Federico era rimasto immobile, al centro del marciapiede e accanto alla panchina malandata, rintanato nel suo cappotto ad osservare il più grande sfrecciare via a folle velocità e sparire tra le strade, ancora addobbate per il Natale, di Roma.
Il biondo faceva fatica a credere che tutto fosse successo davvero, ricordava benissimo le parole pronunciate dal suo - ormai - ex fidanzato eppure gli sembravano così tanto irreali, gli sembrava di vivere un brutto sogno.
"Com'è possibile?" Continuava a domandarsi il più piccolo.
Soltanto quella mattina stavano ancora insieme, erano in vacanza e si erano svegliati l'uno tra le braccia dell'altro dopo aver fatto l'amore e il minore pensava di non poter essere più felice; tutto, però, era mutato nel giro di poche ore e Federico non vedeva via d'uscita in quella montagna di macerie che gli era piombata addosso. Una parte di lui avrebbe voluto dare la colpa a suo padre, pensare che lui non avesse responsabilità in quella vicenda, ma l'altra parte sapeva benissimo che era stato lui a spingere suo padre a dire quelle cose.
"Sei stato uno stupido." Si disse il minore quando, finalmente, trovò il coraggio di voltarsi e tornare a casa, capendo fosse inutile attendere che il moro tornasse da lui.
Mentre percorreva a ritroso la strada che, poco prima, lo aveva illuso che tutto potesse andare bene il più piccolo non poté fare a meno di chiedersi che cosa avrebbe dovuto fare da quel momento. Sarebbe dovuto correre da Benjamin e scusarsi? O andare da suo padre e dirgli tutto?
La parte razionale di lui, quella che sapeva benissimo che separarsi fosse la cosa migliore, continuava a ripetergli che avrebbe dovuto lasciare le cose come stavano e permettere che Benjamin si rifacesse una vita senza di lui. Allo stesso tempo, il minore, pensava che quella fosse una cosa passeggera e che prima di quanto credesse il moro sarebbe ritornato da lui per parlare e chiarire quella situazione, o almeno sperava che le cose sarebbero andate in quel modo.Non appena il più piccolo rientrò a casa sua non poté fare a meno di sospirare rumorosamente, sapeva che avrebbe dovuto affrontare suo padre e sapeva anche che non avrebbe avuto il coraggio di dirgli come stavano realmente le cose. Il ragazzo contò i passi che lo separavano dal salotto dove sapeva i suoi genitori stessero cenando, entrò nella stanza a testa bassa e stringendo i bordi del cappotto scuro che non aveva ancora tolto.
-"Vieni a sederti." Disse suo padre non appena lo vide entrare. "È pronto già da un po'."
-"Non ho fame." Replicò Federico mantenendo la testa bassa.
-"Non mi importa." Rispose Andrea. "Vieni a sederti ugualmente." Aggiunse. "Dobbiamo parlare."
Il biondo sospirò, si sbottonò il cappotto e andò a sedersi al suo solito posto di fronte sua madre, consapevole che non sarebbe servito a nulla discutere con suo padre.
-"Di che cosa dobbiamo parlare?" Chiese. "Sono stanco, è stato un lungo viaggio, e vorrei andare a dormire il prima possibile."
-"Sarò veloce." Rispose Andrea e poggiò nel piatto vuoto le posate. "Sono stato da Benjamin e gli ho parlato."
-"Lo so."
-"Ho risolto la questione, credo proprio che ti starà lontano." Disse Andrea. "Ma dovrai fare anche tu qualcosa."
Il diciannovenne sospirò.
-"Che cosa dovrei fare?"
-"Non dire niente a nessuno di questa storia." Rispose il padre. "Neppure ai tuoi amici. Assolutamente nessuno." Aggiunse. "Dimentica che questa vacanza sua avvenuta, dimentica che Benjamin esista." Continuò. "Quel ragazzo è stato soltanto una parentesi buia che, per fortuna, adesso è finita."
Gli occhi del biondo si riempirono di lacrime nel sentire quelle parole, nel sentire Benjamin definito in quel modo.
Parentesi buia. Per suo padre Benjamin era stato soltanto una parentesi buia della sua vita.
-"Okay." Sussurrò il biondo, evitando di incontrare lo sguardo del genitore.
-"Vado a controllare dei documenti in ufficio." Annunciò Andrea e si alzò dalla sedia. "Non aspettarmi sveglia, vai pure a dormire." Disse rivolto a Vanessa. "Buonanotte." Concluse, per poi andare via.
-"Stavi parlando con lui?" Gli domandò Vanessa, intenta a mangiare del pollo, non appena i due rimasero soli nella stanza.
Il più piccolo sospirò e si passò una mano tra i capelli.
-"Sì." Annuì. "Mi ha chiesto di incontrarci."
-"Era ovvio lo avrebbe fatto." Rispose la donna, con tono di voce che non lasciava trapelare emozioni, e scrollò le spalle. "Gli dovevi, e gli devi ancora, delle spiegazioni."
-"È quello che mi ha detto anche lui quando mi ha chiesto di incontrarci."
-"E che cosa ti ha detto?" Gli domandò la madre. "Era arrabbiato?"
-"Furioso." Rispose Federico. "Nonostante cercasse di non darlo troppo a vedere." Aggiunse. "E ha ragione per essere."
-"Ci mancherebbe il contrario." Replicò Vanessa. "L'hai, praticamente, usato come un capro espiatorio ed evitare problemi con tuo padre." Aggiunse. "Per colpa tua, adesso, tuo padre lo vede come una specie di mostro che voleva rovinare suo figlio e farà di tutto per rovinare la vita a lui e la sua famiglia."
-"Ma lui è forte e non lascerà fare a papà quel che vuole." Controbatté il minore. "Gli darà filo da torcere."
-"Se anche tu fossi stato forte quanto lui, Benjamin, adesso non dovrebbe neppure preoccuparsi di Andrea." Disse Vanessa e smise di mangiare. "Invece hai preferito pensare ai tuoi interessi."
-"Mamma sai perché l'ho fatto, non è stato facile nemmeno per me."
-"L'hai fatto per paura." Rispose Vanessa. "E ti assicuro che a vederti sembra sia stato facilissimo per te dire quelle cose."
-"Hai intenzione di dirmi anche tu che ho sbagliato e che sono una persona orribile?!" Replicò Federico e sbuffò sonoramente. "Perché ci ha già pensato Benjamin e anche la mia coscienza."
-"Che cosa ti aspetti? Che ti dica che hai fatto benissimo?" Controbatté Vanessa. "Perché non è così. Hai sbagliato e di grosso." Aggiunse. "Hai rovinato la vita al tuo fidanzato." Continuò. "La persona che dici di amare."
-"Io non ho mai detto di amarlo." Borbottò il biondo, come se quello potesse in qualche modo renderlo meno colpevole.
-"Ma l'hai dimostrato." Rispose Vanessa. "In passato hai dimostrato di amarlo." Aggiunse per poi sospirare. "Che cosa ti ha detto?" Gli domandò. "Avete litigato?"
-"Avrei voluto farlo." Replicò Federico. "Avrei preferito farlo." Si corresse. "Ma le cose sono andate in modo diverso."
-"Che cos'è successo?"
-"Mi ha lasciato." Sussurrò il minore. "Ha preferito mettere la parola fine alla nostra relazione."
La donna sospirò ma non sembrava essere tanto sorpresa.
-"Un po' me l'aspettavo." Ammise la donna. "Chiunque al suo posto l'avrebbe fatto." Aggiunse. "Anche tu."
-"Non me la prendo con lui infatti, lo capisco." Rispose il più piccolo. "Ma non posso condividere la sua scelta." Aggiunse. "Lo capisci?"
-"Lo capisco." Annuì Vanessa. "Non sono stupida, certo che lo capisco." Aggiunse. "Ma capisco anche Benjamin e credo abbia preso la decisione migliore." Continuò. "Credo che lui possa stare meglio senza di te nella sua vita."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...