-"È tutto perfetto." Disse Federico e strinse il compagno, mentre questo poggiava la testa sulla sua spalla.
-"Perché ci sei tu." Rispose il moro e chiuse gli occhi. "Devo dirti una cosa." Aggiunse, mentre l'altro spostava il suo sguardo verso il cielo. "Ti amo, Fè." Sussurrò e gli accarezzò la schiena.
-"Che cosa?" Replicò il più piccolo. "Che cosa hai detto?" Aggiunse. "Non ti ho sentito, scusami."
Benjamin strabuzzò gli occhi e alzò la testa, per poi scuotere la testa e abbozzare un sorriso.
-"Niente, tranquillo." Mentì il ragazzo e scrollò le spalle. "Io torno dentro." Disse.
-"Non vuoi restare a guardare i fuochi d'artificio con me?" Replicò il più piccolo e gli accarezzò la spalla. "Sono bellissimi."
-"Ho un po' freddo." Rispose Benjamin. "Preferisco tornare in casa."
Il biondo sospirò e annuì.
-"Va bene." Disse. "Vengo con te."
-"No, non serve." Scosse la testa il più grande. "Resta pure qui fuori, tranquillo."
-"Ne sei sicuro?" Gli chiese Federico e inclinò la testa da un lato.
-"Sono sicuro." Annuì il moro. "Ci vediamo dopo." Aggiunse, per poi voltarsi e rientrare in casa.
Non appena il più piccolo si voltò a guardare il cielo Benjamin, con le labbra serrate in una linea dura, corse al piano superiore ed entrò nella loro stanza, per poi chiudere la porta e scivolò contro questa fino a trovarsi seduto sul pavimento.
-"Stupido, stupido, stupido!" Si disse il maggiore e si colpì la testa. "Ma che cosa pensavi di fare?!"
Benjamin sospirò rumorosamente e poggiò la testa contro la superficie in legno alle sue spalle.
"Stavo per rovinare tutto." Pensò il ventiduenne. "Per fortuna non ha sentito nulla."
Il moro si sentiva uno stupido per aver detto quella cosa a Federico, per di più in un momento del genere, rischiando di rovinare non solo la vacanza ma anche la loro intera relazione. Il più grande si rendeva conto che, in qualche modo, avrebbe potuto spaventare il suo fidanzato dichiarandogli i suoi sentimenti, dopotutto stavano insieme da meno di tre mesi e si conoscevano ancora poco, ammettere di amarlo avrebbe potuto spingere Federico ad allontanarsi da lui o, peggiore ancora, a lasciarlo.
Il più grande era certo che Federico tenesse tantissimo a lui, nonostante qualche incomprensione e litigio glielo aveva dimostrato, ma non era certo che tenesse a lui a tal punto da amarlo; Benjamin era terrorizzato - paralizzato - all'idea che Federico non ricambiasse i suoi sentimenti, che lo guardasse con gli occhi di chi prova pietà, che lo confortasse soltanto per non ammettere di non amarlo. Era quella paura a spingerlo, in quel momento, a ritenersi uno stupido e ad essere felice che Federico non lo avesse sentito ma, allo stesso tempo, sapeva anche che prima o poi avrebbe dovuto fare i conti con quella sua paura e ammettere i suoi sentimenti ma sperava che fosse il più tardi possibile.La vacanza dei due giovani era giunta al termine e i due furono costretti ad abbandonare quel posto che gli aveva donato tanti bei momenti per far ritorno alla loro vita di tutti i giorni. Gli ultimi giorni erano stati meno tranquilli dei primi, le chiacchierate erano state meno lunghe e Benjamin si era chiuso un po' in se stesso ma non abbastanza affinché il suo fidanzato lo notasse; il più grande non poteva negare che da un lato un po' era deluso dal fatto che Federico non avesse notato quel suo cambiamento d'umore, sperava che il biondo prestasse maggiore attenzione al suo stato d'animo, dall'altro ne era felice perché in quel modo non avrebbe dovuto dare spiegazioni che non si sentiva in grado di dare e sentiva di non avere neppure.
Come avrebbe potuto spiegare a Federico che era triste perché lo amava? Non poteva e, per fortuna, non avrebbe dovuto farlo per il momento.-"Sicuro di non dover tornare a casa?" Gli domandò il maggiore, mentre osservava il compagno mangiare dei biscotti che Teresa aveva preparato per il loro ritorno. "Non vorrei causarti altri problemi con tuo padre."
-"No, tranquillo." Scosse la testa il più piccolo. "A lui basta che torni per l'ora di cena." Aggiunse e addentò un biscotto all'uvetta.
-"Va bene." Annuì il moro e prese una busta piena di carta. "Vado a buttare la spazzatura, torno subito." Aggiunse.
-"Ti aspetto qui."Non appena l'aria fredda di inizio gennaio colpì il volto del moro, appena uscito dal cancello di casa sua, questo sospirò sollevato e chiuse gli occhi per qualche momento per bearsi di quella piacevole sensazione. Era stata dura per il moro in quei giorni reprimere la voglia che aveva, e che diventava sempre più incessante, di confessare al più piccolo i suoi reali sentimenti ma sapeva di dover attendere un momento più adatto e, soprattutto, attendere un momento che fosse giusto per Federico.
"Quel momento arriverà." Si disse il moro, aprì gli occhi e si avvicinò al cassonetto della spazzatura per poi buttare la busta.
-"Mi sembrava di aver visto qualcuno di familiare."
Benjamin non fu sorpreso di sentire quella voce, avendo già intravisto la sagoma del suo nuovo amico, ma riuscì a strappare un piccolo sorriso al ragazzo.
-"Pensavi forse di liberarti di me tanto facilmente?" Replicò il ventiduenne e si voltò verso il riccio che lo stava raggiungendo.
Marco arricciò le labbra e scrollò le spalle.
-"Un po' ci speravo." Rispose, per poi sorridere all'amico. "Sei tornato da poco?"
-"Circa mezz'ora fa."
-"E come stai?" Gli domandò Marco e inclinò la testa da un lato. "La vacanza è andata bene?"
-"È andato tutto benissimo." Rispose il più grande e abbozzò un sorriso. "A te invece?"
-"Per quanto possano andare bene delle vacanze fatte solo di studio." Sospirò il ragazzo. "A vederti, però, non sembrerebbe che sia andato tutto così bene come dici." Aggiunse. "Non avete chiarito?"
-"Abbiamo chiarito."
-"E allora che cosa c'è che non va? Avete discusso ancora?"
-"No, niente del genere." Scosse la testa il moro e sospirò. "Anche se avrei preferito."
-"Avresti preferito litigare con lui?" Ripeté, stranito, Marco. "Allora deve essere successo qualcosa di grave." Aggiunse. "Ti va di parlarne?"
-"In real-"
-"Hai deciso di buttarti anche tu insieme alla spaz- oh, ciao Marco." La voce di Federico, divertita mentre pronunciava le prime parole e sorpresa dopo, interruppe la conversazione dei due amici. "Non sapevo ci fossi anche tu."
-"Abito qui vicino." Rispose il riccio. "Ho visto Benjamin e sono passato a salutarlo."
-"Tranquillo, non mi devi nessuna spiegazione." Sorrise Federico e si avvicinò ai due. "Ma invece io ti devo delle scuse."
-"Delle scuse?" Ripeté Marco. "E perché?"
Benjamin sorrise alle parole del fidanzato e si voltò a guardarlo orgoglioso.
-"Non mi sono comportato bene con te la prima volta che ci siamo incontrati." Rispose il più piccolo. "E voglio scusarmi." Aggiunse. "Mi dispiace, avrei dovuto essere più gentile."
-"Nessun problema." Sorrise Marco e scrollò le spalle. "Capisco che per te non sia stato bello trovarti davanti un perfetto sconosciuto."
-"Ricominciamo?" Replicò il biondo e gli porse la mano.
Il riccio annuì e gli strinse la mano.
-"Ricominciamo."
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...