-"E che cosa vorresti fare per farti perdonare?" Gli chiese e allungò una mano per cingergli i fianchi.
-"Esci con me questa sera." Disse Federico. "Esci con me e ti porterò a vedere uno spettacolo."
Benjamin non aveva esitato ad accettare l'invito del minore, se anche questo lo avesse invitato a sedersi e a fissare il vuoto per delle ore lui avrebbe accettato e ne sarebbe stato felice.
-"Uno spettacolo? Che cosa intendi dire?" Domandò il più grande e gli accarezzò il fianco.
-"Lo scoprirai questa sera." Rispose il biondo. "Solo nel caso, ovviamente, in cui tu accettassi il mio invito." Aggiunse e gli sorrise. "Accetti?"
Benjamin ricambiò il suo sorriso e gli cinse la vita con entrambe le braccia.
-"Non serve neppure chiederlo." Replicò Benjamin. "Ci vediamo questa sera."Lasciami le stelle
Almeno so con chi parlare
A chi rivolgermi stanotte
Perché tu non puoi restareFederico aveva passato gli ultimi quindici minuti fermo davanti allo specchio, aveva osservato con - troppa - attenzione la camicia nera che indossava quella sera alla ricerca di qualche imperfezione che non c'era, si era chiesto se i jeans scuri gli andassero bene o non fossero adatti alla serata.
"E se non gli piacessi vestito così?" Pensò Federico per poi lanciare un'occhiata alla sveglia posta sul suo comodino bianco accanto a letto e che, in rosso, gli segnalava fosse già in ritardo.
-"Oddio, è tardi!" Esclamò il ragazzo, dimenticando i suoi dubbi riguardo il suo abbigliamento, recuperò velocemente il suo cellulare e una giacca in ecopelle nera per poi correre fuori dalla stanza.
Il giovane corse giù per le scale, ignorando il pericolo di cadere rovinosamente e rovinare la serata, e superò a gran velocità i suoi genitori intenti a parlare di qualcosa in salotto.
-"Federico ma dove vai?" Gli domandò sua madre, confusa per il comportamento di suo figlio.
-"Se continuerai a correre così finirai per cadere." Disse suo padre.
-"Io esco, non aspettatemi svegli!" Esclamò Federico. "Buonanotte!" Aggiunse, per poi sparire dalla vista dei suoi genitori.Volevo darti un aereo di carta
Da lanciare nell'aria
Ho scritto lì tutti i miei sogni per vederli andare via-"Dannazione, dannazione!" Esclamò, a gran voce, Federico mentre correva a perdi fiato tra le strade, colme di arte e di storia, quasi vuote di Roma per raggiungere il prima possibile la sua meta e raggiungere Benjamin. Il biondo era in ritardo di circa venticinque minuti e il malfunzionamento della metropolitana non gli era stato d'aiuto. Federico aveva avvisato il moro del suo ritardo, per evitare che questo potesse fraintendere, e lui si era offerto di andarlo a prendere ma il biondo aveva preferito evitare.
-"Benjamin! Benjamin!" Gridò il biondo, con il poco fiato che gli restava, non appena riuscì ad intravedere la figura del maggiore che si guardava intorno, quasi spaesato, al centro di piazza del popolo. "Benjamin!" Gridò nuovamente il ragazzo e sospirò sollevato quando vide il moro voltarsi verso di lui e sorridergli. Federico smise di correre, rallentando notevolmente il suo passo, e cercò di regolarizzare il suo respiro mentre raggiungeva il maggiore.
-"Finalmente sei arrivato." Sorrise il moro e mise il cellulare nella tasca posteriore dei jeans chiari, e strappati sulle ginocchia, che indossava. "Wow." Fu tutto ciò che il ragazzo riuscì a dire quando vide il minore.
Federico si morse il labbro e si passò una mano tra i capelli, ormai, scompigliati.
-"T- ti piaccio?" Domandò, balbettando, Federico.
-"Sei bellissimo." Rispose il moro e guardò, da capo a piede, il più piccolo. "Cazzo, sei bellissimo."
Le guance del più piccolo si tinsero di rosso e, un po' imbarazzato, si avvicinò al maggiore per poi stampargli un bacio sulla guancia.
-"Anche tu sei molto bello." Sussurrò e gli sfiorò la maglia bianca che indossava. "Andiamo?" Gli chiese.
Benjamin, cogliendoli alla sprovvista, gli prese la mano e annuì.
-"Andiamo."Ti ho chiamata a bassa voce ma tu non mi rispondi
Fra tutti i cuori in giro dimmi in quale ti nascondi-"Federico ma dove stiamo andando?" Domandò il moro mentre seguiva il minore che camminava a gran velocità tra le strade inspiegabilmente deserte.
-"Davvero non l'hai capito?" Replicò Federico. "Mi deludi." Aggiunse e ridacchiò.
-"Questa è la strada per il Pincio, no?" Controbatté il moro ed emise un gridolino di spavento quando rischiò di cadere sulle ripide e strette scale che li avrebbero condotti alla terrazza panoramica.
-"Attento." Ridacchiò il diciannovenne e gli strinse la mano. "Comunque sì, è questa la strada per il Pincio." Aggiunse e attraversò il punto in cui, di giorno, di solito c'erano degli uomini mascherati da gladiatori per fare delle foto con i turisti.
-"Ma qui intorno non ci sono cinema o teatri." Replicò Benjamin.
-"E a che cosa ci servono?"
-"Hai detto che mi avresti portato a vedere uno spettacolo."
-"Sì e allora?"
-"Non capisco." Sussurrò Benjamin e sospirò sollevato quando salirono anche l'ultimo gradino e si ritrovarono davanti la terrazza totalmente deserta e illuminata da qualche lampione. "Perché mi hai detto che avremmo visto uno spettacolo?"
-"Perché è la verità." Disse il biondo e gli lasciò la mano. "Perché dovremmo rinchiuderci in una sala quando abbiamo questo spettacolo a cielo aperto?" Continuò e spalancò le braccia. "Roma di notte è lo spettacolo più bello che tu possa vedere." Aggiunse e sorrise al ragazzo. "Guarda, guarda che meraviglia - indicò il panorama visibile dalla terrazza che distava da loro qualche metro -credi che qualche scenografia creata in uno studio possa essere tanto bello quanto Roma? Qui non servono battute scritte da uno sceneggiatore, non serve dire nulla, è la città che parla per noi."
Il più grande sorrise per le parole di Federico e lo seguì mentre si avvicinava al parapetto.Io mi ricorderò di te
Tra le luci di Roma, ogni abbraccio per strada
Mi riporterà da te
Perché in fondo sai stavamo beneBenjamin si posizionò dietro le spalle del minore e gli cinse la vita per poi far aderire la schiena di questo al suo petto.
-"Hai ragione." Annuì il più grande e, un po' a fatica data la sua statura inferiore, poggiò il mento sulla spalla del biondo. "Non c'è niente più bello di Roma." Disse. "E di te."
Federico sorrise e scosse la testa, solleticando con i capelli il volto del ragazzo.
-"Ci sono infinite cose più belle di me, Benjamin." Rispose Federico mentre, da qualche punto indefinito della città che brillava sotto il cielo di quella notte, le note leggere di qualche canzone si diffondevano nell'aria fredda di Roma.
-"Non per me, Federico."Dimmi perché
Il rumore più forte ha lo stesso silenzio
Che sento di noi
Intanto chiude anche l'ultimo barLa musica, pian piano, divenne più forte e il moro prese la mano del più piccolo.
-"Mi concedi questo ballo?" Gli domandò e sorrise teneramente.
Federico non se lo fece ripetere una seconda volta, gli strinse la mano e l'altra la posizionò sul fianco del maggiore.
-"Con piacere." Annuì Federico e si avvicinò al corpo dell'altro.Volevo dirti che ho sognato
Di avere molto più tempo
Per capire fino in fondo
La parola accanto
Ti ho cercata in ogni volto
In questo mi confondi
Fra tutti i cuori in giro dimmi in quale ti nascondi-"Stai tremando." Sussurrò Federico e appoggiò la testa sulla spalla del maggiore, mentre si muovevano in gesti lenti e scoordinati senza spostarsi troppo dal parapetto per continuare a godere della vista della città.
Una folata di vento scompigliò i capelli dei due ragazzi e smosse le foglie, pronte a lasciare i rami degli alberi da un momento all'altro, creando un piacevole suono di sottofondo che accompagnava le note della canzone che diventavano sempre più intense. La terrazza era avvolta dal silenzio, la città sotto di loro sembrava essersi bloccata lasciando ai due ragazzi la possibilità di godere della città eterna bloccata in un attimo eterno.
-"Sono felice." Rispose il moro e strinse un po' più forte il minore. "Sono tanto felice."Io mi ricorderò di te
Tra le luci dell'alba di ogni abbraccio per strada
Mi ricorderò di te
Perché in fondo sai stavamo beneUn tuono sovrastò la musica e il suono delle foglie che strusciavano le une contro le altre, poco dopo un lampo illuminò i volti dei due che, però, non smisero di ballare sulle note di una canzone che riecheggiava nella loro testa e nei loro cuori.
-"Tra poco inizierà a piovere." Disse Benjamin e accarezzò, lascivamente, la schiena del più piccolo.
-"Non importa." Rispose il biondo. "È solo acqua."
-"Ci bagneremo e sentiremo freddo."
-"Allora avremo una buona scusa per stringerci ancora di più."
Qualche goccia d'acqua bagnò i due ragazzi che smisero di ballare per potersi guardare negli occhi. Per qualche momento il silenzio regnò tra i due, i loro occhi sembravano essere incatenati mentre la pioggia si trasformava rapidamente in un diluvio e bagnando i due ragazzi.
-"Ricordi che cosa mi hai chiesto alla festa?" Chiese il più grande e gli accarezzò la guancia bagnata.
Il biondo aggrottò la fronte.
-"Ti ho chiesto chi fossi, giusto?"
-"Non solo."
-"Non ricordo." Ammise il diciannovenne.
-"Mi hai chiesto se ci stessi provando con te." Disse Benjamin. "E io ti ho risposto di no, ma ad oggi la mia risposta è cambiata." Aggiunse il ragazzo. "Sì, Federico, ci sto provando con te e non ho nessuna intenzione di arrendermi." Continuò guardando l'altro negli occhi. "Dio, sto impazzendo dalla voglia di baciarti."
-"Che cosa aspetti a farlo?" Replicò Federico e si leccò le labbra. "Io sono qui."
Benjamin prese il volto di Federico tra le mani e si concesse qualche momento per fissare quell'immagine nella sua mente; osservò le labbra schiuse di Federico, i suoi occhi che faticavano a restare aperti per via della pioggia, i capelli bagnati attaccati alla fronte e soprattutto osservò le guance di Federico arrossate per l'intensità di ciò che stavano vivendo e che li stava travolgendo in pieno.
Con estrema lentezza, come se volesse dare a Federico la possibilità di potersi tirare indietro, il moro avvicinò le sue labbra a quelle del minore.
-"Grazie." Sussurrò Benjamin per poi baciarlo.
Quello era solo l'inizio di tutto.Ma dimmi se c'è
Una buona ragione per correre ancora
Senza di te
E intanto chiude anche l'ultimo bar
Intanto chiude anche l'ultimo bar
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...