39. Questa storia riguarda anche me.

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-"È per questo motivo che prima mi hai chiesto di lei?" Domandò il ventiduenne. "È perché te l'ha chiesto lei?"
Federico annuì.
-"Credo davvero che dovresti darle un'altra possibilità." Replicò Federico. "Lei me l'ha chiesto, è vero, ma se ho deciso di parlarti è perché credo tu abbia bisogno di lei nella tua vita."
-"Stanne fuori, Federico." Disse il moro. "Te l'ho già detto una volta, adesso te lo ripeterò, non voglio mai più parlare di quest'argomento." Aggiunse. "Ho chiuso con lei, non voglio farlo anche con te a causa sua."
Dopo aver pronunciato quelle parole, con una durezza che aveva sorpreso anche il maggiore, il moro calpestò la sigaretta che gli era caduta poco prima e camminò a passo svelto verso la porta d'ingresso della casa.
-"Benjamin!" Esclamò il più piccolo e, rischiando di inciampare nei lacci sciolti delle sue scarpe, lo seguì verso la porta. "Benjamin, fermati, ti prego." Aggiunse e gli prese il polso per fermarlo. "Dove vuoi andare? Che cosa vuoi fare?" Gli chiese preoccupato.
-"Vado a risolvere questa situazione." Rispose Benjamin, si liberò dalla stretta del fidanzato e recuperò la sua giacca di pelle dall'attaccapanni situato all'ingresso. "È giunto il momento di chiarire e mettere la parola fine a tutto."
-"Vuoi andare da tua madre?"
-"Da chi, se non lei, altrimenti?"
-"Vuoi litigare con lei?" Gli domandò il più piccolo.
-"Voglio soltanto dirle di smettere di intromettersi nella mia vita e lasciarmi in pace." Disse Benjamin e indossò la giacca, coprendo così la maglia del suo pigiama. "E voglio dirle anche di lasciare in pace te."
-"Non mi ha disturbato."
-"Ma ha disturbato me." Replicò il ventiduenne. "Non doveva neppure pensare di avvicinarsi a te e ancor meno chiederti di parlare con me."
-"Ma l'ha fatto con le migliori intenzioni!" Controbatté il biondo. "Ti prego, non andare da lei, non rovinare ancora di più il vostro rapporto." Lo supplicò e gli strinse la mano.
-"Io e lei non abbiamo alcun rapporto, non posso rovinare nulla." Replicò il più grande e si chinò per prendere un paio di scarpe da ginnastica che aveva lasciato lì la sera precedente.
-"Benjamin, per favore..." Sussurrò Federico. "Fallo per me."
Il moro, a quel punto, sospirò e lasciò da parte le scarpe per potersi voltare verso il fidanzato e prendergli il volto tra le mani.
-"Lo sto facendo anche per te." Rispose il moro e gli accarezzò le guance. "Lei non ti lascerà in pace, non si accontenterà, e a causa sua potremmo litigare e io non voglio. Vado da lei anche per noi due, piccolo." Aggiunse. "Nemmeno a me fa piacere dover continuamente discutere, o meglio litigare, con mia madre ma non ho altra scelta. Io non voglio una persona come lei nella mia vita ed è ora che lo capisca." Continuò. "Non ti preoccupare, cercherò di essere più gentile possibile con lei ma non ho alcuna intenzione di restare a guardare mentre lei si intromette tra di noi." Concluse.
Il più piccolo scosse la testa e sospirò.
-"Non posso dire o fare nulla per farti cambiare idea, giusto?"
-"Giusto."
-"Almeno posso venire con te?" Gli chiese il più piccolo. "Se non posso fermarti, almeno, voglio assicurarmi che tu non faccia danni."
Benjamin annuì e gli diede un bacio a stampo.
-"Va bene."

Il più piccolo non aveva aperto bocca da quando era salito nell'auto del maggiore, mentre qualche gocciolina di pioggia bagnava l'asfalto ancora umido per le torrenziali piogge dei giorni precedenti. Lo sguardo del ragazzo era fisso oltre il finestrino, mentre tentava di ignorare quel groppo al gola che gli rendeva difficile anche respirare e il senso di colpa che lo rendeva irrequieto.
"Sei uno stupido Federico, possibile che tu non sappia mai tenere la bocca chiusa?" Il più piccolo continuava a rimproverarsi mentalmente, ripetendosi che avrebbero soltanto dovuto far finta di nulla e attendere un buon momento per parlare con il suo fidanzato di sua madre. Federico, invece, non era riuscito a mentire a Benjamin e aveva finito per dirgli tutto, peggiorando ancora di più la situazione, già abbastanza complicata, del moro con sua madre.
"Adesso Francesca mi odierà." Pensò, più di una volta durante quel viaggio che gli sembrava fosse infinito, il minore. Il diciannovenne non voleva litigare con Benjamin ma, allo stesso tempo, non voleva neppur dover affrontare Francesca per non averla aiutata. Qualsiasi cosa facesse, in quella situazione, a Federico sembrava sempre di star sbagliando.
-"Siamo arrivati." Disse Benjamin e parcheggiò accanto ad un cancello blu. "Scendi." Aggiunse e spense il motore.
Il diciannovenne sospirò.
-"Sei proprio sicuro di volerlo fare?" Gli domandò. "Possiamo ancora tornare indietro e fingere che non sia successo nulla."
-"Non ho alcuna intenzione di fingere che tutto vada bene, Federico." Replicò il moro. "Non doveva avvicinarsi a te, ancor meno per chiederti di parlare con me." Aggiunse. "Se volesse davvero avere un rapporto con me, sarebbe venuta di persona, sarebbe stata una buona occasione per parlarmi ma, ancora una volta, ha preferito scappare." Continuò. "Io, però, non sono come lei. Io non scappo e, adesso, andrò da lei a dirle quello che penso. Tu se vuoi puoi restare qui, non ti obbligherò a seguirmi."
Il più piccolo alzò gli occhi al cielo e annuì.
-"Verrò con te." Rispose il più piccolo. "Questa storia riguarda anche me."

-"Benjamin!" La voce, particolarmente allegra ed acuta, di Francesca si diffuse nel piccolo giardino non appena questa vide il moro, seguito dal suo fidanzato, camminare verso la porta d'ingresso dove li stava aspettando. "Non immagini neppure quanto io sia felice di vederti qui!" Esclamò e si avvicinò al figlio. "Non vedo l'ora di presentarti il m-"
Francesca stava per abbracciare il figlio quando questo si spostò e la interruppe.
-"Non sono qui per conoscere nessuno." Rispose, con tono decisamente duro, il moro. "E non è neppure una visita di cortesia."
La donna aggrottò la fronte e lanciò una rapida occhiata al più piccolo che, per tutta risposta, abbassò la testa.
-"È successo qualcosa?" Domandò la donna al figlio.
-"Questo dovresti dirmelo tu." Disse Benjamin. "Perché hai cercato Federico?" Francesca trasalì a quelle parole e il suo sorriso svanì del tutto. "Vuoi rovinare anche la mia relazione? Non ti è bastato rovinarmi la vita?"
Quelle parole colpirono la donna come se fossero degli schiaffi, costringendola ad indietreggiare e ad appoggiarsi al muro per evitare di cadere.
-"Benjamin n- no, ti s- sbagli..." Balbettò la donna, diventata improvvisamente pallida. "Io s- speravo che lui p- potesse aiutarmi..." Sussurrò. "Mi manchi, Benjamin. Mi manchi tantissimo."
-"Ti ricordo, per l'ennesima volta, che sei stata tu ad andare via." Rispose il moro, per niente toccato dalla reazione della madre. "E te ne sarei grato se continuassi così." Aggiunse. "Sei andata via una volta, quando ero un bambino che aveva bisogno di te, fallo di nuovo. Questa volta, però, io non sono un bambino e non ho bisogno di te, quindi non mi dispiacerà."
-"Benjamin, stai esagerando." Lo rimproverò il più piccolo, che era rimasto qualche passo indietro.
-"No, Federico, non sto esagerando." Scosse la testa il ventiduenne. "Questa donna merita tutto il mio odio."
-"Io sono pur sempre tua madre." Replicò Francesca.
-"Ah, quindi adesso lo ricordi? Diciotto anni fa sembrava te ne fossi dimenticata." Commentò, sarcastico, Benjamin e incrociò le braccia al petto.
-"Io ho sempre pensato a te."
-"Certo, immagino quante volte pensassi a me mentre giravo per il mondo con i soldi di papà e un nuovo fidanzato." 
-"Io ti voglio bene." Disse la donna, visibilmente ferita dal comportamento tanto duro del suo unico figlio.
-"Stai fuori dalla mia vita." Rispose il più grande. "Stai lontano da me, da papà e anche da Federico. Noi tutti stiamo meglio senza di te." Aggiunse. "Addio, mamma." Concluse, per poi voltarsi e andare via.
Il minore sospirò e si avvicinò a Francesca, che intanto si era accasciata davanti alla porta di casa con gli occhi colmi di lacrime.
-"Mi dispiace, non volevo andasse così."

Lettere dal passato. || Fenji.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora