Lo sguardo di Federico si spostava velocemente tra suo padre e sua madre, cercando di capire di che cosa stessero parlando.
-"Ma si può sapere di che cosa state parlando?!"
Andrea ghignò e bevve un generoso sorso di whisky, per poi rispondere.
-"Perché non lo chiedi a tuo fratello?"
La confusione di Federico, in quel momento, crebbe ancora di più e cercò una risposta sul volto di sua madre che, però, se ne stava ferma dietro di lui ad osservarlo con gli occhi colmi di lacrime e l'espressione di chi si sentiva morire. Il più piccolo non riusciva a capire di che cosa i suoi genitori stessero parlando, che cosa fosse successo e, soprattutto, di quale fratello stesse parlando suo padre.
"Forse ha bevuto troppo e non sa che cosa sta dicendo." Pensò Federico ma subito dopo scosse la testa. Suo padre aveva tanti difetti - forse troppi - ma non parlava mai tanto per dire, sapeva sempre che cosa dire, era sempre certo di ciò che diceva.
-"Ma di che cosa stai parlando?" Chiese, nuovamente, il più piccolo palesemente confuso. "Quale fratello?" Continuò. "Io non ho fratelli."
-"Andrea, basta così, hai già detto troppo." Disse Vanessa con tono fermo, nonostante non corrispondesse al suo stato d'animo.
Andrea sorrise e scosse la testa, per poi bere un altro sorso di whisky.
-"Ha diciannove anni, non nove." Rispose l'uomo. "È abbastanza grande per sapere tutto." Aggiunse. "È giunto il momento che lui sappia."
-"Non serve e lo sai bene." Replicò la donna e si avvicinò all'uomo. "È una cosa mia e tua, Federico non c'entra nulla e non ci sono motivi per cui dovrebbe saperlo." Aggiunse.
-"Una cosa mia e tua?" Ripeté Andrea e inarcò un sopracciglio. "Se le cose fossero andate come dovevano avrebbero riguardato anche lui." Aggiunse. "Fa parte della famiglia, è giusto che sappia che donna è sua madre."
-"Non è questo il momento." Sussurrò la donna, con la vana speranza di convincere suo marito a non parlare di quanto successo anni prima.
-"È abbastanza grande." Replicò, irremovibile, Andrea. "O vuoi dirglielo quando si sposerà? Ah, no scusa, lui non si sposerà mai perché ha preferito stare con quello lì."
Federico digrignò i denti a quelle parole ma, per il momento, preferì lasciar correre e cercare di capire di che cosa stessero parlando i suoi genitori.
-"Qualsiasi cosa sia, io voglio saperla." Disse Federico. "Papà ha ragione, sono grande abbastanza per sapere che cosa succede in questa famiglia."
-"Vedo che per una volta siamo d'accordo." Sorrise Andrea e andò a sedersi sulla poltrona.
-"Federico ti sbagli, non è il momento per te di saperlo." Scosse la testa Vanessa. "Vai in camera tua e dimentica tutto."
Il biondo, per la prima volta in vita sua, non diede ascolto a sua madre e si sedette di fronte a suo padre sull'altra poltrona chiara.
-"Vi ascolto."
La donna, a quel punto, sospirò e si sedette accanto al figlio.
-"Sei ancora in tempo per andare via." Gli disse.
-"Voglio sapere tutto." Replicò il biondo.
-"Tutto è successo molti anni fa." Iniziò a parlare Andrea. "Anzi, no, iniziamo dal principio: dalla tua nascita."
-"Tutto è iniziato addirittura con la mia nascita?" Chiese Federico e aggrottò la fronte.
Andrea annuì.
-"Quando sei nato ci sono state delle complicazioni durante il parto, eravate a rischio entrambi ma, per fortuna, è andato tutto bene o almeno è quello che credevamo. Qualche giorno dopo, dopo aver fatto tutti i controlli necessari, il dottore ci disse che sarebbe stato difficile per tua madre restare di nuovo incinta. Difficile ma non impossibile." Iniziò a parlare Andrea e abbassò lo sguardo sul suo bicchiere quasi vuoto. "I primi anni per noi non è stato un problema, tu eri piccolo e volevamo dedicarci interamente a te, in più l'azienda iniziava ad andare bene e fare un altro figlio in quel momento era impensabile per noi. Quando però tu avevi sei anni abbiamo deciso fosse arrivato il momento per provarci, non avevamo molte speranze ma qualche mese dopo tua madre ha scoperto di essere incinta."
-"Tu eri felicissimo di avere un fratellino o una sorellina." Sussurrò Vanessa e abbozzò un sorriso.
-"Non ricordo niente di quel periodo." Disse Federico.
-"Arriveremo anche a quello." Rispose il padre e riprese il suo racconto. "Come ha detto tua madre, eri felicissimo e lo eravamo anche noi, non vedevamo l'ora di diventare di nuovo genitori. Poche settimane dopo andammo dal dottore e scoprimmo che erano due gemelli, un maschio e una femmina. - L'uomo abbozzò un sorriso e guardò il suo bicchiere - I primi mesi sono stati davvero difficili, tua madre si sentiva male continuamente e il dottore le consigliò di stare a letto il più possibile e lei lo fece ma non bastò."
-"Perse i bambini?" Domandò Federico e strinse le ginocchia al petto.
-"Perse Sofia, fu una tragedia per tutti ma c'era ancora Giulio e c'eri tu, avevamo motivi più che sufficienti per essere felici." Disse Andrea. "Tua madre passò i successivi tre mesi a letto, si alzava soltanto per andare in bagno in pratica, ed era ormai arrivata al settimo mese. Eravamo vicini alla fine, ancora due mesi e tuo fratello sarebbe nato, il dottore era positivo e anche noi lo eravamo, ormai niente più poteva andare storto." Continuò. "Un giorno però la tua insegnante chiamò tua madre, ti sentivi male e continuavi a piangere e le chiese di andarti a prendere. Lei chiamò me, ma ero in Abruzzo per lavoro, le dissi che sarei partito subito e in un paio d'ore sarei stato da te, la supplicai di restare a letto ma lei non mi ascoltò e uscì per venirti a prendere."
-"Non appena mi alzai dal letto ebbi una fitta ma poco mi importò, tu eri più importante." Disse Vanessa.
-"Tu eri più importante di Giulio." Rispose l'uomo. "Prese la sua moto e venne da te, avevi un forte mal di pancia e non facevi altro che piangere, fu difficile anche solo farti salire sulla moto." Raccontò. "Quel giorno, era metà gennaio, pioveva in modo abbastanza forte e tua madre faticava a restare concentrata sulla strada con la pioggia, le fitte alla pancia e te che continuavi a piangere dietro di lei. Distratta non vide un'auto che le stava andando incontro a folle velocità, pochi secondi dopo la moto era lontana metri e voi due sull'asfalto in una pozza di sangue."
Federico sgranò gli occhi a quelle parole.
-"Non è possibile!" Esclamò. "Io non ricordo niente!"
Andrea scrollò le spalle e bevve l'ultimo sorso di whisky, era evidente che ricordare quanto successo faceva stare male anche lui.
-"Quando arrivai in ospedale mi dissero che chi aveva avuto la peggio eri tu, eri in sala operatoria e non sapevano come sarebbe andata, avevi sbattuto forte la testa e quasi tutte le ossa rotte." Disse Andrea. "Tua madre, invece, aveva poche ferite e per un momento pensai che sarebbe andato tutto bene, quando però entrai nella sua stanza e la vidi piangere capì che mentre rischiavo di perdere un figlio ne avevo già perso uno. Giulio non c'era più e io smisi di capire che cosa stesse succedendo, tua madre continuava a piangere e io avrei dato la mia vita per salvare la tua e quella di Giulio. Qualche ora dopo arrivò il dottore a darci le due notizie peggiori della mia vita: tu eri in coma e tua madre non avrebbe potuto più avere figli. Era tutto finito, il nostro sogno di avere una grande famiglia era distrutta e non sapevamo che cosa sarebbe successo a te." Disse e serrò i pugni al ricordo di quei dolorosi momenti. "Passai le tre settimane successive a dividermi tra te e tua madre, che era ancora ricoverata per dei dolori emersi in seguito e che i dottori volevano chiarire, fino a quando un giorno entrai nella stanza di tua madre e lei non c'era più. Era andata via mentre tu eri ancora in coma, avevi solo sette anni e stavi combattendo tra la vita e la morte, eppure per tua madre non era un motivo valido per restare con noi."
Vanessa abbassò il capo mentre il biondo, sconvolto, si voltava a guardarlo.
-"Mi hai davvero lasciato solo?!"
-"Quella situazione era più grande di me, avevo perso due figli e tu potevi fare la stessa fine ed era soltanto colpa mia." Rispose la donna. "Avevo bisogno di andare via, non riuscivo a restare lì a guardarti mentre ti spegnevi sempre un po' di più."
-"Passai i tre mesi successivi al tuo fianco, pagai i migliori investigatori per trovare tua madre ma in Italia e in Europa non c'era traccia di lei fino a quando non smisi di cercarla. Se avesse voluto, si sarebbe fatta viva lei." Continuò a raccontare Andrea. "Dopo quasi quattro mesi di coma, finalmente, ti svegliasti e non facevi altro che chiedermi della tua mamma e del tuo fratellino; per me fu una tortura mentirti e dirti che, prima o poi, sarebbero ritornati entrambi ma avevi bisogno di tranquillità e avevi già perso abbastanza per toglierti anche la speranza." Disse. "Tua madre ritornò cinque mesi dopo il tuo risveglio e, come se non fosse mai successo nulla, rientrò nelle nostre vite e rovinò la tua dicendoti tutto."
-"Ma allora perché non ricordo niente?" Chiese il più piccolo.
-"Passasti la notte a piangere e il giorno dopo era come se avessi dimenticato tutto, come se nulla fosse mai successo per te. Avevi dimenticato l'incidente, la gravidanza, la partenza di tua madre, tutto." Rispose l'uomo. "Ti portai da uno psicologo e lui mi disse che ti rifiutavi di accettare la realtà, era un tuo meccanismo di difesa e che, prima o poi, avresti ricordato tutto ma non è mai successo." Disse. "Tua madre da quel momento ti ha trattato come un principe, ti ha messo in una campana di vetro perché si sentiva in colpa per quanto ti, ci, aveva fatto e ha distrutto la nostra famiglia."
Il biondo si lasciò andare contro lo schienale del divano e scosse la testa.
-"Non riesco a crederci." Sussurrò. "Non puoi averlo fatto davvero. Non puoi essere andata via quando avevo bisogno di te." Aggiunse. "Non ci credo."
Vanessa singhiozzò e allungò una mano per accarezzargli i capelli, ma Federico si allontanò.
-"M- mi dispiace..."
-"Ci hai messo dodici anni per dirlo, complimenti Vanessa." Disse, sarcastico, Andrea che aveva gli occhi lucidi.
-"Federico, ti prego, ascoltami."
Il più piccolo si alzò dalla poltrona e si allontanò dalla madre.
-"Non ti ascolterò." Rispose. "Non voglio ascoltare più niente." Aggiunse. "Adesso sono io ad aver bisogno di starti lontano." Concluse e corse al piano superiore.
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fiksi Penggemar«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...