-"Sei un mostro!"
Il biondo scosse la testa.
-"Il mostro sei tu se non riesci a capire ciò che ti sto dicendo." Rispose il ragazzo e si alzò. "Le cose stanno così, non ti resta che accettarle e rovinarti la vita cercando di cambiarle. Io non cambierò, papà, che ti piaccia o no." Aggiunse. "Io sono gay e non puoi fare nulla per cambiarlo." Continuò e si avvicinò alla porta. "Ah, dimenticavo, Benjamin è il mio fidanzato e ho passato la notte con lui, siamo tornati insieme. Sei il primo a saperlo, spero tu ne sia felice."
Federico sentì un peso volargli via dal petto dopo aver pronunciato quelle parole, dopo essere riuscito a tenere testa a suo padre e dirgli la verità. Il ragazzo sapeva benissimo che la questione non fosse finita in quel modo, sapeva che suo padre non lo avrebbe mai accettato e avrebbe fatto di tutto per rendergli la vita un inferno ma a Federico non interessava, era certo di poterlo affrontare. Con Benjamin al suo fianco era disposto ad affrontare di tutto, lo doveva anche a se stesso per i tanti anni passati a nascondersi.
Il biondo aprì la porta dello studio ma prima che potesse uscire venne bloccato dalle grida furiose di suo padre.
-"Vai subito fuori da casa mia!" Gridò Andrea e, con l'indice tremolante per la rabbia, indicò al figlio la direzione della porta. "Non voglio mai più vederti!"
Il più piccolo si voltò verso di lui e ghignò divertito.
-"Sei proprio sicuro di volere che io me ne vada?" Replicò il ragazzo e inclinò la testa da un lato. "Pensaci bene, papà."
-"Non chiamarmi in quel modo." Ringhiò l'uomo e strinse i pugni. "Per me sei morto. Non sei più mio figlio." Aggiunse, con tono di voce colmo di disprezzo. "Ed è ovvio che sono sicuro, non voglio mai più vederti in casa mia!"
Federico arricciò le labbra e annuì.
-"Come preferisci, per me non è un problema." Rispose Federico e scrollò le spalle, mentre Vanessa, spaventata dalle grida, si avvicinò allo studio per capire che cosa stesse succedendo. "Benjamin di sicuro sarà felice di ospitarmi." Aggiunse e si leccò le labbra per inumidirle. "Ma la gente inizierà a fare domande, lo sai, non è vero?" Chiese e ghignò. "Ti chiederà perché mi hai cacciato di casa, perché vivo da Benjamin e tu? Tu che cosa gli dirai? La verità?"
Andrea trasalì a quelle parole, raddrizzò la schiena e perse la sua espressione arrabbiata che venne sostituita da una confusa, a tratti spaventata.
-"Non è vero."
-"Sai come sono le persone, a tutti piace spettegolare e, se mi cacciassi di casa, serviresti loro su un piatto d'argento un buon motivo per farlo." Disse il biondo. "Non ci avevi pensato?" Aggiunse. "Ma come? Una persona come te, che pensa sempre a tutto, non aveva messo in conto questa possibilità?" Continuò. "Mi deludi papà, stai forse iniziando ad invecchiare?" Concluse divertito.
Andrea era rimasto, letteralmente, senza parole, era spiazzato dal figlio e, la cosa peggiore per lui, sapeva che Federico aveva ragione.
-"Non finisce qui." Ringhiò Andrea.
Federico sorrise e annuì.
-"Lo so bene, non mi sarei aspettato altro." Rispose. "Ma, per ora, dovrai vedermi felice con il mio ragazzo e non potrai fare nulla per impedirlo." Aggiunse. "Ci vediamo a pranzo, torna pure a lavorare!" Esclamò, per poi uscire dallo studio saltellante per la gioia.
-"Questo è tutto da vedere, Federico."«L'ho fatto, gli ho parlato.» Digitò, con il cuore che gli batteva all'impazzata per le tante emozioni che stava provando in quel momento, ed inviò un messaggio al maggiore.
Federico, in quel momento seduto sul dondolo posizionato in giardino nonostante stesse ancora piovendo, non riusciva a fare altro che sorridere e sentirsi finalmente libero, non aveva più motivi per nascondersi e poteva gridare al mondo chi fosse realmente.
«Sono orgoglioso di te, piccolo.» Gli rispose, subito dopo, Benjamin e a quel messaggio ne seguì subito un secondo. «Ti va di venire a pranzo a casa mia? Mio padre non c'è. Posso passarti a prendere anche adesso.»
Federico sorrise felice.
«Non serve, vengo io, ci vediamo tra poco.»Il tra poco di Federico si trasformò in un'ora abbondante a causa di un ritardo dei mezzi pubblici dovuto al maltempo ma il ragazzo, felice com'era, non si lamentò neppure per il tempo atteso e conversò allegramente con una donna anziana che stava andando a trovare i suoi nipoti.
-"Piccolo finalmente sei arrivato!" Esclamò il maggiore, che iniziava a preoccuparsi per quel ritardo, non appena vide entrare in casa il minore un po' bagnato.
-"Il pullman era un po' ritardo."
-"Direi molto più di un po'." Replicò il ventitreenne e gli diede un bacio a stampo quando fu abbastanza vicino a lui. "Togliti le scarpe e i vestiti, ti do io qualcosa di asciutto o ti ammalerai." Aggiunse e gli accarezzò la schiena. "Intanto siediti davanti al camino, è già acceso."-"Adesso va molto meglio." Disse sorridente Federico, dopo aver indossato la calda tuta nera che il maggiore gli aveva dato, per poi sedersi sul divano accanto a lui. "E adesso anche meglio." Aggiunse e diede un bacio a stampo al ragazzo.
Il moro sorrise e gli accarezzò i capelli ancora un po' umidi.
-"Tuo padre come l'ha presa?" Gli chiese, nonostante conoscesse la risposta.
-"Male, ovviamente, ma sono riuscito a limitare i danni." Rispose il più piccolo. "Preferirei non parlare di lui adesso."
-"E di che cosa vorresti parlare?"
-"Di noi due." Disse il diciannovenne. "E in particolare del messaggio che mi hai inviato."
-"Oh." Sussurrò Benjamin e si irrigidì leggermente. "P- parliamo allora..."
-"Non agitarti." Gli disse il biondo e gli accarezzò il volto. "Non ce n'è motivo, te lo assicuro." Aggiunse. "Voglio solo sapere se pensi davvero quelle cose o meno."
Il più grande sospirò e abbassò lo sguardo sulle gambe del minore poggiate sulle sue.
-"Lo penso davvero." Rispose il più grande e rialzò lo sguardo sul minore. "Io ti amo, Federico."
Federico sorrise teneramente e lo strinse un po' più forte.
-"Sul serio?"
-"Sul serio." Annuì il moro. "Io non mi aspetto che tu adesso mi dica che mi ami, non mi aspetto nulla da te ma quella sera volevo lo sapessi." Disse. "Credevo di averti perso, le due settimane erano passate e io non riuscivo a pensare lucidamente, volevo sapessi come stavano le cose." Aggiunse. "Non deve essere un peso per te, a me le cose stanno bene così."
Il più piccolo annuì e si sedette a cavalcioni sul maggiore.
-"Per me non è un peso." Rispose il più piccolo. "Non posso dirti che ti amo, non mi sento pronto a dire una cosa del genere perché non ne sono certo e non voglio prenderti in giro, ma posso dirti che non voglio perderti. Voglio averti al mio fianco e capire con te che cosa provo, non voglio mai più passare del tempo senza di te." Continuò. "Per ora non ti amo ma, ne sono certo, un giorno lo farò e non ti lascerò mai più andare."

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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...