44. Sei geloso?

211 42 3
                                    

In quegli ultimi giorni il più piccolo non faceva altro che sorridere, qualsiasi cosa succedesse Federico era sempre - stranamente, a tratti preoccupante - positivo e cercava di infondere la sua positività anche alle persone che lo circondavano, in particolare a Benjamin che non perdeva occasione per lamentarsi di qualsiasi cosa gli succedesse.
In quei giorni Federico sentiva di essere, finalmente, felice e che nulla potesse turbarlo, neppure suo padre e i suoi continui rimproveri per qualsiasi cosa facesse anche se, doveva ammetterlo, negli ultimi giorni sembrava che qualcosa fosse cambiato anche per suo padre. Da quando Andrea aveva parlato con Benjamin, e nessuno dei due aveva rivelato al più piccolo di che cosa avessero parlato, l'uomo sembrava aver cambiato il suo atteggiamento nei confronti del figlio; Andrea quasi non rivolgeva la parola al figlio e quando lo faceva era per cose futili, come chiedergli di passargli qualcosa mentre erano a tavola o a che ora sarebbe ritornato a casa, ed evitava con cura di parlare del moro che, in quei giorni, era ritornato a casa di Federico per riprendere la sua sciarpa e salutare Vanessa.
-"Mi spieghi che cosa hai detto a mio padre? È cambiato da quando ha parlato con te." Aveva chiesto, circa un centinaio di volte, il più piccolo al suo fidanzato ma Benjamin si era sempre limitato a scrollare le spalle e rispondere che aveva soltanto fatto due chiacchiere.
"Forse è meglio così." Pensò Federico mentre, in quella ventosa mattina di metà dicembre, si dirigeva verso la terrazza dove avrebbe incontrato, come sempre, il suo fidanzato. La sola idea di rivedere il moro, di poterlo riabbracciare, gli bastò per allontanare dalla mente i pensieri che riguardavano suo padre e concentrarsi su una delle poche - se non l'unica - persona di cui realmente gli importava. La fonte della sua felicità.

-"Quindi anche tu vivi nella stessa zona?" Domandò il ragazzo dai capelli ricci, e dallo zaino troppo pesante per lui, mentre camminava accanto al moro tra i corridoi della facoltà.
-"Sì." Annuì il moro. "A quanto pare siamo anche vicini di casa." Aggiunse e sorrise al ragazzo appena conosciuto.
-"Ne sono felice."
-"Aspetta primo di dirlo." Replicò Benjamin. "Potresti trovarmi fuori casa tua quando meno te l'aspetti." Aggiunse e ridacchiò.
-"Vale lo stesso per me." Sorrise Marco. "E potrei anche costringerti a studiare con me."
-"Quando vuoi." Rispose il moro e aprì una pesante porta grigia. "Siamo arrivati." Aggiunse e oltrepassò la soglia, per poi guardarsi intorno alla ricerca del suo fidanzato.
-"Come mai non c'è nessuno?" Chiese Marco e lo seguì.
-"Non saprei." Scrollò le spalle il ventiduenne. "Non c'è mai nessuno qui." Aggiunse, per poi sorridere alla vista del fidanzato intento ad osservare il cielo. "Eccolo." Sussurrò per poi correre verso il fidanzato. Non appena arrivò alle spalle del minore, gli circondò i fianchi con le braccia e spinse la schiena di questo contro il suo petto. "Mi sei mancato." Gli disse e gli baciò il collo.
Federico, in un primo momento, sobbalzò per lo spavento ma si tranquillizzò non appena sentì il profumo del suo fidanzato; si voltò tra le braccia di questo, gli allacciò le braccia al collo e gli sorrise.
-"Sei mancato tanto anche a me." Sussurrò Federico, si avvicinò per baciarlo ma il moro indietreggiò. "Che succede?" Gli chiese e aggrottò la fronte.
-"Beh, non siamo soli." Rispose il moro e si voltò verso il ragazzo, rimasto accanto alla porta a guardare il nulla per evitare di disturbare la coppia. "Avvicinati, non ti mangiamo." Disse a Marco e ridacchiò.
-"E lui chi è?" Domandò il più piccolo.
-"Non volevo disturbarvi." Spiegò Marco, si sistemò lo zaino sulle spalle e si avvicinò ai due ragazzi.
-"Piccolo, lui è Marco." Disse Benjamin. "Marco, lui è Federico, il mio fidanzato."
Marco, sorridente, gli porse la mano.
-"Piacere di conoscerti!" Esclamò allegro.
Il biondo, un po' confuso e un po' infastidito, strinse debolmente la mano del ragazzo.
-"Federico." Si limitò a dire, per poi ritirare la mano e si voltò verso il fidanzato. "Non sapevo conoscessi qualcuno di nome Marco."
-"Ci siamo appena conosciuti." Spiegò il più grande. "Si è trasferito da poco da Milano."
-"Che casualità." Replicò Federico e incrociò le braccia al petto.
-"Più che casualità parlerei di goffaggine." Ridacchiò Marco e con una mano si allontanò i ricci dal volto. "Gli sono quasi caduto addosso."
-"E dopo sei caduto davvero." Rise Benjamin. "Per ben due volte."
-"Che imbarazzo." Sospirò, divertito, il riccio.
-"Wow, davvero divertente." Commentò, sarcastico, il diciannovenne.
-"Viviamo anche nella stessa zona." Disse il moro. "Bello, non ti pare?"
-"Certo, meraviglioso."
Benjamin aggrottò la fronte per la reazione del compagno, ma non disse nulla mentre Marco, ignaro di tutto, prendeva il suo cellulare.
-"Io devo andare." Disse il ragazzo.
-"È successo qualcosa?" Gli domandò il moro.
-"No, tranquillo." Scosse la testa Marco. "Un trasferimento causa dei problemi e, purtroppo, io ne ho ancora ma niente di grave."
-"Ci vediamo domani?" Replicò il più grande.
-"Certo." Sorrise il riccio. "Ciao ragazzi, a domani." Aggiunse, per poi andare via.
Non appena Marco andò via il più piccolo sbuffò sonoramente e, allontanandosi dal fidanzato, andò a sedersi su una panchina malandata.
-"Sei stato davvero maleducato." Disse il ventiduenne e lo seguì verso la panchina. "E anche antipatico."
-"E che cosa avrei fatto per esserlo?" Replicò Federico e poggiò sulla panchina il suo zaino.
-"Hai trattato Marco come se ti avesse fatto qualcosa di male." Rispose il moro. "Non l'hai neppure salutato quando è andato via." Aggiunse. "Sembravi quasi disgustato da lui."
-"Tu, invece, mi sembri tutt'altro che disgustato da lui." Controbatté il più piccolo e incrociò le braccia al petto.
-"Che cosa intendi dire?"
-"Quello che ho detto." Rispose il diciannove. "Che mi sembrava ti piacesse."
Benjamin aggrottò la fronte ma, poco dopo, dovette trattenersi per non scoppiare a ridere.
-"Sei geloso?" Gli chiese, divertito, e inclinò la testa da un lato.
Il biondo boccheggiò più volte, sorpreso da quella domanda, per poi sbuffare.
-"E perché mai dovrei essere geloso?"
-"Questo dovresti dirmelo tu." Disse il più grande e si sedette accanto a lui. "Perché sei geloso di Marco?"
-"Ma figurati sono geloso di quello lì!" Esclamò Federico, fingendosi infastidito. "Mi sembra soltanto uno stupido."
-"Non offenderlo." Rispose il moro. "Neppure lo conosci."
-"Nemmeno tu lo conosci." Replicò il più piccolo.
-"Almeno io non lo giudico, aspetto di conoscerlo."
-"Ah, quindi vuoi continuare a vederlo?" Gli domandò, stizzito, il diciannovenne e inarcò un sopracciglio.
-"Certo." Annuì Benjamin. "Mi sembra una brava persona, anche simpatico e non vedo motivi per non continuare a vederlo." Aggiunse e scrollò le spalle. "O, invece, tu hai motivazioni per non vederlo?"
Il biondo sbuffò e si alzò dalla panchina.
-"Divertiti con lui." Disse il biondo. "Magari urtare le persone ti porta fortuna." Aggiunse e prese il suo zaino.
-"Federico." Sospirò il più grande e scosse la testa. "Puoi smetterla di essere così immaturo e parlare con me?"
-"Parla con Marco, io non ne ho voglia." Rispose Federico ed andò via.

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora