-"Non so che cosa sia successo tra di voi, e forse nemmeno voglio saperlo, ma ho capito che per te è una persona importante."
-"C- come fai a- ad esserne certo?"
L'amico sorrise e lo strinse un po' più forte.
-"Ti conosco, Federico." Rispose. "Non staresti mai male per una persona di cui non ti importa." Aggiunse. "E per lui stai davvero tanto male."
Federico tirò su con il naso e si asciugò gli occhi con il dorso della mano.
-"E s- se lui non volesse avere più n- nulla a che fare con me?" Chiese, singhiozzando, il più piccolo.
-"Almeno ci avrai provato." Rispose Luca. "Se davvero tieni così tanto a lui, non lasciarlo andare."
-"E se fosse la c- cosa più giusta per tutti?" Replicò Federico, mentre le parole di suo padre gli rimbombavano nella mente.
Lui non ti ama, vuole soltanto farti sentire in colpa.
-"E a te che cosa interessa di tutti?" Controbatté l'amico dagli occhi verdi. "Devi pensare soltanto a te stesso e a che cosa fa star bene te." Aggiunse. "La vita è tua, tutti potrebbero anche andar via e ti ritroverai da solo con le tue scelte. Vuoi davvero lasciare agli altri il compito di decidere per te?" Continuò. "Perché a me non piacerebbe ritrovarmi tra una cinquantina d'anni a rendermi conto di non essere stato padrone della mia vita. A te piacerebbe?"
Il diciannovenne scosse la testa.
-"No, non mi piacerebbe." Rispose con un filo di voce.
Luca sorrise soddisfatto della risposta dell'amico.
-"Allora fregatene di che cosa sia giusto per tutti e pensa solo a ciò che è giusto per te." Disse l'amico. "È la tua vita ed è anche la tua relazione, nessuno ha voce in capitolo." Aggiunse. "Tocca a te decidere che cosa fare."Parlare con Luca aveva messo a tacere la voce e le parole di suo padre che continuavano a ripetersi nella mente del ragazzo, scacciando via l'idea che Andrea potesse avere ragione riguardo Benjamin.
Federico si era, finalmente, reso conto che il moro non aveva mai voluto altro per lui se non il meglio, aveva fatto di tutto per renderlo felice e voleva soltanto che suo padre non gli impedisse di essere se stesso. Benjamin aveva soltanto tentato di strappargli via quella maschera che Andrea gli aveva cucito addosso, avrebbe potuto farlo con modi più gentile ma il moro non aveva mai voluto farlo e Federico se ne rendeva conto soltanto in quel momento.
Quel giorno nel biondo nacque una nuova consapevolezza: non voleva perdere Benjamin. Aveva commesso molti errori, lo sapeva benissimo, aveva ferito Benjamin e non sarebbe stato facile riconquistare la sua fiducia ma era intenzionato a fare anche l'impossibile per provarci.
Benjamin era la prima persona pura che fosse entrata nella sua vita, non era interessato ai soldi o ad altro, era interessato soltanto a lui e alla sua felicità, è Federico era disposto a tutto pur di non perderlo.Subito dopo aver parlato con Luca il biondo decise di non recarsi subito a casa del più grande, non era certo fosse tornato a casa ma era certo che non avrebbe voluto parlare con lui, era arrabbiato e poteva capirlo quindi preferiva concedergli un po' di tempo per calmarsi e poi andare da lui.
Quando fece ritorno a casa, ad ora di pranzo, fu accolto soltanto da sua madre che gli comunicò che suo padre non avrebbe pranzato con loro.
-"Ti vedo più sereno." Disse Vanessa. "O è solo una mia impressione?"
-"No, è così." Annuì il ragazzo.
-"È successo qualcosa di cui vuoi parlarmi?"
-"Ho deciso di parlare con Benjamin."La pioggia aveva ripreso a bagnare le strade della capitale, scendeva fitta sulle case colorate e sugli alberi spogli, il cielo era buio e le strade illuminate soltanto da troppi pochi lampioni.
Federico, incurante del maltempo e del buio, stava correndo come un forsennato tra quelle strade che conosceva come il palmo della sua mano, il respiro era affannato, il petto si alzava e abbassava irregolarmente, e lo stomaco gli brontolava - essendo ora di cena - ma al ragazzo poco importava, il suo unico obiettivo era arrivare a casa del più grande il prima possibile.
Il biondo si ritrovò davanti casa del maggiore prima di quanto si aspettasse, sospirò sollevato e bussò più volte per attirare l'attenzione degli abitanti della casa.
-"Poss-"
-"Devo parlare con Benjamin. Adesso." Disse Federico, interrompendo il solito uomo che, munito di ombrello viola scuro, aveva raggiunto il cancello.
L'uomo alzò gli occhi al cielo.
-"Vado a di-"
-"No, non ha capito niente. Io devo entrare adesso." Replicò il biondo. "Non serve che mi annunci, sa già benissimo chi sono."L'uomo, alla fine, acconsentì all'ingresso non annunciato del più piccolo - forse per la poca voglia che aveva di starsene sotto la pioggia o forse perché conosceva bene il minore - e questo corse all'interno della casa che conosceva bene come se fosse la sua.
Il ragazzo attraversò il corridoio poco illuminato a passi veloci e il respiro irregolare, mentre creava delle piccole pozzanghere ad ogni suo passo, quando giunse nel salotto - illuminato soltanto da un paio di lampade e qualche candela - sentì il respiro mancargli. Benjamin era lì, più bello che mai, intento a sfogliare un libro, l'espressione corrucciata era illuminata dalla luce di una lampada che gli donava un qualcosa che Federico avrebbe definito angelico.
-"Dobbiamo parlare." Disse Federico, lasciando da parte i convenevoli, ed entrò nella stanza.
Il moro emise un piccolo grido spaventato, e lasciò cadere il libro che reggeva, nel sentire la voce del minore ma subito dopo la paura venne sostituita dalla rabbia.
-"Esci subito da casa mia." Ringhiò il ragazzo, ignorando quella parte di lui che si stava preoccupando nel vedere l'altro bagnato fradicio.
-"Benjamin, ascoltami per favore." Lo supplicò Federico e si avvicinò a lui.
Il moro, per tutta risposta, indietreggiò e dedicò al minore uno sguardo ben poco amorevole, nonostante il suo cuore stesse battendo all'impazzata e provasse una felicità insensata nel rivederlo.
-"Non sei il benvenuto qui." Replicò il moro con tono duro e serrò i pugni. "Vattene e non tornare."
Il più piccolo sospirò e si passò una mano tra i capelli bagnati. Era certo che Benjamin non lo avrebbe accolto bene, non avrebbe potuto chiederglielo, ma non era facile per lui reggere così tanto astio nei suoi confronti da parte del maggiore.
-"Lo so benissimo. So bene che sei arrabbiato con me, ma ti prego ascoltami." Riprovò a convincerlo il più piccolo. "Per favore."
-"Ma chi ti credi di essere?!" Gridò Benjamin, sapendo che nessuno sarebbe corso da lui per scoprire che cosa stesse succedendo dato che suo padre non c'era. "Mi ignori per settimane, fingi che io non esista e poi vieni qui per chiedermi di parlarti?!" Aggiunse. "Credi che io sia a tua disposizione?! Credi che io sia il tuo fottuto cagnolino con cui puoi giocare quando ti pare?!"
-"Non l'ho mai pensa-"
-"Vai via subito!" Gridò il maggiore e indicò il corridoio.
-"Oh, vaffanculo." Sbuffò il biondo e, cogliendo di sorpresa il moro, lo raggiunse per poi baciarlo.
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Lettere dal passato. || Fenji.
Fanfiction«2050, sono passati trent'anni da quando Federico ha spedito una lettera che ha cambiato per sempre la sua vita. Trent'anni da quando due opposti hanno trovato il modo di essere simili. Che cosa sarà successo in così tanti anni? Quella lettera sarà...