Benjamin e Federico passarono l'intera notte chiusi in quella stanza a baciarsi e consumarsi fino a quando non finirono addormentati l'uno tra le braccia dell'altro. Il litigio che li aveva tenuti separati per diversi giorni sembrava essere acqua passata, sembrava essere stato lavato via con quella pioggia torrenziale lasciando al suo posto il caldo sole che stava illuminando la giornata e anche i cuori dei due.
Il risveglio in quella villa, nascosta tra diversi alberi e costruita in legno e in pietra, fu estremamente lento e felice; quel giorno era la vigilia di Natale, la prima che i due ragazzi passavano insieme e per di più da soli, entrambi avevano grandi progetti per quel giorno ma, soprattutto, erano felici di essersi trovati.
-"Buongiorno piccolino." Sussurrò il ventiduenne, il primo ad essersi svegliato tra i due, non appena vide l'altro aprire gli occhi.
Federico, per tutta risposta, arricciò le labbra e nascose la testa sotto il cuscino.
Il moro rise e gli accarezzò la schiena scoperta.
-"Si sta bene lì sotto?" Gli domandò e inclinò la testa da un lato. Il diciannovenne, ancora assonnato, annuì debolmente facendo muovere il cuscino. "Allora posso unirmi a te?" Continuò a chiedergli e si leccò le labbra per inumidirle.
-"Sbrigati, prima che cambi idea." Mugugnò il più piccolo e sbadigliò.
Benjamin non se lo fece ripetere due volte, alzò il cuscino, si avvicinò il più possibile al corpo del fidanzato e si sistemò accanto a lui.
-"Hai ragione, si sta davvero bene qui sotto." Sussurrò Benjamin e, approfittando di quella vicinanza, diede un bacio a stampo al compagno. "Hai dormito bene?" Gli chiese e riprese ad accarezzargli la schiena.
-"Benissimo." Annuì il biondo e sbadigliò. "Che ore sono?"
-"Quasi mezzogiorno." Rispose il più grande. "Ma non c'è fretta, tanto non dobbiamo fare nulla di importante." Lo rassicurò.
Federico aggrottò la fronte, spostò il cuscino e si mise a sedere sul letto.
-"Non c'è fretta?" Ripeté il ragazzo e inarcò un sopracciglio. "Non dobbiamo fare nulla di importante? Sul serio, Benjamin?"
Il moro si voltò su un fianco e lo guardò confuso.
-"Mi sbaglio?" Controbatté il moro. "Dobbiamo fare qualcosa di importante?"
-"Benjamin ma sai che giorno è oggi?"
-"Sì, lo so, ma che c-"
-"Oggi è la vigilia di Natale!" Gridò il più piccolo per poi battere le mani gioioso. "È la giornata ad essere importante!"
-"Nemmeno fosse Natale." Borbottò Benjamin e sbuffò. "E, sentiamo, che cosa dobbiamo fare di così tanto importante?" Aggiunse. "E spero sia davvero importante altrimenti non mi alzerò da questo letto."
-"Prima di tutto dobbiamo andare a comprare delle decorazioni." Iniziò a parlare il biondo. "È una bella casa, sì, ma è troppo... - si mordicchiò il labbro inferiore per un po' - vuota, non si sente lo spirito natalizio." Disse.
Il più grande sospirò e alzò gli occhi al cielo.
-"Va bene, compreremo qualcosa." Acconsentì. "Poi?" Aggiunse. "Dobbiamo fare altro?"
-"Certo che dobbiamo fare altro!" Esclamò Federico, quasi offeso da quella domanda così tanto - a detta sua - ovvia. "Dobbiamo organizzare il cenone e anche prepararlo."
Il moro strabuzzò gli occhi e, per un momento, sperò di aver capito male ciò che il minore gli aveva detto.
-"Ma parli sul serio?" Replicò il moro. "Vuoi davvero fare un cenone?"
-"La vera domanda è: davvero non vuoi fare un cenone?"
-"Ma siamo soltanto in due!"
-"Proprio per questo motivo dobbiamo sbrigarci ad organizzare tutto, nessuno ci aiuterà." Rispose il più piccolo. "Dai, Ben, ci divertiremo."
Benjamin sospirò.
-"Io speravo che avremmo passato la giornata in giro e che questa sera avremmo mangiato del sushi."
-"Ci sono ristoranti giapponesi da queste parti?"
-"Questo vuol dire che ti va bene del sushi?" Gli chiese, speranzoso, Benjamin.
-"Neanche per idea." Rispose, categorico, il biondo. "Organizzeremo un cenone, che ti piaccia o no." Aggiunse, con un tono di voce che non ammetteva repliche. "Alzati, tra poco usciamo."Benjamin dovette arrendersi all'idea che non avrebbe trascorso la giornata rilassante che aveva progettato ma, invece, avrebbe dovuto girare alla ricerca degli ingredienti che Federico - un cuoco improvvisato - riteneva indispensabili per la loro cena. Il moro non aveva fatto altro che sospirare mentre lo seguiva in un negozio e poi in un altro, trascinando pesanti buste di decorazioni e di cibarie varie.
-"Ti prego dimmi che abbiamo finito." Piagnucolò il più grande quando, ormai alle cinque di pomeriggio e senza neppure aver pranzato, fecero ritorno alla loro dimora provvisoria.
Federico ridacchiò per il tono di voce del compagno e annuì.
-"Abbiamo finito." Disse e si diresse verso la cucina, abbastanza piccola ma dotata del tutto il necessario di cui i toni erano prevalentemente il marrone e le sue sfumature, per poggiare le poche buste che stava reggendo sul tavolo. "O meglio, abbiamo finito di fare compere ma il bello inizia adesso." Aggiunse e ghignò.
Il moro fece una smorfia annoiata e poggiò le buste sul tavolo.
-"Divertente per te." Rispose il moro. "Io sono stanchissimo." Aggiunse. "Vorrei soltanto dormire."
-"Ma non puoi farlo." Replicò il più piccolo. "Vai a sistemare le decorazioni, io inizio a cucinare."La casa ben presto venne invasa da decorazioni che non stavano dove avrebbero dovuto, di farina e di confezioni vuote di ogni genere, mentre le grida dei due ragazzi invadevano le varie stanze. Erano passate diverse ore da quando Federico, con le migliori intenzioni, aveva iniziato a preparare la cena e aveva incaricato il suo fidanzato di decorare la casa ma, poco dopo, la situazione era precipitata.
Benjamin, nonostante stesse cercando di impegnarsi il più possibile, inciampò su una serie di luci colorate che stava appendendo al muro e trascinò con sé l'intero lavoro fatto; Federico, spaventato dal rumore, sobbalzò e fece cadere un pacco intero di sale nella pentola e un pacco di farina che si ruppe imbiancando la cucina e anche il ragazzo. Da quel momento i due ragazzi non avevano fatto altro che discutere su chi avesse combinato il disastro peggiore e il più grande continuava a ripetere che fosse stata una pessima idea voler organizzare qualcosa.
-"Ma è la vigilia di Natale, ti aspettavi che io restassi seduto sul divano a guardare la televisione?!" Gridò Federico, per l'ennesima volta, ancora sporco di farina. "Dobbiamo festeggiare!"
-"Ma è domani natale, non oggi!" Replicò il moro. "Oggi non è assolutamente nulla!"
-"Dillo di nuovo e dovrai trovarti un nuovo fidanzato." Ringhiò il più piccolo e incrociò le braccia al petto, per poi lanciare una veloce occhiata all'orologio appeso al muro. "È tardissimo!" Esclamò. "Sono le dieci passate e noi non abbiamo concluso niente."
-"Io mi sono fatto male." Controbatté Benjamin. "E tu non mi hai neppure chiesto come stessi."
-"Sei vivo, no? Di che ti lamenti?" Replicò il biondo e inarcò un sopracciglio. "Invece la cena e le decorazioni sono morte e sepolte."
-"Avremmo dovuto mangiare sushi." Borbottò Benjamin.
-"Io non mangio pesce crudo."
-"Beh, questa notte non mi s-"
-"Benjamin!" Gridò il diciannovenne, facendo ghignare il moro. "Non è questo il punto." Aggiunse. "Il punto è che la vigilia di Natale è rovinata." Concluse e sospirò, per poi appoggiarsi al tavolo in legno.
Il più grande lo guardò intenerito - anche volendo non sarebbe mai riuscito ad avercela con il suo fidanzato ricoperto di farina - e si avvicinò a lui, per poi prendergli il volto tra le mani.
-"Non è rovinata." Rispose il più grande. "L'abbiamo trascorsa insieme, no?" Gli domandò retorico. "Ed è questo quello che conta." Disse. "E ci siamo anche divertiti."
-"Non mi sembrava ti divertissi molto a seguirmi per negozi."
-"Forse un po' sì." Sorrise il più grande. "Me lo fai un sorriso?"
Federico sospirò e abbozzò un sorriso.
-"Credi che potremmo trovare una pizzeria aperta adesso da queste parti?" Gli chiese.
Il moro sorrise e annuì.
-"Mal che vada mangeremo quel che c'è." Rispose. "Rimedieremo domani, okay?"
-"Okay." Mugugnò il più piccolo. "Mi dispiace." Sospirò e gli allacciò le braccia al collo. "Avrei dovuto darti ascolto."
-"Non importa." Rispose Benjamin e gli accarezzò la schiena. "Buon natale, piccolo."
-"Ma mancano ancora un paio d'ore al natale."
-"Non importa." Scrollò le spalle il ventiduenne. "Buon natale, piccolino, sono felice di averti al mio fianco e spero che questo sia il primo di una lunga serie."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...