27. Non vuoi baciarmi?

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-"Ci conosciamo da poco più di due settimane." Rispose Benjamin. "Passiamo molto tempo insieme, è vero, ma c'è ancora tanto che non sappiamo l'uno sull'altro." Aggiunse. "E se, dopo esserci conosciuti davvero, non andassimo più d'accordo?" Continuò. "E se dovesse finire tutto?"
-"Quel che dovrà essere, sarà, voi non potrete fare nulla per impedirlo." Disse il padre. "Tutto ciò che potete fare adesso è non pensare al futuro, non far diventare il futuro un problema, anche perché quali benefici ne trarreste? Nessuno." Continuò. "Siete giovani, avete una vita intera davanti e vi succederanno milioni di cose, saranno belle? Forse. Saranno brutte? Forse, ma succederanno e voi non potete impedirlo, potete soltanto vivere e lasciare che accadano." Aggiunse. "Se Federico ti piace davvero, non farti problemi inutili, conoscilo, stai con lui. Se son rose fioriranno, no?"
Il moro abbozzò un sorriso e annuì.
-"Ma le rose, prima o poi, appassiranno anche." Rispose. "E verranno buttate via."
-"È vero, hai ragione." Rispose Alessio. "Ma questo non vuol dire che siano stati brutti fiori, che non abbiano dato allegria a chi le ha possedute." Aggiunse e si avvicinò al figlio. "Metti da parte i tuoi dubbi e le tue paure, Benjamin, ti rovinerai soltanto la vita.
Cerca di pensare solo alle cose belle." Continuò. "Pensa solo a Federico e a quello che di bello avete, nulla di più."
-"E se le cose non dovessero andare bene?" Replicò il più grande e sospirò. Benjamin aveva sempre tentato di porsi il minor numero possibile di domande riguardo il futuro, voleva evitare che i dubbi e le paure lo assalissero, si era sempre ripetuto di dover accettare le cose così come sarebbero andate ma in alcune occasioni il ragazzo non riusciva a non fare altrimenti. C'erano dei momenti in cui il più grande non riusciva ad avere il controllo di se stesso e delle sue emozioni, si intrappolava tra i suoi timori e finiva per restare immobile a guardare il tempo trascorrere senza fare nulla per renderlo unico.
Alessio gli diede un pacca sulla spalla e gli sorrise.
-"Almeno sarà successo, meglio di niente, non credi?" Rispose lui. "Ti lascerà per sempre un bel ricordo." Aggiunse. "Guarda me e tua madre, le cose sono finite malissimo eppure io continuo ad avere un bel ricordo di lei e in più mi ha regalato te." Continuò. "Per quanto male possa essere andata, io non cambierei mai nulla di quanto successo perché va bene così. Forse non era destino ma almeno ci abbiamo provato ed è quello che dovrai fare anche tu.
Provaci Benjamin, non te ne pentirai."

Le mani del più grande erano ben salde sui fianchi, coperti da una felpa blu, del minore e lo spingeva, senza usare troppo forza per evitare di fargli del male, contro il muro alle sue spalle. Il più piccolo era seduto su un vecchio banco in aula della facoltà ormai abbandonata da un paio d'anni, le mani allacciate al collo del maggiore, - mentre come al solito giocherellava con il suo piercing - che si era sistemato tra le sue gambe per poterlo stringere meglio, mentre le loro labbra erano incollate le une alle altre come se fossero adesive.
Anche quella mattina i due ragazzi avevano deciso di saltare la prima lezione e andare a fare colazione insieme, per poi rintanarsi in quella vecchia aula, lontano da occhi indiscreti, per poter stare un po' insieme prima di separarsi per seguire le diverse lezioni.
-"Dai, basta." Ridacchiò il minore, quando l'altro tentò di baciarlo ancora una volta e si dimenò tra le braccia del moro quando questo gli fece il solletico sui fianchi.
-"Basta? Basta cosa?" Replicò il ventiduenne e smise di fargli il solletico, per potergli accarezzare i fianchi. "Non vuoi baciarmi?" Gli domandò. "Non vuoi più baciarmi?"
Federico schioccò la lingua sul palato e scosse la testa.
-"No, non voglio più baciarti." Rispose Federico, fingendo di essere serio.
-"Questo è davvero un peccato." Replicò il moro e attirò il busto dell'altro più vicino al suo corpo. "Dovrò trovare qualcun altro disposto a farlo." Aggiunse e poggiò la fronte contro quella del diciannovenne. "Proprio sicuro di non volermi baciarmi?"
-"Non ti voglio baciare." Ridacchiò il più piccolo. "Voglio sapere qualcosa di te."
-"Vuoi sapere qualcosa di me?" Ripeté Benjamin e inarcò un sopracciglio. "Che genere di cose?"
-"Non so quasi nulla della tua famiglia." Disse il biondo. "E vorrei conoscerti meglio."
Il più grande annuì e smise di stringerlo per potersi sedere accanto a lui.
-"D'accordo." Rispose il più grande. "A patto che anche tu mi dirai qualcosa su di te e la tua famiglia."
-"Tutto quello che vuoi." Sorrise Federico. "Sei figlio unico, giusto?"
-"Giusto."
-"I tuoi genitori non hanno voluto altri figli?" Gli domandò il diciannovenne.
Il moro abbassò la testa e iniziò a giocherellare con un pezzo di legno lasciato sul tavolo.
-"Mio padre avrebbe voluto, a lui piacciono tanto i bambini." Rispose il moro. "Gli sarebbe piaciuto avere almeno tre o quattro figli, ma mia madre non ne voleva."
-"Come mai?"
-"Perché, cito testuali parole, le era stato fin troppo difficile ritornare in forma dopo la prima gravidanza e non avrebbe mai rischiato di rovinare il suo corpo con una seconda gravidanza." Disse il ventiduenne e sospirò. "In più già aveva iniziato a frequentare altre persone, un altro figlio l'avrebbe legata ancora di più ad una famiglia di cui non voleva saperne niente e ad un uomo da cui voleva soltanto soldi." Aggiunse. "Ma da un lato è stata una fortuna sia andato così, se avesse fatto altri figli avrebbe rovinato la vita ad altre persone, almeno così ha contenuto i danni." Continuò. "Ha rovinato la vita soltanto a me."
-"Hai avuto tuo padre però." Replicò il più piccolo e gli circondò le spalle con un braccio. "E lui ti ha riempito d'amore, non ti è mai mancato nulla con lui e ti ha permesso di diventare la persona che sei oggi." Aggiunse. "E, te lo assicuro, sei una persona magnifica." Continuò.
Benjamin abbozzò un sorriso e poggiò la testa sulla spalla del ragazzo.
-"E tu invece? Perché non hai fratelli o sorelle?"
-"A dire il vero non lo so." Ammise il biondo. "Quando ero piccolo i miei genitori non facevano altro che chiedermi se volessi fratelli o sorelle, sembrava che anche loro volessero altri figli ma non ne hanno avuti." Aggiunse. "È da anni che in casa mia non si parla di quest'argomento, quindi non ho mai avuto risposte."
-"I tuoi genitori vanno d'accordo?" Gli domandò il più grande.
Federico scrollò le spalle.
-"Da piccolo per me erano la coppia più bella che ci fosse e, effettivamente, lo erano." Rispose Federico. "Non litigavano mai, stavano sempre insieme, erano davvero belli insieme e, soprattutto, erano felici." Aggiunse. "Un giorno hanno iniziato a litigare e non hanno più smesso, le cose sono cambiate e non ho mai capito il perché.
Mio padre ha smesso di sorridere, ha iniziato ad essere duro e freddo verso di noi e mia madre non si è mai lamentata, preferiva dedicarsi totalmente a me." Continuò. "È come se si fossero dimenticati di amarsi."
-"Vorrei che anche mio padre dimenticasse di amare mia madre." Sospirò il moro. "Nonostante tutto quello che gli ha fatto continua ad amarla, a sperare che tutto si riaggiusti." Aggiunse. "E lei sta per risposare un ragazzo che ha conosciuto tre mesi fa."
-"Forse è la cosa migliore, magari così tuo padre riuscirà ad andare avanti." Rispose il più piccolo. "È una bravissima persona, almeno da quello che ho avuto modo di conoscere, e merita di rifarsi una vita."
-"Lui è una persona splendida, la migliore che esista." Annuì Benjamin e abbozzò un sorriso. "Sono fortunato ad avere lui."
-"E lui è fortunato ad avere te come figlio." Replicò il biondo. "Anche tu sei una persona splendida."
-"Spesso mi sembra l'esatto opposto." Disse il più grande. "Mi sembra di essere una persona orribile."
-"Ma ti sbagli." Rispose Federico. "Sei una persona splendida, Ben, e non immagini neppure quanto io sia stato fortunato ad incontrare una persona come te." Aggiunse. "Sei splendido."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora