Andrea si trascinò a fatica, con il naso e il labbro sanguinante e la caviglia destra che gli doleva a causa della brusca caduta, fuori dalla casa di Alessio e di Benjamin mentre gli occhi di questi - e di Francesca - erano fissi su di lui per assicurarsi che non tornasse indietro. Quando i tre sentirono la porta di casa chiudersi e, poco dopo, il rumore del motore di un auto tirarono un sospiro di sollievo e il più grande si avvicinò alla sedia dove, poi, si lasciò cadere.
-"Quell'uomo è davvero assurdo." Disse Alessio e scosse la testa, ancora incredulo. "Ha avuto la faccia tosta di presentarsi qui di nuovo per minacciarti." Aggiunse e si sedette a capotavola. "È incredibile."
-"Me lo immaginano diverso." Disse Francesca e sospirò delusa. "Un vero e proprio uomo delle caverne, ma dove credeva di stare?" Continuò e arricciò le labbra disgustata. "Davvero sgradevole."
-"Benjamin come stai?" Domandò il padre al moro, che fissava un punto indefinito della stanza. "Ti ha fatto del male mentre ti stringeva?"
-"Se ti ha fatto del male questa volta sarò io a colpirlo." Borbottò la donna e accavallò le gambe dopo essersi seduta.
-"Io sto bene." Rispose il più grande e scrollò le spalle. "Ma adesso non è questo l'importante." Aggiunse.
-"Fammi indovinare, ancora una volta è Federico l'importante?" Replicò Alessio e alzò gli occhi al cielo.
-"Deve aver detto qualcosa a suo padre." Disse il moro. "Non c'è altra spiegazione."
-"E che cosa gli avrebbe detto?" Domandò Francesca, che di quella storia ne sapeva ben poco ma non voleva risultare invadente con troppe domande.
-"Tutto." Rispose Benjamin. "Deve avergli detto tutto."
-"Tu credi?" Replicò Alessio e inarcò un sopracciglio. "Ma se fosse così, perché è venuto qui?" Chiese. "Che senso ha prendersela con te?"
-"Non lo so." Sospirò il ventiduenne. "Ma ho tutte le intenzioni di scoprirlo." Aggiunse e prese il suo cellulare.
-"Che cosa vuoi fare?" Domandò la madre e inclinò la testa da un lato.
-"L'unica cosa possibile." Rispose il più grande. "Incontrare Federico."«Dobbiamo parlare.» Recitava il primo messaggio che il più piccolo aveva ricevuto dal moro, prima che suo padre tornasse a casa e gli fece capire che le cose non fossero andate bene.
Il minore, chiuso nella sua stanza, sospirò e si stropicciò gli occhi lucidi con il dorso della mano.
«Mi dispiace per mio padre, non volevo.» Digitò in risposta il minore, con il corpo scosso da continui singhiozzi.
«Dove ci incontriamo?» Rispose il più grande, ignorando il messaggio del suo ex.
«Non posso uscire.»
«Allora esci di nascosto, non mi importa. Possiamo anche incontrarci questa notte, ma devo vederti.» Scrisse Benjamin, sperando che l'altro riuscisse a capire la sua urgenza di incontrarlo.
Federico sospirò rumorosamente e annuì, nonostante Benjamin non lo vedesse.
«Ci vediamo al parco, ti manderò un messaggio quando mio padre si addormenterà. Va bene?» Inviò.
«Va bene, mandami davvero un messaggio o domani verrò a parlarti direttamente a casa e non scherzo.»
Il più piccolo chiuse gli occhi per qualche momento, era stanco di ricevere minacce da chiunque e dover fare sempre ciò che gli altri volevano.
"Non ne posso più." Pensò Federico, per poi rispondere al messaggio.
«A dopo.» Scrisse e bloccò lo schermo del suo cellulare.Erano circa le due di notte quando Federico, dopo aver dovuto subire le grida furiose di suo padre per quanto successo a casa del moro, riuscì ad uscire di casa per incontrare il moro al punto da lui deciso. L'aria fredda di quella notte di gennaio lo colpì in pieno viso, facendolo rabbrividire, il ragazzo si strinse nel suo cappotto nero e camminò lentamente verso la sua meta.
Che cosa avrebbe dovuto dire a Benjamin? Che cosa gli avrebbe detto Benjamin?
Il più piccolo continuava a chiedersi che cosa sarebbe successo durante quell'incontro, che cosa si sarebbero detti e in che modo il loro rapporto sarebbe cambiato, perché era certo sarebbe cambiato in qualche modo.
Quando, circa mezz'ora più tardi, il minore arrivò al parco chiuso trovò il moro ad aspettarlo appoggiato alla sua auto.
-"Ciao." Lo salutò e si avvicinò all'auto.
-"Sali in auto, staremo più caldi." Disse il moro, senza neppure salutarlo, e aprì la portiera dell'auto per poi salire.
Il più piccolo sospirò ma non si lamentò, aprì la portiera e salì anche lui.
-"Mi dispiace per mio padre." Disse il minore e chiuse la portiera.
-"E a me dispiace per il mio." Borbottò il moro. "Intendo per il pugno." Spiegò. "Anche se tuo pare se lo meritava."
-"Sì, decisamente se lo meritava." Sospirò il più piccolo e si passò una mano tra i capelli. "Non pensavo avrebbe reagito in questo modo." Aggiunse. "Ero certo non l'avrebbe presa bene ma non pensavo se la sarebbe presa con te."
-"Gli hai detto tutto?" Gli domandò Benjamin e si voltò verso di lui.
-"Ci ho provato." Rispose il biondo e appoggiò la testa contro il sedile. "Ma lui non mi ha lasciato finire." Aggiunse. "Ha tratto, come sempre, le sue conclusioni."
-"E, secondo lui, il colpevole sono io." Replicò il più grande. "Come sempre."
-"Sono sicuro che, in fondo, non lo pensi davvero." Disse Federico. "Non voglio difenderlo, assolutamente, ma non è il mostro che credi."
-"Il mostro che io credo che sia è quello che mi hai dipinto tu." Controbatté il moro. "Tu mi hai detto com'è fatto tuo padre. Tu l'hai dipinto come un mostro." Aggiunse.
-"Forse mi sbagliavo." Replicò il più piccolo. "O forse no, ancora non lo so."
Benjamin sospirò e scosse la testa.
-"Ora, però, non mi interessa parlare di tuo padre " Disse Benjamin. "Voglio parlare di te."
-"Di me?"
-"Che cosa hai intenzione di fare?" Domandò il ventiduenne. "Gli riparlerai o lascerai perdere?"
-"Non lo so." Rispose il biondo e si strinse nelle spalle. "Non ci ho ancora pensato."
-"Non ci hai ancora pensato?" Ripeté il più grande e inarcò un sopracciglio. "Sul serio?"
Federico sospirò e arricciò il naso.
-"Anche se a te sembra impossibile crederlo, non ho ancora pensato a che cosa fare." Disse Federico. "Non so come mi comporterò." Aggiunse. "Ma, per il momento, credo che la cosa migliore sia mettere da parte la questione."
-"Sei incredibile." Commentò il moro e scosse la testa. "Prima mi metti nei casini e poi vuoi tirartene fuori."
-"Non ho fatto il tuo nome, è stato mio padre." Tentò di difendersi il più piccolo. "Io non ho colpe."
-"Tu non hai mai colpe, vero, Federico?" Chiese, retorico, il moro. "Sono sempre gli altri a creare i problemi, tu ti ritrovi soltanto coinvolto."
-"Non ho detto questo."
-"Ma lo pensi!" Esclamò Benjamin. "Pensi che se io non avessi affrontato tuo padre, se io avessi accettato di fare come voleva lui non ci avrebbe mai scoperti." Aggiunse. "Pensi che la colpa di tutto sia la mia e un po' mi odi per questo, per averti rovinato la vita, o mi sto sbagliando?"
Il più piccolo, incredibilmente stanco e con la testa che gli stava per scoppiare, sospirò e decise di essere onesto.
-"Non ti sbagli." Rispose il biondo. "Questa situazione è anche un po' colpa tua." Aggiunse. "Sei stato tu a dare a mio padre ragioni per dubitare di noi, l'hai affrontato e lui ha voluto vederci chiaro." Continuò. "Quindi non lamentarti di questa situazione, proprio come faccio, perché sei stato anche tu a causarla." Concluse, con tono di voce duro, e assottigliò gli occhi.
Il più grande si prese qualche momento per riflettere in silenzio su quanto stava succedendo e per osservare il ragazzo che aveva davanti e che stentava a riconoscere.
-"Mi sembra quasi di non conoscerti."
-"Forse non mi conosci davvero." Controbatté il diciannovenne. "Dopotutto siamo stati insieme pochissimo, una cosa da nulla."
-"Una cosa da nulla." Ripeté sottovoce, il maggiore e strinse il volante tra le mani. "La nostra relazione per te è stata una cosa da nulla?"
-"Non ci amiamo." Rispose Federico. "Stiamo benissimo insieme, è vero, ma guarda quanti problemi abbiamo causato." Aggiunse. "E, per fortuna, è durata pochissimo."
Benjamin dovette fare appello a tutta la sua forza di volontà per evitare di gridare contro Federico, per non spingerlo via dalla sua auto e scappare via da lui, e strinse il volante tra le mani fino a far sbiancare le nocche.
-"Magari un giorno potremmo essere amici." Azzardò a dire il minore.
-"Esci dall'auto." Ringhiò Benjamin.
-"Che cosa?"
-"Esci, Federico, non voglio mai più vederti."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...