91. Di che cosa state parlando?

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-"Siete così diversi."
Vanessa abbozzò un sorriso.
-"In passato era diverso." Rispose la donna. "Le cose sono cambiate molto negli ultimi anni." Aggiunse e sospirò. "Ma non voglio annoiarvi con la storia del mio matrimonio, non siamo qui per questo."
-"Qualunque cosa sia successa in passato, ciò che conta è il futuro." Disse Alessio. "Andrea non riuscirà a far del male a questa famiglia." Aggiunse. "Qualsiasi cosa lui farà, non avrà alcun effetto su di noi. Lui non conta nulla."
Il discorso "Andrea" venne accantonato ben presto, i presenti al pranzo preferirono smettere di parlare di lui e dedicarsi ad argomenti più futili che permettessero loro di vivere il pranzo in tranquillità, senza spiacevoli ricordi di quanto successo in quella stessa casa poco tempo prima.
Francesca sembrava avere una buona intesa con Vanessa, dopo soli pochi minuti di chiacchiere le due sembravano già essere amiche da sempre, e anche Alessio aveva scoperto in Davide una brava persona nonostante tutto. Benjamin e Federico erano felici che i loro parenti, con la dovuta eccezione, andassero d'accordo, i due riuscivano finalmente ad intravedere quella famiglia che entrambi desideravano.
-"Sembra che si stiano divertendo." Sussurrò il moro all'orecchio del più piccolo, seduto sulle sue ginocchia sul divano mentre gli altri parlavano allegramente davanti al camino.
-"Sì, molto." Annuì Federico e strusciò la guancia contro la spalla del ragazzo. "Sembra si conoscano da sempre." Aggiunse.
Il maggiore si leccò le labbra e intrufolò una mano sotto il maglione del biondo.
-"E se ci divertissimo anche noi?"
-"Ben!" Esclamò il più piccolo, senza alzare troppo la voce. "Non possiamo allontanarci."
-"Neppure ci stanno prestando attenzione, non se ne accorgeranno." Replicò Benjamin. "E se anche lo facessero, beh, non sarà un problema."
-"Per te forse non lo sarà, ma per me lo è." Controbatté il biondo. "Sarebbe una figuraccia!"
Il più grande mise su un finto broncio e accarezzò il petto del ragazzo.
-"Ne sei proprio sicuro?" Replicò il più grande. "Se mi rifiutassi potrei anche offendermi, lo sai?"
Federico sospirò teatralmente e allacciò le braccia al collo del fidanzato.
-"Non potrei mai offendere il padrone di casa." Rispose e ridacchiò. "Vorrà dire che mi sacrificherò." Aggiunse e gli diede un bacio a stampo. "Andiamo."

Federico e Vanessa fecero ritorno a casa nel tardo pomeriggio, il cielo era ormai buio e l'aria diventata più fredda, accompagnati dal moro che non aveva voluto saperne di lasciarli andare da soli. I due erano decisamente sereni, più rilassati e felici che la giornata fosse andata per il meglio.
-"Tu e Benjamin siete spariti per un po' dopo pranzo." Disse Vanessa non appena entrarono in auto. "Un bel po'."
Il biondo sorrise imbarazzato.
-"Stavate parlando così tranquillamente e non volevamo disturbarvi con le nostre chiacchiere." Mentì il giovane e si tolse il cappotto nero.
Vanessa rise e scosse la testa.
-"Le bugie non sono mai state il tuo forte, Federico." Replicò la donna. "Ma fingerò di crederti." Aggiunse e si diresse verso il salotto.
-"Noto con piacere, o forse no, che vi siete divertiti senza di me oggi."
La voce, più dura del solito, di Andrea interruppe il momento di ilarità dei due e Federico e Vanessa divennero improvvisamente seri.
-"Andrea." Disse Vanessa e si sbottonò la giacca scura che indossava. "Pensavo saresti ritornato tra tre giorni." Aggiunse.
L'uomo si sforzò di sorridere ma ne uscì fuori una smorfia poco carina.
-"Vi ho fatto una sorpresa ma, a giudicare dalle vostre espressioni, è poco gradita." Rispose l'uomo. "Allora, vi siete divertiti senza di me?"
-"Sì, molto." Annuì il più piccolo e avanzò nella stanza. "Fino a pochi minuti stavamo benissimo." Aggiunse.
-"Federico, per favore, smettila." Sussurrò Vanessa, che già temeva il peggio da quella situazione.
Andrea le fece un gesto con la mano e scosse la testa.
-"No, lascialo pure parlare, non è un problema." Replicò Andrea. "Anch'io stavo molto meglio fino a poco fa, è stata quasi una delusione sapere che sarei dovuto tornare prima."
-"Allora perché non te ne vai e ci lasci vivere in pace?!" Controbatté il minore e serrò i pugni. "Separati staremmo tutti meglio, no?!"
L'uomo ghignò e scosse nuovamente la testa.
-"Chi deve andarsene non sono io, mio piccolo Federico." Disse l'uomo. "Ti ricordo che questa è casa mia." Aggiunse. "È la mia villa, pagata con i miei soldi e ci lavorano i miei dipendenti. Voi siete la mia famiglia. Di vostro, qui, non c'è nulla fino a quando io non lo vorrò." Continuò. "Io non ho alcuna intenzione di lasciare tutto a due traditori."
-"Due traditori?" Ripeté Vanessa e inarcò un sopracciglio. "Non ti sembra un po' di esagerare?" Chiese stizzita.
-"Nemmeno un po'." Rispose, senza indugiare, il padre del minore. "Se le cose non vi stanno bene così come stanno, la porta sapete dov'è." Aggiunse. "Non sarò io a costringervi a restare qui."
-"Non hai appena detto che siamo la tua famiglia?" Replicò Federico. "Ci lasci andare così in fretta?"
-"Non è nel mio stile costringere le persone a stare con me." Disse Andrea e scrollò le spalle. "Siete la mia famiglia, ma se voi non volete che io sia la vostra lo capirò, me ne farò una ragione." Concluse e si avvicinò alla poltrona.
Federico scosse la testa e si passò una mano sul volto.
-"Stupido io che continuo a sperare che tu possa cambiare." Disse. "Che stupido che sono."
-"Vedo che su questo siamo d'accordo." Sorrise Andrea e si versò del whisky. "Perché dovrei essere io a cambiare?" Chiese. "Perché non puoi essere tu? O tua madre?"
-"Perché noi non abbiamo fatto nulla di male." Rispose il biondo. "Noi teniamo alla nostra famiglia, a differenza tua."
L'uomo inclinò la testa da un lato e schioccò la lingua sul palato.
-"Ne sei proprio sicuro?" Chiese lui. "Vanessa, ancora ti ostini a tenerglielo nascosto?" Aggiunse e alzò lo sguardo verso la moglie, che era trasalita. "Mi deludi."
-"Andrea, per favore, non è il momento di riparlare della questione." Rispose Vanessa, cercando di restare calma. "Dobbiamo darci tutti una calmata e mettere fine a questa conversazione."
-"A me invece va di continuarla." Replicò Andrea. "È giunto il momento che Federico esca dalla campana di vetro in cui l'hai rinchiuso."
-"Ma di che cosa state parlando?" Domandò il più piccolo e aggrottò la fronte. "Che cosa dovrei sapere?"
-"Andrea, no, non dirglielo."
-"Ormai sono passati tanti anni, è cresciuto." Disse l'uomo. "Può assumersi le sue colpe e pagarne le conseguenze."
-"Lui non ha colpe!" Esclamò Vanessa. "Era solo un bambino e lo sai bene!"
-"Ma come? Sei stata tu a dirmi, pochi giorni fa, che lui aveva bisogno di te." Disse Andrea. "Che è stato lui a spingerti ad uscire e poi sappiamo tutti cos'è successo."
-"Era un bambino e stava male!"
Lo sguardo di Federico si spostava velocemente tra suo padre e sua madre, cercando di capire di che cosa stessero parlando.
-"Ma si può sapere di che cosa state parlando?!"
Andrea ghignò e bevve un generoso sorso di whisky, per poi rispondere.
-"Perché non lo chiedi a tuo fratello?"

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora