-"Delle volte credo di non meritare te." Sospirò il biondo e poggiò le rose sulla sedia vuota accanto a lui. "Forse sei troppo per me."
-"Non pensare mai più una cosa del genere." Replicò il più grande. "Io non sono troppo per te, anzi, ma sono la persona che vuole starti accanto e che per te farebbe di tutto." Disse. "Non sminuirti mai, piccolo, perché per me sei tutto ciò che di più bello esista in questo mondo. Per me sei tutto."
Federico sorrise teneramente e si abbassò per dargli un bacio a stampo.
-"Sai, Benjamin, credo di essermi innamorato di te."
Il cuore del più grande sembrò fermarsi a quelle parole e il ragazzo, per un momento, pensò di poter anche morire e, se fosse successo, sarebbe morto con il sorriso stampato sul volto. Il ragazzo aveva atteso tantissimo tempo per ascoltare quelle parole, aveva sperato che prima o poi Federico ricambiasse i suoi sentimenti e in quel momento non gli sembrava vero che finalmente il suo sogno fosse diventato realtà.
-"C- che cosa h- hai detto?" Balbettò il più grande e deglutì, temendo di aver frainteso le parole del fidanzato che lo osservava sorridendo.
Federico allungò una mano per accarezzargli il volto e gli sorrise ancora una volta.
-"Davvero non l'hai capito?" Gli chiese quasi divertito. "Ho detto che t-"
-"Sono arrivati i vostri ordini!" Esclamò uno dei camerieri del locale e, dopo essere quasi inciampato nel più grande accovacciato sul pavimento, poggiò i piatti sul tavolo bianco. "Buon appetito ad entrambi." Sorrise e, con un cenno della testa, si congedò dalla coppia.
Il moro non poté fare a meno di maledire mentalmente quel ragazzo per averli interrotti e, subito dopo, sospirò rumorosamente.
-"Che cosa stavi dicendo?" Gli chiese il moro, impaziente di ascoltare le fatidiche due parole.
Il più piccolo ghignò divertito e si leccò le labbra.
-"Ne riparliamo più tardi." Rispose il più piccolo. "Adesso pranziamo."
Benjamin strabuzzò gli occhi e osservò il compagno come se fosse un alieno.
-"Che cosa?"
-"Ne riparliamo una volta tornati a casa con più calma." Disse il biondo, palesemente divertito. "Adesso siediti e mangiamo, non avevi fame?"
-"Sì, ma-"
-"Niente ma, Benjamin, abbiamo tutto il tempo del mondo." Lo interruppe Federico e gli prese la mano. "Su siediti, il cibo sembra ottimo."
Il moro borbottò qualcosa sottovoce e sbuffò esasperato, per poi alzarsi.
-"Mi avrai sulla coscienza." Borbottò, facendo scoppiare a ridere il compagno, e si sedette al suo posto.
"Prima iniziamo e prima finiamo." Pensò il ragazzo, sperando che quel pranzo finisse il prima possibile.Purtroppo per il più grande il pranzo non fu veloce come aveva sperato ma, anzi, continuò per diverse ore dato che il minore - riscopertosi improvvisamente molto affamato - aveva ordinato degli altri piatti e, dopo aver lasciato il ristorante quasi alle tre del pomeriggio, convinse il fidanzato ad andare a prendere un gelato.
Federico era divertito dall'impazienza del fidanzato, era evidente non vedesse l'ora di tornare a casa e continuare il loro discorso e anche il biondo lo voleva ma, allo stesso tempo, lo divertiva fin troppo tenerlo sulle spine.
-"Fè, piccolo, possiamo tornare a casa adesso?" Piagnucolò il ventitreenne, dopo essere uscito da una cioccolateria dove Federico aveva comprato, scegliendo personalmente ogni cioccolatino, circa un Kg di cioccolata. "Sono le cinque e mezzo!"
Federico ridacchiò e prese un cioccolatino bianco dal contenitore.
-"Non ti va di fare un giro per la città?"
-"No!" Esclamò il moro senza pensarci troppo.
Il più piccolo rise e raggiunse l'auto del maggiore.
-"Torniamo a casa." Disse. "Te lo meriti."Benjamin ignorò ogni regola stradale per tornare, il prima possibile, a casa sua mentre il ragazzo al suo fianco sghignazzava e continuava a mangiare i suoi cioccolatini senza proferire parola. Il moro era certo che a casa nessuno li avrebbe disturbati, suo padre gli aveva inviato poco prima un messaggio per comunicargli che sarebbe rientrato tardi, e avrebbe potuto godere a pieno di quelle parole che stava attendendo da così tanto tempo.
-"Non mi sorprenderei se ti arrivassero una decina di multe." Disse Federico non appena entrarono in casa del fidanzato, sorridendo ad una delle domestiche che stava andando via. "Hai infranto ogni regola stradale, ma chi te l'ha data la patente?!"
Il moro sbuffò e si tolse la giacca, per poi dirigersi verso il salotto.
-"Io e te abbiamo un discorso da terminare." Rispose il moro. "E il mio modo di guidare non c'entra niente."
Il più piccolo annuì e poggiò sul tavolo la scatola contenente la cioccolata.
-"Prima però andiamo in cucina."
-"Cucina?"
-"Sì, potremmo preparare dei biscotti o dei pan-"
-"Federico!" Gridò Benjamin, a dir poco frustato. "Sono ore che aspetto!"
Il biondo rise fragorosamente e scosse la testa.
-"Ti diverte così tanto farmi soffrire?!" Borbottò Benjamin e incrociò le braccia al petto.
Il minore cercò di darsi un contegno e si avvicinò al fidanzato, per poi poggiare le mani sul suo petto.
-"In effetti sì, è divertente." Rispose il biondo. "Le ultime ore sono state uno spasso." Aggiunse.
-"Quindi l'hai fatto soltanto per prenderti gioco di me?" Replicò il più grande e inarcò un sopracciglio.
-"Assolutamente." Annuì Federico. "È stato divertente farmi portare in giro per la città e anche scegliere personalmente un chilo di cioccolatini." Aggiunse. "Anche se al trentesimo ho iniziato ad annoiarmi." Ammise e storse il naso.
-"Che bastardo che sei." Sbuffò il moro. "Dovrei fartela pagare per questo."
-"Credevo volessi parlare." Replicò il più piccolo e sfiorò con le dita il colletto della maglia del ragazzo.
-"In realtà dovresti essere tu a parlare." Controbatté Benjamin e gli cinse i fianchi con le braccia.
Il biondo scrollò le spalle.
-"Beh, non ho molto da dire." Rispose. "Insomma, c'e ben poco da dire."
-"Mi stai prendendo in giro?" Chiese il più grande, sul punto di scoppiare a piangere per la frustrazione.
Federico sorrise divertito e annuì, per poi allacciare le braccia dietro al collo del maggiore.
-"C'è solo una cosa che voglio dirti." Disse Federico e si morse il labbro inferiore per qualche momento. "Voglio soltanto dirti che ti amo."
Benjamin sentì la terra svanire sotto i suoi piedi, tutto intorno a lui perse importanza e restarono soltanto lui e Federico, che continuava ad osservarlo con il sorriso stampato sul volto. Quelle due parole gli avevano mandato il cuore in subbuglio, batteva tanto forte che sembrava potesse uscirgli dal petto.
-"Ripetilo." Sussurrò il moro e aumentò la presa sui fianchi del ragazzo, premendo il corpo di questo contro il suo.
Il più piccolo si leccò le labbra e poggiò la fronte contro quella di Benjamin.
-"Ti amo." Disse il più piccolo e gli prese il volto tra le mani. "Ti amo, Ben."
Benjamin gli morse il labbro inferiore e lo prese di peso, per poi spingerlo ad allacciare le gambe sul suo bacino.
-"Dillo ancora."
-"Ti amo. Ti amo. Ti amo." Ripetè ancora il biondo. "Ti amo e te lo ripeterò tutte le volte che vuoi."
Il volto del più grande si illuminò con un radioso sorriso.
-"Ti amo anch'io, piccolo." Sussurrò lui e gli diede un bacio a stampo. "Ho aspettato così tanto per sentirtelo dire."
-"Ma adesso potrai sentirmelo dire tutte le volte che vorrai." Replicò Federico e gli accarezzò le spalle. "Ti amo."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...