pazzesco, davvero."
-"Chi?"
-"Alessio." Disse Vanessa. "Il padre di Benjamin." Aggiunse. "Mi ha anche accompagnato a casa."
Andrea inarcò un sopracciglio e prese un bicchiere d'acqua.
-"Quell'uomo mi sembra un vero sciocco." Rispose. "Uno stupido."
-"Ma se neppure lo conosci."
-"Ho fatto ricerche su di lui." Disse Andrea. "Il successo che ha è immeritato, un architetto da quattro soldi." Aggiunse. "Ha avuto soltanto fortuna." Concluse e scrollò le spalle.
-"A me è sembrato una brava persona."
-"A te sembrano tutti brave persone." Replicò l'uomo. "Comunque devo parlarti."
-"Dimmi pure."
-"Io credo che tra nostro figlio e Benjamin ci sia qualcosa di più di quel che dicono." Disse, con tono duro, Andrea.
Vanessa corrugò la fronte e trattenne a stento un sospiro.
-"E perché lo pensi?" Gli domandò e si appoggiò alla cucina,
-"Passano troppo tempo insieme." Rispose l'uomo. "Sembrano vivere in simbiosi." Aggiunse. "E se davvero tra di loro ci fosse soltanto amicizia, che senso avrebbe andare in vacanza da soli?"
-"Per passare un po' di tempo insieme, tranquilli." Replicò la donna. "A te non è mai capitato di andare in vacanza con un tuo amico?"
-"Non sono stupido, Vanessa." Ringhiò Andrea. "Non trattarmi come tale."
La donna alzò gli occhi al cielo e sospirò.
-"Anche se fosse come dici, io che cosa potrei farci?" Controbatté lei.
-"Parla con lui." Rispose l'uomo e si avvicinò alla moglie. "Parla con lui, fagli capire che questa... - si zittì per un momento - cosa non lo porterà a nulla di buono." Aggiunse. "Se dovessi scoprire che tra di loro c'è qualcosa di più, in quel caso, ti assicuro che ve ne pentirete entrambi."——————————————————————
Ehi, come state? 🎈
Come al solito, grazie per le più di novemila visualizzazioni e il sostegno che mi dimostrate quotidianamente, per me significa molto, grazie ♥️
Voglio comunicarvi che domani non aggiornerò, sarò fuori tutto il giorno e non riuscirò a farlo, scusatemi!
Passando al capitolo, come avete potuto notare è stato dedicato ai loro genitori, vi avevo già avvisato che in questa storia loro giocheranno un ruolo molto importante e presto capirete il perché.
Per qualsiasi cosa potete contattarmi su Twitter il mio nick è @fvedericoshvrt, o mi trovate anche su Instagram come @/fixhvrtx e, ovviamente, anche qui.
Baci, Michi🎈
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...