83. Ti sbagli.

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-"Dannazione, Federico, sai che io odio le bugie!"
-"Non ti ho mentito!"
Benjamin guardò il minore quasi disgustato e scosse la testa.
-"Torniamo dentro."
-"Ben, dobbiamo chiarire."
-"Torniamo dentro." Ripeté Benjamin per poi ritornare all'interno del locale, lasciando il minore da solo nel parcheggio.
Il più piccolo osservò il compagno, con la vista resa meno nitida da qualche lacrima che era sfuggita al suo controllo, allontanarsi da lui a passo svelto per poi rientrare nel locale e svanire tra le persone che si avvicinavano a lui per fargli gli auguri.
"Non ne faccio mai una buona." Pensò Federico, sospirò rumorosamente e si appoggiò con la schiena contro il muretto sporco e imbrattato.
Se qualcuno, in quel momento, avesse chiesto al minore come si sentisse lui non sarebbe stato in grado di dare una risposta con precisione. Il biondo sentiva di avere dentro di lui un vulcano di emozioni in preda ad una violenta esplosione che non lo lasciava respirare; Federico si sentiva colpevole per quanto era successo con Davide e, ancor di più, per averlo nascosto al moro, si sentiva triste e arrabbiato con se stesso per aver ferito ancora una volta Benjamin, ma era anche deluso perché il moro non gli aveva dato neppure la possibilità di spiegare, non lo aveva ascoltato, ma era subito giunto alle sue conclusioni.
"Che cosa ti aspettavi? È evidente che cosa sia successo." Lo rimproverò la sua coscienza e il minore non poté darle torto.
Era stato con un'altra persona la sera del compleanno di Benjamin, quella che per loro due simboleggiava la loro ultima possibilità di stare insieme e lasciarsi alle spalle tutto il resto, l'aveva tradito e non aveva avuto neppure il coraggio di dirglielo.
-"Qualcosa mi dice che avete litigato di nuovo." Quella voce spaventò il più piccolo, che si ritrovò ad emettere un gridolino per lo spavento e si portò una mano sul petto, che si alzava e abbassava irregolarmente e lanciò un'occhiataccia alla persona che gli si stava avvicinando. "Scusa, non volevo spaventarti." Ridacchiò divertito e si fermò davanti a lui, mentre reggeva tra le dita una sigaretta appena accesa.
-"L'hai fatto però." Borbottò il minore e si asciugò gli occhi. "Che cosa vuoi, Marco? Ti ha mandato Benjamin?"
Il riccio scosse la testa.
-"Sono uscito per fumare una sigaretta." Rispose il ragazzo e alzò la sigaretta per mostrarla all'altro. "Vi ho visti uscire insieme, poi ho visto rientrare solo Benjamin e adesso vedo te qui quasi a piangere." Disse. "Avete litigato di nuovo o mi sbaglio?" Gli chiese e portò la sigaretta alla bocca.
Il più piccolo sospirò e scosse la testa.
-"Non ti sbagli." Rispose il più piccolo. "Purtroppo." Aggiunse e abbassò lo sguardo sulle punte delle sue scarpe nere.
Marco espirò una piccola nuvoletta di fumo, che in pochi secondi si disperse nell'aria, e arricciò il naso arrossato per il freddo.
-"Immaginavo." Commentò. "E perché avete litigato?" Domandò e, quasi meccanicamente, ripeté il gesto di poco prima e si portò la sigaretta alle labbra.
-"I- io gli ho n- nascosto una c- cosa..." Balbettò il diciannovenne e strinse gli occhi per evitare di piangere.
-"Si è arrabbiato per la festa a sorpresa?"
-"Cosa? No, no assolutamente." Scosse la testa il minore. "È a- altro..."
-"Qualcosa che hai fatto mentre eravate separati?" Gli chiese Marco ed espirò un'altra nuvoletta di fumo.
Federico annuì lentamente.
-"E ti va di dirmelo o tiro ad indovinare?"
Il biondo prese un respiro profondo e si leccò le labbra.
-"I- io sono s- stato con un r- ragazzo..." Sussurrò il biondo e sentì il senso di colpa che provava triplicare.
Marco, a quelle parole udite a stento, sgranò gli occhi e per poco non gli cadde la sigaretta.
-"T- tu... tu che cosa?!" Gridò, con voce stridula il ragazzo. "Ma come hai potuto fare una cosa del genere?!" Continuò a gridare. "Ma sei impazzito?!"
Le grida del riccio furono per Federico soltanto l'ennesima pugnalata al petto ma sapeva di non avere alcun diritto di ribellarsi, di replicare, perché Marco - così come Benjamin - aveva ragione a dirgli quelle cose.
-"Per favore, non gridare..." Sussurrò Federico e abbassò lo sguardo. "So benissimo di aver sbagliato, me ne sono pentito subito dopo averlo fatto."
-"È facile pentirsi dopo, quando hai tempo per pensare e valutare se n'è valsa la pena, avresti dovuto pensarci prima. Ti saresti dovuto ricordare di Benjamin adesso." Replicò Marco.
-"Lo so, Marco, lo so." Sospirò il biondo. "Hai perfettamente ragione, sono stato uno stupido. Ho commesso l'errore peggiore che potessi fare e non ho giustificazioni, ma io non voglio perderlo." Disse. "Lui è la persona più importante della mia vita, l'unico per cui farei di tutto. Lui è tutto ciò che ho."
-"Ma non lo ami." Disse Marco e portò nuovamente la sigaretta, un po' consumata dal vento, alle labbra.
Il più piccolo si leccò le labbra e si asciugò la guancia con una mano.
-"No, non lo amo e lui lo sa." Rispose il ragazzo. "Vorrei tanto farlo, credimi, perché Benjamin merita tutto l'amore del mondo e vorrei essere io a darglielo." Aggiunse. "Ma purtroppo non è qualcosa che posso decidere io, non posso amarlo a comando, ma so che un giorno lo farò e gli darò tutto ciò di cui ha bisogno."
Il riccio rise sarcastico e scosse la testa.
-"E come fai ad esserne tanto certo?" Gli domandò e inclinò la testa da un lato, mentre un riccio gli ricadeva davanti agli occhi. "Lo conosci da mesi, ne avete passate tante insieme eppure ancora non lo ami. Come fai ad essere certo che, prima o poi, lo farai?" Continuò. "Come hai detto tu, non puoi controllare i tuoi sentimenti, non puoi decidere chi amare." Aggiunse. "E se fino a questo momento non hai provato nulla del genere per Benjamin un motivo ci sarà, non credi? Dovrà pur significare qualcosa."
Federico aggrottò la fronte.
-"Che cosa intendi dire?" Gli chiese.
-"Io non intendo dire proprio niente." Scosse la testa Marco. "Ti sto solo chiedendo come mai sei così tanto certo del fatto che, in futuro, amerai Benjamin." Aggiunse. "Come hai detto tu i sentimenti non si possono controllare, eppure tu parli come se fossi in grado di farlo." Continuò. "O forse ami già Benjamin e non ti senti pronto a dirglielo?" Gli chiese.
-"I- io... n- no, non è c- così..." Balbettò il più piccolo, messo in difficoltà dalle parole del ragazzo. "Non l- lo amo ancora..."
-"L'amore non ha una data di scadenza, è vero, può arrivare quando meno ce l'aspettiamo ma può anche non arrivare affatto." Disse Marco. "Non fraintendermi, Federico, tu e Benjamin mi piacete molto insieme e non vorrei mai vederlo soffrire ma forse non siete destinati a stare insieme." Continuò. "Forse Benjamin non è quella persona che ti farà battere il cuore, la persona che amerai."
-"Ti sbagli."
Il riccio scrollò le spalle e gettò il mozzicone di sigaretta, ormai spenta, nel cestino accanto a lui.
-"Lo spero."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora